• Sport
  • Venerdì 25 ottobre 2013

Lo “sciopero” del calcio in Francia

I club hanno annunciato che il 29 novembre non si giocherà, per protesta contro il governo che vuole una tassa del 75 per cento sugli stipendi oltre il milione di euro

Giovedì 24 ottobre l’assemblea generale delle squadre di calcio professionistiche francesi (Union des clubs professionnels de football, UCPF) si è riunita a Parigi e ha annunciato l’annullamento di una giornata di campionato delle due massime serie – Ligue 1 e Ligue 2 – per il prossimo 29 novembre. I club protestano contro il piano del governo di introdurre, per il prossimo anno, una tassa del 75 per cento sugli stipendi superiori a un milione di euro.

La nuova tassa è stata approvata nell’ambito della legge finanziaria per il 2014. È una versione ridotta della tassa del 75 per cento sui guadagni oltre un milione di euro che era stata dichiarata incostituzionale a dicembre 2012: si applicherà solo per i prossimi due anni e dovrà essere pagata dal datore di lavoro (e non più dai singoli contribuenti). Inoltre, ha un limite massimo stabilito nel 5 per cento dei ricavi dell’azienda. Insieme alla finanziaria 2014, la nuova tassa passerà all’esame del Senato e poi nuovamente dell’Assemblea nazionale, che avrà l’ultima parola.

Dato che in Francia ci sono pochissime persone che guadagnano cifre simili – fu stimato che gli interessati dalla tassa precedente fossero circa trentamila – non c’è stato un gran dibattito sulla nuova misura, almeno fino alla decisione dei club calcistici annunciata ieri. Ad ogni modo, mentre per molte altre tasse aumentate dal governo Hollande negli ultimi mesi c’è stata una grande reazione dell’opinione pubblica (e in alcuni casi il governo ha dovuto cambiare idea) i calciatori non sembrano avere molte persone dalla loro: secondo un sondaggio Tilder-LCI-OpinionWay pubblicato ieri, l’85 per cento dei francesi è favorevole all’applicazione della tassa alle società calcistiche professionistiche.

L’UCPF ha scelto comunque di protestare nell’ultimo fine settimana di novembre, in cui era prevista la 15esima giornata della Ligue 1 e la 16esima della Ligue 2. È una protesta storica, perché uno “sciopero” dei calciatori (le virgolette sono d’obbligo, in quanto non si tratta di uno sciopero dei dipendenti contro i datori di lavoro) non avveniva in Francia dal 1972. I toni del presidente dell’UCPF Jean-Pierre Louvel e del comunicato ufficiale sono molto duri contro il governo e parlano di una protesta per “salvare il calcio”: la tassa, ha detto Louvel, costerà altri 44 milioni di euro ai club francesi, che lo scorso anno hanno avuto perdite complessive per 108 milioni, ed è quindi “insostenibile”. Hollande dovrebbe incontrare una delegazione dei presidenti dei club la prossima settimana per discutere la questione.

Non tutte le squadre francesi, però, saranno colpite allo stesso modo. La più interessata sarà sicuramente il Paris Saint-Germain, comprata nel 2011 da un ricchissimo fondo di investimento legato alla famiglia regnante del Qatar, che secondo i dati riportati dai giornali francesi ha 21 giocatori che guadagnano più di un milione di euro e dovrà pagare circa 20 milioni di tasse in più: il quadruplo della seconda classificata (il Marsiglia) e circa metà del totale. Al contrario, il Monaco, che è di proprietà di un miliardario russo, non dovrà pagare nulla perché ha sede nel principato di Monaco, dove non vale la legislazione fiscale francese.

francia-sciopero-calcio

Foto: l’attaccante del PSG Zlatan Ibrahimovic durante un allenamento
a Saint-Germain-en-Laye, a ovest di Parigi, 1 ottobre 2013.
(FRANCK FIFE/AFP/Getty Images)