Stormi di storni

Ma anche di anatre, piro piro e altri uccelli, che si gonfiano e allungano per i cieli del mondo, in questo periodo di più

Birds flock around a truck near the banks of the river Sabarmati, in Ahmedabad, India, Monday, Feb. 6, 2012. (AP Photo/Ajit Solanki)

Birds flock around a truck near the banks of the river Sabarmati, in Ahmedabad, India, Monday, Feb. 6, 2012. (AP Photo/Ajit Solanki)

Fenomeni bucolici e naturali che si possono godere anche nella alienante e sradicata e deteriore condizione di cittadini metropolitani: gli stormi di storni. Grandi, enormi, che si gonfiano, curvano, allungano, ricompattano, distendono, scuriscono , sfilacciano e rigonfiano: quegli spettacoloni là, avete capito. Che poi le città cercano di combatterli per via delle ricadute sui parabrezza e su altri manufatti sensibili, ma a quello uno non ci pensa quando guarda in su ammaliato.
Gli stormi sono ancora più frequenti del solito in questo periodo dell’anno, quando iniziano le migrazioni dal nord Europa verso i paesi più caldi dell’Africa. Volare tutti insieme permette agli uccelli di proteggersi, cacciare più facilmente e soprattutto risparmiare energia. Il funzionamento ordinato e perfettamente efficiente degli stormi viene studiato da tempo: si è scoperto per esempio che non esiste un’unica guida ma che gli uccelli si orientano osservando i sei esemplari più vicini. La formazione a V è particolarmente congeniale ai grandi spostamenti: ogni uccello protegge dal vento quello successivo proprio come accade in una squadra di ciclisti. La posizione in punta, che è ovviamente la più faticosa, viene assunta a rotazione dagli esemplari del gruppo.

La varietà delle forme e degli schemi delle masse di uccelli in volo è comunque sorprendente, come mostrano queste foto arrivate da tutto il mondo: una sorta di delfino a Netivot, in Israele, una farfalla ad Algeri, un elegante intreccio di linee a Beardstown, in Illinois, e una massa minacciosa ad Ahmedabad, in India. È come guardare le nuvole, già.