Ritorna Forza Italia

Berlusconi ha annunciato il cambio di nome e che i fuoriusciti guidati da Alfano resteranno alleati

Sabato 16 novembre Silvio Berlusconi ha annunciato, in un lungo discorso al Consiglio Nazionale del PdL, il ritorno a Forza Italia. Al consiglio non hanno partecipato Angelino Alfano, gli altri ministri dell’ormai ex PdL e i deputati e senatori contrari a togliere la fiducia al governo Letta (quel gruppo che è stato ribattezzato dai giornali “colombe” o “governisti”). Ieri sera, Alfano aveva annunciato che non avrebbe partecipato al Consiglio Nazionale e che presto avrebbe formato insieme a 37 senatori e 25 deputati un nuovo gruppo che per il momento si chiamerà “Nuovo Centrodestra”.

Berlusconi ha fatto alcune ironie su questo nuovo gruppo, ma ha anche chiesto ai delegati presenti al consiglio di non rilasciare dichiarazioni sul nuovo gruppo per evitare di “scavare un solco troppo profondo” tra loro. Il Nuovo Centrodestra, ha detto Berlusconi, farà parte in futuro della coalizione dei moderati insieme alla nuova Forza Italia. Dopo il discorso di Berlusconi il Consiglio, uno degli organi più importanti del partito, è continuato per portare a compimento le procedure burocratiche che porteranno alla nascita di Forza Italia.

12.50 – «Perché una nuova Forza Italia? Perché siamo degli inguaribili ottimisti», ha detto Berlusconi dopo essersi scusato per la lunga digressione. È poi passato a elencare alcuni elementi dell’organizzazione della nuova Forza Italia. Poco istanti dopo ha avuto un leggero mancamento ed il suo medico è salito sul palco a sorreggerlo. Berlusconi è comunque riuscito a concludere il discorso e allontanarsi dal palco.

12.40 – Berlusconi ha fatto una lunga digressione per parlare della storia di Magistratura Democratica, una delle correnti dell’Associazione Nazionale Magistrati, del comunismo e dell’Unione Sovietica. Poco dopo ha ricostruito le fasi del suo ultimo processo e del procedimento parlamentare che dovrebbe portare alla sua decadenza da senatore nelle prossime settimane (qui gli ultimi aggiornamenti sulla questione).

12.05 – Secondo Berlusconi l’unico modo per uscire dall’attuale situazione di recessione è che la BCE divenga un “prestatore di ultima istanza” in modo da opporre «un muro di banconote alle ondate della crisi».

12.00 – «L’Italia è l’economia più solida d’Europa dopo la Germania», ha detto Berlusconi durante una lunga parentesi in cui ha espresso il suo pensiero sulla situazione economica europea e mondiale (l’austerità è colpa della Germania che ha guadagnato dalla crisi, mentre Cina e India fanno concorrenza sleale).

11.40 – Berlusconi sembra commuoversi e riceve una standing ovation quando ricorda che ieri ha appreso della notizia della scissione del vice-premier e ministro degli Interni Alfano e della costituzione del gruppo “Nuovo Centrodestra”. Berlusconi ha raccomandato ai delegati di «non fare dichiarazioni su questo nuovo gruppo che farà parte della futura coalizione dei moderati».

11.35 – «Non siamo più in grado di far cadere il governo a causa di alcuni senatori del Movimento 5 Stelle che si sono trovati per caso al Senato e che non sono disposti a perdere lo stipendio», dice Berlusconi.

11.30 – «Con i ministri eravamo arrivati ad un accordo, ma loro hanno chiesto che ieri sera si riunisse l’ufficio di presidenza», secondo Berlusconi una richiesta impossibile per le regole dello statuto del PdL. L’accordo dice Berlusconi, era stato raggiunto su alcuni punti, ma i ministri del PdL si sarebbero rifiutati di sottoscrivere un ultimo accordo sulla decadenza: nel caso di un voto favorevole alla decadenza, la decisione di continuare appoggiare il governo sarebbe stata demandata a un Consiglio Nazionale.

