Perché il nuovo film di Woody Allen non uscirà in India

Il governo avrebbe voluto inserire scritte e spot ogni volta che qualcuno fuma una sigaretta, Woody Allen ha detto no

Director and actor Woody Allen, right, and Australian actress Cate Blanchett, joke as they arrive for the French premiere of Blue Jasmine, in Paris, Tuesday, Aug. 27, 2013. (AP Photo/Christophe Ena)
Director and actor Woody Allen, right, and Australian actress Cate Blanchett, joke as they arrive for the French premiere of Blue Jasmine, in Paris, Tuesday, Aug. 27, 2013. (AP Photo/Christophe Ena)

Il nuovo film di Woody Allen, Blue Jasmine – uscito negli Stati Uniti lo scorso 26 luglio e in uscita in Italia il prossimo 5 dicembre – è stato ritirato giovedì scorso dall’India. Lo ha deciso lo stesso Woody Allen, che ha rifiutato che il suo film venisse proiettato con le avvertenze anti-tabacco che per la legge indiana devono apparire sullo schermo ogni volta che un personaggio fuma una sigaretta. Un portavoce di Woody Allen ha detto che “a causa di alcuni contenuti il film non può essere mostrato in India nella sua versione originale. Pertanto non verrà proiettato”.

I diritti di distribuzione del film erano stati acquistati dalla PVR Cinema, la più grande catena di cinema dell’India, e dalla Sony Pictures Classics. Deepak Sharma, direttore operativo di PVR, ha spiegato di aver inviato a Woody Allen le condizioni imposte dal comitato di censura indiano ma che lui ha rifiutato ogni modifica alla bobina del film, considerando inaccettabili le avvertenze che sarebbero state inserite nella pellicola. Dal 2011 una modifica al Cigarettes and Other Tobacco Products Act del 2003, una legge che proibisce di fumare in strada e in luoghi pubblici all’aperto e regola la pubblicità di prodotti contenenti tabacco, ha reso obbligatorio l’inserimento di un messaggio in sovrimpressione tutte le volte che un personaggio di un film fuma una sigaretta, per avvertire gli spettatori dei potenziali rischi sulla salute e per chiarire che il comportamento dell’attore non ha lo scopo di promuovere l’uso delle sigarette.

Secondo le norme del ministero della Salute indiano, il film di Woody Allen (come tutti gli altri, del resto) sarebbe stato preceduto e interrotto a metà da uno spot di 30 secondi sugli effetti negativi del tabacco, con immagini molto crude di malati di cancro e il messaggio di un malato terminale su un letto d’ospedale, oltre ai messaggi in sovrimpressione durante le due scene del film in cui la protagonista Cate Blanchett fuma una sigaretta.

La decisione di Woody Allen ha fatto molto discutere: la PVR Cinema ha già ricevuto centinaia di richieste di spettatori per non cancellare la programmazione del film ma la società non ha potere decisionale sulla questione. Chand Kant Mishra, un funzionario responsabile della campagna governativa anti-fumo, ha spiegato che nonostante il rammarico per la perdita del film dal 2011 i messaggi inseriti nei film hanno avuto un impatto, soprattutto sui giovani.

Secondo le stime del ministero della Salute l’India ha 275 milioni di fumatori, quasi un milione dei quali muoiono ogni anno di malattie legate all’uso del tabacco; 5.500 giovani iniziano a fumare ogni giorno, numeri per cui il governo indiano ritiene in parte responsabili i modelli rappresentati dagli attori cinematografici. Secondo uno studio del ministero della Sanità condotto con l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 76 per cento di tutti i film indiani ha mostrato l’uso di tabacco.

Nel 2005 l’India ha vietato di mostrare il consumo di tabacco in film e show televisivi. La decisione fu annullata dall’Alta Corte di Delhi nel 2009, che motivò la sentenza anche in nome dell’indipendenza artistica. Dopo due anni il governo riuscì a far approvare comunque l’inserimento obbligatorio di messaggi informativi nei film.

Molti registi indiani non sono contenti di questa scelta e ci sono diversi esempi di film in cui i messaggi informativi appaiono sullo schermo per quasi tutta la durata del film (creando un effetto non proprio piacevole). Uno dei più critici è il regista Vishal Bharadwaj, che nel suo ultimo film ha inserito polemicamente una sua versione personale del messaggio di avvertenze: il messaggio appare ogni volta che sullo schermo viene rappresentata un’azione potenzialmente dannosa per la salute umana, come per esempio mangiare una dose eccessiva di popcorn.

Una delle preoccupazioni dei distributori indiani è che la scelta di Woody Allen possa essere seguita da altri registi stranieri: nonostante la forza dell’industria cinematografica del paese – quella conosciuta come Bollywood – i film statunitensi stanno conquistando una fetta sempre più importante del mercato indiano, superando spesso i profitti generati dalle importanti produzioni nazionali: l’anno scorso tra i film che hanno incassato di più ci sono stati The Avengers (quasi 12 milioni di dollari) e proprio un film di Woody Allen, To Rome with Love.