La conferenza di Monaco

75 anni fa Francia e Regno Unito si accordarono con Hitler per la spartizione della Cecoslovacchia, diventando il simbolo di come non si deve trattare con i dittatori

Nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1938 a Monaco i capi di stato e di governo di Francia, Regno Unito, Italia e Germania firmarono un documento con cui veniva permesso alla Germania di annettersi gran parte della Cecoslovacchia. Gli accordi furono salutati come un grande successo della diplomazia sulla forza e della pace sulla guerra.

I leader inglesi e francesi che vi avevano preso parte al loro ritorno in patria furono accolti da festeggiamenti. In realtà gli accordi di Monaco non servirono a fermare la guerra, ma la rimandarono soltanto di un anno. Gli accordi furono l’ultimo tentativo di fermare Hitler con la diplomazia e sono diventati il simbolo dell’arrendevolezza delle democrazie di fronte all’arroganza dei tiranni.

La strada verso Monaco
La conferenza di Monaco fu una riunione organizzata in tutta fretta nel disperato tentativo di fermare una guerra che, apparentemente, nessuno voleva. Da mesi la Germania nazista aveva innescato quella che divenne nota come la “crisi dei Sudeti”, cioè la minoranza di lingua tedesca che all’epoca abitava la Cecoslovacchia.

In una serie di discorsi durante tutta l’estate del 1938, Hitler aveva raccontato e ingigantito le sofferenze e le angherie a cui erano sottoposti i sudeti dal governo cecoslovacco. Contemporaneamente, tra i sudeti veniva formato un partito nazista e si organizzavano squadracce e bande armate con cui preparare un’insurrezione. Al culmine della crisi, il 24 settembre, Hitler presentò al governo Cecoslovacco un ultimatum che conteneva una serie di durissime condizioni: se non fossero state soddisfatte entro il 28 settembre, Hitler avrebbe invaso il paese.

Era il metodo che Hitler aveva già utilizzato con l’annessione dell’Austria e che avrebbe tentato di utilizzare di nuovo l’anno successivo con la Polonia. In teoria la Cecossovacchia era protetta da trattati di alleanza con Francia e Regno Unito, ma entrambi i paesi fecero sapere ai cecoslovacchi di non essere pronti per la guerra e che difficilmente avrebbero potuto impegnare militarmente la Germania, almeno nel breve periodo.

Ugualmente, quando l’ultimatum di Hitler divenne pubblico, i governi di Francia e Regno Unito vennero presi dal panico. Gli ambasciatori cecoslovacchi fecero sapere che il loro paese avrebbe combattuto e questo rischiava di far sprofondare l’Europa in una nuova guerra mondiale. Il primo ministro inglese, il conservatore Neville Chamberlain, era particolarmente preoccupato.

L’uomo con l’ombrello
Difficilmente il Regno Unito avrebbe potuto sottrarsi alla dichiarazione di guerra alla Germania, visti i trattati che la legavano alla Cecoslovacchia. La guerra però era estremamente impopolare tra la popolazione e tra i membri di tutti i partiti. La situazione era particolarmente complessa da gestire per Chamberlain, il primo ministro inglese su cui in seguito vennero fatte molte ironie.

Uno dei nomignoli con cui Chamberlain era noto già all’epoca era “l’uomo con l’ombrello”. In un’epoca in cui dittatori come Franco, Mussolini, Hitler e Stalin si presentavano in pubblico vestiti da militari e con pose aggressive, Chamberlain sembrava l’incarnazione delle virtù pacifiche e borghesi. Si vestiva in genere in maniera molto formale e un po’ antiquata e spesso si presentava in pubblico proprio con un ombrello (che è tuttora considerato in certi casi un oggetto molto borghese e un po’ effeminato).

Sin dall’inizio del suo mandato, nel 1937, Chamberlain aveva cercato di inserire la Germania in un sistema di relazioni diplomatiche stabili in Europa, cercando di contenere, e probabilmente sottovalutando, l’aggressività del regime nazista. Con il tempo aveva conquistato l’immagine di politico difensore della pace, il che gli aveva procurato consensi non solo nel Regno Unito, ma in quasi tutta Europa.

