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  • Martedì 19 novembre 2013

I cantanti israeliani indagati e innominabili

Sono due, sono molto famosi e sospettati di pedofilia, ma una legge molto severa sulla privacy impedisce ai media di fare i loro nomi

Da una settimana la stampa israeliana si occupa molto del caso di due famosissimi cantanti israeliani indagati dalla polizia per aver avuto rapporti sessuali con ragazze al di sotto dei 16 anni, l’età minima consentita dalla legge israeliana. Secondo il Jerusalem Post, uno dei due in particolare ha avuto diverse relazioni con ragazze fra i 14 e i 16 anni, con le quali era anche solito fumare marijuana. I cantanti coinvolti sono tra i più noti del paese, tutti sanno di chi si tratta, sui social network se ne parla, ma i giornalisti non possono scrivere o dire i loro nomi in relazione all’inchiesta.

La polizia sta indagando riguardo un possibile coinvolgimento del padre del secondo cantante e di altre persone del suo staff, che lo avrebbero aiutato a procurarsi la droga e a prenotare le camere d’albergo dove incontrava le ragazze. I media israeliani non possono scrivere o diffondere il nome dei due cantanti per via di una legge sulla privacy molto severa, sebbene il Times of Israel abbia scritto che «la maggioranza degli israeliani ha messo insieme i pezzi del puzzle» e ha capito di chi si sta parlando. Shmuel Rosner, analista politico israeliano, ha scritto sul New York Times che «conosciamo tutti il nome del cantante. Eppure non possiamo dirlo né scriverlo».

La legge israeliana sul tema è molto rigida: nel 2012, per esempio, è stata approvata una norma per effetto della quale – durante le 48 ore successive all’arresto – la stampa non può diffondere il nome della persona coinvolta, se non è formalmente accusata. La polizia, inoltre, può vietare ai media di diffondere il nome delle persone coinvolte nelle indagini fino alla loro chiusura: è il caso dei due cantanti, che non sono ancora stati interrogati né arrestati. Il nome del cantante in questione non è stato citato da giornali, blog e siti di news, ma si rintraccia con una certa facilità online.

Nei giorni scorsi un blogger ha accusato direttamente il cantante in questione, che ha negato le accuse scrivendo su Facebook di essere «bene a conoscenza del fatto che qualcuno sta cercando di uccidere la mia carriera». Il blogger è stato arrestato e rilasciato dopo essere stato interrogato, il suo sito è stato chiuso e il cantante ha cancellato il suo post. Non è chiaro quanto durerà il divieto di menzionare gli indagati, né quale sia l’identità del secondo cantante. Domenica 17 novembre una conduttrice televisiva di Arutz shtaim (“canale due”, in ebraico), nel corso di un talk show ha nominato per sbaglio il cantante, discutendo dell’inchiesta, per poi accorgersene subito dopo: in questo video, al minuto 0:20, la si vede coprirsi parzialmente il volto con le mani in segno di stizza.

L’agente del cantante, in questi giorni, ha comunque continuato a negare ogni accusa. Intervistato da Arutz shtaim ha detto che «si sta compiendo una grande ingiustizia nei confronti di molte persone» e che le accuse «sono solo dei pettegolezzi diffusi da persone invidiose».