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  • Venerdì 15 novembre 2013

Le traversie della riforma sanitaria americana

Obama ieri ha dovuto concedere una deroga sul piano previsto, ed è una sconfitta politica che i Repubblicani gli stanno facendo pesare

US President Barack Obama pauses as he speaks on the Affordable Care Act in the Brady Press Briefing Room of the White House while reporters do stand-ups on November 14, 2013 in Washington, DC. AFP PHOTO/Mandel NGAN (Photo credit should read MANDEL NGAN/AFP/Getty Images)
US President Barack Obama pauses as he speaks on the Affordable Care Act in the Brady Press Briefing Room of the White House while reporters do stand-ups on November 14, 2013 in Washington, DC. AFP PHOTO/Mandel NGAN (Photo credit should read MANDEL NGAN/AFP/Getty Images)

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto ieri, giovedì 14 novembre, che per risolvere i molti guai legati all’introduzione della nuova riforma sanitaria, i piani assicurativi privati in conflitto con la riforma potranno essere mantenuti ancora per un anno.

Nelle scorse settimane centinaia di migliaia di persone si erano infatti viste cancellare il proprio piano: durante il percorso di approvazione Obama aveva negato più volte che questo sarebbe accaduto. Gli annullamenti riguardavano per la maggior parte  lavoratori autonomi con polizze sanitarie individuali che non sono in linea con alcune caratteristiche essenziali stabilite per legge. Tra queste ci sono, ad esempio, cure per le malattie mentali o alcune misure di prevenzione che, secondo la riforma, devono essere gratuite e obbligatorie.

Dall’inizio
La riforma, chiamata “Patient Protection and Affordable Care Act”, è fin qui l’iniziativa più importante della presidenza Obama, e la più contestata dai repubblicani: è diventata legge nel marzo del 2010 ed è stata giudicata legittima dalla Corte Suprema nel 2012. La legge è poi ufficialmente entrata in vigore l’1 ottobre 2013. Prima di quel giorno, al contrario di quanto avviene in moltissimi paesi europei, né il governo centrale né quelli statali offrivano ai cittadini americani una copertura sanitaria universale o sussidi per procurarsela, eccetto che a quelli molto poveri o molto anziani; queste persone infatti sono coperte dai programmi federali gratuiti Medicaid e Medicare, per i quali comunque i criteri di accesso variano da stato a stato (spesso, negli stati controllati dai repubblicani, il Medicaid è piuttosto ristretto e copre le sole persone che vivono alla soglia dell’indigenza).

La maggior parte delle persone, quindi, è stata finora costretta a stipulare piani di copertura sanitaria offerti da società assicurative private, spesso inclusi nei contratti di lavoro. Non essendoci un mercato regolamentato da leggi nazionali, le società assicurative potevano rifiutarsi di stipulare un piano con persone a forte rischio di malattie che richiedessero trattamenti molto costosi – come per esempio quelle che sono sopravvissute a un cancro, che restano soggette a ricadute e peggioramenti improvvisi. E anche i piani sanitari inclusi nei contratti di lavoro, spesso, si limitavano a coprire le malattie meno gravi, poiché in questo modo le aziende potevano risparmiare molti soldi sui contratti con le società assicurative.

Fra i molti provvedimenti contenuti nella legge, il più importante obbliga ora tutti i cittadini americani a possedere una copertura sanitaria attraverso un’assicurazione. Allo stesso tempo, però, la riforma garantisce molti sgravi fiscali e sussidi ai meno abbienti, allarga la copertura di Medicaid e Medicare (i governi statali – non tutti, ma ci arriviamo – forniranno copertura gratuita alle famiglie il cui reddito supera la soglia di povertà statale di un terzo) e fornisce aiuti alle società private che garantiranno copertura sanitaria a chi fin qui non era assicurato. La riforma proibisce inoltre che le condizioni sanitarie pregresse di un paziente gli impediscano di contrarre un’assicurazione. Verrà poi creato un mercato unico, regolamentato dallo Stato, in cui le compagnie assicurative potranno offrire ai cittadini polizze a prezzi agevolati e coperti da sussidi statali.