11.25 – Secondo Berlusconi, parte della decisione di tornare a Forza Italia è dovuta al fatto che in pochi chiamavano il PdL con il nome esteso, “Popolo delle Libertà”, ma usavano invece l’acronimo PdL, che ha definito poco interessante. E ha aggiunto: «Da Roma in giù alcuni lo chiamavano addirittura “la” PdL».

11.20 – Berlusconi ha iniziato a parlare rivolgendosi ai delegati e domandando: «Siete consapevoli che la libertà di questo paese dipende solo da voi?». Nel suo discorso ha iniziato ricordando la storia del PdL. Il ritorno al nome di Forza Italia, ha detto Berlusconi, è dovuto al fatto che «siamo rimasti quelli del ’94. Abbiamo bisogno di nuove forze».

Aggiornamento ore 11.15 – Silvio Berlusconi è arrivato al Palazzo dei Congressi dell’Eur dove si tiene la riunione del Consiglio Nazionale del PdL che dovrebbe celebrare il passaggio a Forza Italia. Tra poco Berlusconi dovrebbe fare un discorso all’assemblea.

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Le prime pagine di sabato 16 novembre sono quasi tutte dedicate alla “scissione” nel Popolo delle Libertà. Venerdì sera il segretario del PdL Angelino Alfano – carica che ricopre dall’estate 2011 – ha annunciato che non parteciperà ad un importante evento del partito che si tiene oggi a Roma e che, con alcuni parlamentari, formerà due nuovi gruppi alla Camera e al Senato.

Che cosa succede oggi
Venerdì 25 ottobre 2013 l’ufficio di presidenza del PdL ha sospeso tutte le attività in attesa della riunione di un importante organo del partito: il Consiglio Nazionale. La riunione si tiene oggi a Roma, al Palazzo dei Congressi dell’EUR. Al Consiglio, che comincia alle 10, dovrebbero partecipare in teoria 860 delegati. Il Consiglio era stato convocato per decidere sul passaggio da PdL a Forza Italia, annunciato da Berlusconi ormai da diverse settimane (e ripetuto anche ieri).

Il Consiglio Nazionale è un organo previsto dallo statuto del PdL all’articolo 19. Ne fanno parte i parlamentari e quasi tutte le altre cariche elettive e di governo – come ad esempio presidenti, consiglieri e assessori regionali, presidenti di provincia e sindaci di comuni capoluogo – oltre ai dirigenti di partito e a quelli dei movimenti giovanili. Il Consiglio Nazionale si occupa di “rilevanti questioni politiche, programmatiche ed organizzative”.

Che cosa è successo ieri sera
Venerdì intorno alle 20.45, Angelino Alfano ha diffuso un comunicato in cui annunciava che il suo gruppo non avrebbe partecipato al Consiglio Nazionale e che molto presto avrebbe formato due nuovi gruppi parlamentari sia alla Camera che al Senato. Ha aggiunto che questi gruppi si sarebbero chiamati “Nuovo Centrodestra”.

A quanto raccontano i retroscena dei principali giornali, nella giornata di ieri è fallito l’ultimo tentativo di mediazione tra le due ali del partito, quella che chiede di restare fedeli al governo, guidata dall’ex segretario Angelino Alfano, e quelli che vorrebbero votare la sfiducia (gli schieramenti chiamati rispettivamente le “colombe” e i “falchi”, i “governisti” e “lealisti” di cui si è sentito parlare in questi giorni).

Il tentativo di mediazione, secondo quanto raccontano i giornali, è avvenuto a Roma, a palazzo Grazioli, residenza di Silvio Berlusconi. A quanto hanno raccontato gli stessi protagonisti, come ad esempio il senatore Roberto Formigoni (che ieri era ospite nella trasmissione televisiva Otto e mezzo), l’ala più moderata del partito ha posto alcune condizioni per accettare di partecipare al Consiglio Nazionale di oggi. Le più importanti erano un impegno scritto a continuare ad appoggiare il governo fino al 2015 e la promessa che tutte le candidature del partito a cariche monocratiche (sindaci, presidente di regione, primo ministro) fossero stabilite tramite primarie. A quanto pare la proposta non è stata accettata.

