La prima vera pistola stampata in 3D

È in metallo, ma se volete costruirne una in garage vi servirà qualche milione di euro

Questa settimana la Solid Concepts, una delle più importanti società americane che si occupano di stampa 3D, ha costruito e testato la prima pistola in metallo assemblata utilizzando esclusivamente stampanti 3D. La società ha pubblicato sul suo sito un comunicato stampa e un video in cui mostra alcune delle fasi di lavorazione, oltre a un test della pistola finita.

In questi giorni la notizia ha fatto molto discutere. Da un lato si è parlato molto delle potenzialità della stampa 3D, che con questo esperimento avrebbe dimostrato di essere in grado di costruire oggetti che richiedono una meccanica di precisione e un’elevata resistenza agli sforzi. Dall’altro se ne è parlato per le implicazioni in termini di sicurezza: cioè la possibilità che chiunque sia in grado di prodursi in garage la sua pistola.

In realtà le cose non stanno proprio in questi termini, come hanno spiegato in un’intervista a NBC alcuni responsabili di Solid Concepts. Per sgombrare il campo dagli equivoci è necessario chiarire subito che si tratta di un esperimento dimostrativo e non di un metodo alternativo di produzione.: costruire una pistola con metodi classici è ancora molto più conveniente che stamparla.

Inoltre è piuttosto difficile che qualcuno possa permettersi i macchinari utilizzati da Solid Concepts. Le normali stampanti 3D, che in genere assemblano strati di materiale plastico, costano a volte poche centinaia di euro. Ma quelle usate per creare la pistola sono macchinari voluminosi e che possono costare fino a un milione di euro.

Hanno bisogno di componenti e materiali rari e costosi, come speciali gas inerti, senza contare che alla lavorazione deve essere presente un esperto di metallurgia, mentre un armaiolo deve esaminare tutti i pezzi usciti dalla stampante, controllare che non presentino imperfezioni o errori, pulirli, limarli e quindi assemblarli. Anche nel caso di cui si discute negli ultimi giorni, inoltre, le cartucce e alcuni pezzi molto delicati sono stati acquistati da produttori tradizionali.

Come ha spiegato la società, l’esperimento serviva a dimostrare che la stampa 3D è in grado di creare non solo forchette e cucchiai, ma anche oggetti che richiedono una meccanica piuttosto precisa e complicata e che devono resistere a un certo sforzo. Solid Concepts ha anche aggiunto che nessuna nuova tecnologia è stata utilizzata per raggiungere questo risultato e che sarebbe stato possibile creare un’arma identica anche qualche anno fa (solo che nessuno ci aveva provato).

Pistole di plastica
La pistola prodotta da Solid Concepts non ha il titolo di prima arma completamente stampata in 3D. Il primato spetta ad un’associazione no-profit texana, la Defense Distributed, che nel maggio 2013 ha messo online i progetti e i video del funzionamento del Liberator, una pistola completamente di plastica (tranne un unico, piccolo componente metallico) e assemblata con stampanti 3D da poche migliaia di euro.

Solid Concepts si è vantata di aver prodotto la prima pistola legale costruita con una stampante 3D, mentre Defense Distributed non ha potuto dire la stessa cosa. Pochi giorni dopo la pubblicazione del video, il Dipartimento di Stato americano ha fatto rimuovere tutti i progetti per assemblare l’arma che erano liberamente scaricabili online.