Secondo Politico, per applicare la riforma il governo spenderà da qui al 2023 circa mille miliardi di dollari in sgravi fiscali, da sommare a circa 710 miliardi per l’espansione del Medicaid nello stesso lasso di tempo. Secondo l’ufficio del budget del Congresso, però, questi costi sono inferiori a quelli che avrebbe comportato nel lungo periodo il sistema precedente – definito da tutti, repubblicani e democratici, insostenibile.

L’introduzione della riforma ha da subito comportato diversi guai: il sito gestito dallo stato al quale bisogna iscriversi per accedere alle varie agevolazioni, HealthCare.gov, nelle settimane successive al lancio ha avuto diversi problemi ed è stato raramente accessibile. Giovedì 7 novembre Obama, scusandosi sia per il malfunzionamento del sito sia per la cancellazione di moltissimi piani assicurativi, ha detto: «sono dispiaciuto che queste persone si trovino in una situazione del genere nonostante le rassicurazioni che hanno ricevuto da me; da parte nostra non è stato fatto un buon lavoro durante la stesura della legge. Stiamo lavorando per coprirne le falle che ha creato.»

Ma il problema più grosso che il governo sta affrontando è certamente la durissima opposizione dei repubblicani, che da tre anni rifiutano di collaborare alla buona riuscita della riforma: ancora ieri, il capo dei repubblicani al congresso John Boehner ha detto che «l’unico modo per fare del bene agli americani è di cancellare questa riforma una volta per tutte». Con la sentenza che ha confermato la sua costituzionalità, infatti, la Corte Suprema ha reso facoltativa per i singoli stati l’espansione del programma Medicaid: e quindi praticamente tutti gli stati del sud-est, controllati dai repubblicani, hanno deciso di non espanderlo, poiché secondo loro il governo federale non può permettersi di pagare un ulteriore programma di copertura sanitaria e perché il costo della riforma porterà a un aumento delle tasse. In questi stati – tra cui Texas, Virginia, Georgia, Florida e South Carolina – il Medicaid non sarà allargato e le società assicurative private non riceveranno sussidi per coprire le famiglie a reddito molto basso.

E adesso?
Molte società assicurative sono scettiche riguardo alla misura proposta dal governo. Karen Ignani, il capo di una lobby di assicurazioni, ha detto che «cambiare le regole dopo che la legge è già stata applicata può destabilizzare il mercato e portare a un aumento dei prezzi». La Camera oggi voterà comunque una legge proposta dal repubblicano Fred Upton, che consentirà appunto di mantenere il piano assicurativo pattuito lo scorso anno senza dover pagare multe o costi aggiuntivi: la legge dovrebbe essere approvata senza problemi.

Secondo il New York Times, i democratici proveranno poi a fare delle proposte per integrare i cambiamenti nella legge esistente, che con tutta probabilità i repubblicani non accetteranno. Il governo deciderà comunque più avanti, nel corso del 2014, se estendere per sempre la copertura di transizione. Per ora sono riuscite a cambiare piano circa 106 mila persone, molte meno di quelle che sperava il governo. Secondo Politico, Obama ha perso molta della sua credibilità, sia per non avere chiarito le cose riguardo il mantenimento del proprio piano sanitario, sia per essersi speso parecchio, nei mesi passati, sul fatto che la riforma avrebbe comportato unicamente dei benefici. Anche molti democratici sono piuttosto seccati di come siano andate le cose: Il californiano Juan Vargas, un membro della Camera democratico, ha detto che «nessuno può essere contento della cosa. La verità è che non è stato fatto un buon lavoro, nonostante tutti questi anni di preparazione. Qualcuno ha fatto casino, e dovrà prendersene la responsabilità».

foto: MANDEL NGAN/AFP/Getty Images