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  • Venerdì 18 ottobre 2013

Domenica si vota in Lussemburgo

Sarà rinnovato il parlamento con sette mesi di anticipo a causa della crisi di governo iniziata a luglio

FILE – In this June 10, 2013 file photo, Luxembourg Prime Minister and former Eurogroup chief Jean-Claude Juncker listens to another speaker just before delivering a speech on the future of the Eurozone, in Athens. Luxembourg Prime Minister Jean-Claude Juncker has announced he will offer the resignation of his government on Thursday June 11, 2013, and call for early elections. The Christian Democrat was forced to take the measure after his Socialist coalition partner withdrew its support and insisted he should take political responsibility for an old secret service scandal which centered on snooping on local politicians. Juncker denied any knowledge. (AP Photo/File)

FILE – In this June 10, 2013 file photo, Luxembourg Prime Minister and former Eurogroup chief Jean-Claude Juncker listens to another speaker just before delivering a speech on the future of the Eurozone, in Athens. Luxembourg Prime Minister Jean-Claude Juncker has announced he will offer the resignation of his government on Thursday June 11, 2013, and call for early elections. The Christian Democrat was forced to take the measure after his Socialist coalition partner withdrew its support and insisted he should take political responsibility for an old secret service scandal which centered on snooping on local politicians. Juncker denied any knowledge. (AP Photo/File)

Domenica 20 ottobre in Lussemburgo si terranno le elezioni per scegliere i 60 deputati che compongono il Parlamento. Il Gran Ducato del Lussemburgo può essere considerato un modello politico di stabilità con solo sette primi ministri dal 1937, ma le elezioni di domenica si svolgeranno 7 mesi prima del previsto a causa di una crisi di governo iniziata nel luglio di quest’anno. Il primo ministro Jean-Claud Juncker aveva infatti dato le sue dimissioni a seguito di un’indagine condotta da una commissione parlamentare sugli abusi condotti dai servizi segreti del paese accusati di avere spiato politici, acquistato automobili per uso privato con denaro pubblico e avere accettato soldi in cambio di favori. Il rapporto della commissione indicava Juncker come il principale responsabile della scorretta condotta degli agenti e concludeva che come primo ministro avrebbe dovuto esercitare un maggiore controllo, informare la commissione parlamentare competente e mettersi in contatto con la magistratura.

Fino a luglio, il Lussemburgo era governato da una coalizione formata dal Partito Popolare Cristiano Sociale (CSV) di Juncker e dal Partito Socialista Operaio (LSAP) che insieme, alle elezioni del giugno 2009, avevano ottenuto la maggioranza in Parlamento con 39 seggi su 60. Il Lussemburgo è una monarchia parlamentare e il potere esecutivo è esercitato dal Granduca con la collaborazione del primo ministro. I parlamentari, il cui mandato dura cinque anni, sono eletti con un sistema proporzionale che prevede che gli elettori possano esprimere la preferenza anche per candidati di liste diverse da quella votata. Il Lussemburgo si trova nel cuore dell’Europa e anche per questo motivo è sede di numerose istituzioni e agenzie dell’Unione. Il paese ha circa 530mila abitanti ed è conosciuto per essere uno snodo finanziario fondamentale: l’economia è sostanzialmente basata sul settore bancario e sulla produzione industriale. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, è al primo posto nella classifica del prodotto interno lordo (PIL) pro capite. Le banche del Lussemburgo sono specializzate nella gestione dei fondi di investimento e tutelano molto il segreto bancario, cosa che ha incentivato l’arrivo di grandi capitali dall’estero e ricorrenti polemiche sulla eccessiva segretezza nella gestione dei conti, che talvolta contribuisce a nascondere attività illecite.

Jean-Claude Juncker è al governo del paese dal 1995 e il suo partito ha vinto tutte le elezioni che si sono svolte dal 1944. Nel 2009 ha ottenuto il 38 per cento dei voti assicurandosi 26 seggi su 60, contro i 13 dei socialisti e i 9 dei liberali (DP) all’opposizione: il resto dei voti era stato diviso tra i verdi (7), i conservatori di ADR (4) e la sinistra (1). Secondo un sondaggio di opinione pubblicato la scorsa estate prima delle dimissioni di Juncker, il CSV risultava in perdita di 5 punti, ma si confermava comunque il primo partito del paese, seguito da socialisti e liberali alla pari.

Etienne Schneider, ministro dell’economia uscente e leader dei socialisti, ha detto recentemente che «il Paese ha bisogno di uomini nuovi». Se le elezioni dovessero confermare i numeri del sondaggio, l’ipotesi si potrebbe verificare solo nel caso di nuove alleanze tra liberali, verdi e socialisti: il leader dei liberali Xavier Bettel e il leader dei verdi François Bausch non hanno escluso l’ipotesi di formare un nuovo governo di coalizione senza i democristiani di Juncker, ma avrebbero comunque bisogno del sostegno dei socialisti.

«Se non sarò scelto, siederò tra i banchi dell’opposizione», ha detto Juncker, aggiungendo che sarebbe pronto a sua volta a stringere nuove alleanze. Durante la campagna elettorale, ha puntato molto sulla sua passata esperienza (è al governo del paese da 18 anni, è stato governatore del Fondo Monetario Internazionale, responsabile della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e nel 2005 è diventato il primo presidente permanente dell’Eurogruppo). Ha insistito molto sul fatto che una coalizione a tre sarebbe un fatto inedito per il paese e ne metterebbe in crisi la stabilità e ha confermato, infine, il proposito di modificare le proprie politiche sul segreto bancario, elemento sul quale il paese ha costruito la propria prosperità e che prevede che le banche si possano rifiutare di fornire informazioni su chi detiene conti correnti o attività finanziarie nel paese.

Foto: Jean-Claude Juncker nel giugno 2013 (AP Photo/File)