Cancellieri il miglior ministro della Giustizia degli ultimi vent’anni, dice Luigi Manconi

Sulla richiesta di dimissioni per il ministro della Giustizia Cancellieri, avanzata ormai anche da parte del Partito Democratico, il Corriere della Sera ha intervistato Luigi Manconi, senatore del PD, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani, e probabilmente il parlamentare più attento ai diritti dei detenuti e allo stato delle carceri, di cui si occupa da molti anni.

Non crede che le telefonate del ministro in merito a Giulia Ligresti comportino comunque un problema di opportunità? 
«Sì, ma il ministro Cancellieri, nel suo intervento al Senato, si è rammaricata per aver consentito che il sentimento prevalesse sul distacco dovuto. Con queste sue scuse, che erano necessarie e che hanno rappresentato una forma di ammissione pubblica di responsabilità e di sanzione morale, per me il caso è risolto».

Sembra che, oltre a quelli dichiarati alla Procura di Torino, ci siano stati altri contatti tra il ministro e la famiglia Ligresti. 
«Allo stato attuale, nelle sue dichiarazioni non trovo falsità: nulla comunque che possa screditare l’immagine di quella che ritengo sia forse il miglior ministro della Giustizia degli ultimi 20 anni. E mi sfugge come un partito di centrosinistra e una corrente che si dichiara di sinistra, cioè quella civatiana, possano definire la propria identità sulla base di un’accusa rivolta a questo ministro».

Non è solo Civati: Renzi invoca le dimissioni, Fassina afferma che il rapporto di fiducia con il ministro è «incrinato». Insomma, praticamente tutto il Pd… 
«Considero la posizione di Renzi sbagliata, ma da uomo di sinistra sono sorpreso soprattutto da chi si proclama fieramente di sinistra e usa argomenti regressivi. E poi credo che la posizione di Fassina sia diversa, a maggior ragione adesso che i pm di Torino hanno fatto sapere che la Guardasigilli non è indagata. In ogni modo, pur appoggiando la candidatura di Cuperlo, posso pensare cose diverse anche da quell’area del partito».

Però c’è un fascicolo aperto, sono richiesti «approfondimenti» e le carte sono state inviate a Roma. 
«La trasmissione degli atti a Roma è un atto dovuto: allo stato, una formalità per competenza territoriale».

Non le crea alcun imbarazzo il fatto che sono i berlusconiani a difendere con più forza il ministro della Giustizia? 
«Da un quarto di secolo ho imparato che il motto “il nemico del mio nemico è mio amico”, o viceversa come in questo caso, è una delle cause più rovinose delle sconfitte della sinistra».