Chi sta con Alfano
Secondo quanto detto ieri sera da Formigoni e quello che circola oggi sui giornali, il Nuovo Centrodestra può contare su 37 senatori dell’ex-PdL (su 91 totali), e su 25 deputati (su 96 in totale). Si tratta di numeri – per ora molto provvisori – in grado di garantire la fiducia al governo al Senato anche nel caso in cui il resto del PdL decida di votare la sfiducia.

I politici più noti che ne faranno parte sono, oltre a Roberto Formigoni, tutti gli attuali ministri del PdL (Angelino Alfano, Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupo, Gaetano Quagliariello e Nunzia De Girolamo), Renato Schifani, che ha annunciato oggi le sue dimissioni da capogruppo del PdL al Senato, e Fabrizio Cicchitto.

Il Nuovo Centrodestra è allineato con il PdL su alcuni temi molto importanti. Ad esempio, diversi esponenti hanno già annunciato che chiederanno una serie di modifiche alla legge di stabilità, come hanno fatto anche altri esponenti del PdL. Inoltre voteranno “no” alla decadenza di Silvio Berlusconi, anche se non considerano il voto favorevole da parte del PD una condizione sufficiente per ritirare la fiducia al governo.

Il Popolo della Libertà
Il PdL è stato fondato alla fine di marzo 2009 unendo i due principali partiti di centrodestra che facevano allora parte dello spettro politico italiano: Forza Italia di Silvio Berlusconi e Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini. L’annuncio di creare un nuovo partito risale a quasi due anni prima, quando il 18 novembre 2007, durante un comizio, Berlusconi salì sul predellino della sua auto e rivolgendosi ai giornalisti disse che Forza Italia sarebbe stata sciolta e che sarebbe stato creato un nuovo partito (quel momento venne poi ricordato dai giornalisti come “il discorso del predellino”).

Alle elezioni della primavera 2008 il PdL si presentò come una federazione di partiti e divenne la prima lista nazionale con il 37 per cento alla Camera e il 38 per cento al Senato, portando alla nascita del IV governo Berlusconi. Un anno dopo il congresso del marzo 2009 in cui viene sancita la nascita del PdL, avvenne un duro scontro tra Berlusconi e Fini. Durante una riunione della direzione nazionale del partito, il 21 aprile 2010, Berlusconi chiese a Fini di lasciare la presidenza della Camera. Fini rispose con una frase divenuta poi famosa: “Altrimenti che fai? Mi cacci?”.

Nel luglio del 2010 Fini, insieme a 33 deputati e a una decina di senatori, formò due gruppi parlamentari autonomi dal PdL, chiamati Futuro e Libertà. Nonostante la scissione, il governo Berlusconi riuscì a superare il voto di sfiducia del 14 dicembre. Due anni dopo, altri dieci senatori, tra cui Giorgia Meloni, Ignazio la Russa e Guido Crosetto, si separarono dal PdL per fondare un nuovo gruppo, Fratelli d’Italia.

Il PdL si è presentato alle elezioni del febbraio 2013, ma, nonostante il recupero sui sondaggi che lo davano molto indietro rispetto alla coalizione di centrosinistra, non è riuscito a vincere le elezioni. Il PdL è diventato così il principale alleato del PD in un governo di larghe intese guidato da Enrico Letta. Il 28 settembre 2013 Berlusconi ha chiesto ai ministri PdL di dimettersi dal governo in seguito alla decisione del governo di non approvare il decreto che rimandava l’aumento dell’IVA dal 21 al 22 per cento.

Dopo diversi giorni particolarmente convulsi in cui non si capiva se Berlusconi avesse intenzione di dare o non dare la fiducia al governo, il 2 ottobre 2013 il PdL ha votato la fiducia al governo Letta. Il partito però è rimasto diviso tra i parlamentari guidati da Alfano che avevano chiesto di votare la fiducia e quelli che invece volevano far cadere il governo.