Quando venne a sapere dell’ultimatum tedesco, Chamberlain si rivolse all’unica persona che credeva avrebbe potuto persuadere Hitler: Benito Mussolini. Alle 10 di mattina del 28 ottobre, quattro ore prima che scadesse l’ultimatum, Chamberlain, tramite l’ambasciatore a Roma, contattò il ministro degli Esteri Galeazzo Ciano che a sua volta informò il Duce. Il governo inglese chiedeva la mediazione del governo italiano per persuadere la Germania a concedere altre 24 ore di tempo alla Cecoslovacchia e ad organizzare una conferenza per evitare la guerra.

La conferenza di Monaco
Mussolini, lo sappiamo dai diari di Ciano e da quelli di altri suoi collaboratori, fu molto felice di acconsentire alla richiesta inglese, soprattutto perché dava a lui e all’Italia il ruolo di importanti mediatori in faccende europee di primo piano. Mussolini si mise in comunicazione con Hitler e in poche ore riuscì ad ottenere un rinvio di 24 ore dell’ultimatum e a organizzare una conferenza a Monaco di Baviera.

La notizia arrivò a Londra mentre Chamberlain stava tenendo un discorso al parlamento. Quando disse che Hitler aveva accettato la conferenza, la sua voce venne sommersa dalle grida di gioia e dagli applausi dei parlamentari di entrambi gli schieramenti. La mattina dopo Chamberlain partì in aereo da Londra e arrivò a Monaco insieme al primo ministro francese Édouard Daladier e a Benito Mussolini.

Gli incontri cominciarono subito e alle discussioni non partecipò alcuna delegazione cecoslovacca, anche se alcuni membri del governo erano presenti in città. Fu una condizione imposta da Hitler a cui né Chamberlain né Daladier si opposero. Le discussioni andarono avanti tutto il giorno sulla base del cosiddetto “piano italiano”, che in realtà era stato preparato dal ministero degli esteri tedesco.

In sostanza l’unica cosa ad essere discussa fu quanta parte della Cecoslovacchia avrebbe dovuto essere annessa alla Germania nazista. A ora di cena, mentre i delegati italiani e tedeschi partecipavano a una festa voluta da Hitler, Chamberlain e Daladier incontrarono i cecoslovacchi e gli chiesero di accettare l’accordo o sarebbero stati lasciati soli ad opporsi alla Germania.

All’una e trenta di notte del 30 settembre l’accordo di Monaco venne firmato dalle quattro grandi potenze. La Germania otteneva quasi tutti i territori che aveva chiesto, una striscia lungo il confine occidentale del paese. Altri pezzi di Cecoslovacchia sarebbero stati annessi dalla Polonia e dall’Ungheria. Una commissione internazionale si sarebbe occupata di determinare altre eventuali questioni territoriali.

Dopo Monaco
Gli accordi di Monaco vennero considerati come l’ultima concessione ad Hitler, quella che avrebbe finalmente fatto cessare le tensioni e le minacce di guerra che oramai da qualche anno attraversavano l’Europa. Ritornati in patria tutti i negoziatori vennero accolti con grandi festeggiamenti per essere riusciti a scongiurare la guerra. Mussolini fu celebrato dalla propaganda di regime non solo per avere mantenuto la pace, ma per aver riportato l’italia in un ruolo di primo piano accanto alle grandi potenze europee.

Il primo ministro francese, Daladier, aveva un quadro più chiaro della situazione e, come scrisse nelle sue memorie, sentiva di aver ceduto troppo all’arroganza di Hitler. Con sua grande sorpresa, anche lui venne accolto con numerosi festeggiamenti al suo ritorno a Parigi.

Ma quello che venne considerato il vero trionfatore degli accordi di Monaco fu Chamberlain. Al suo ritorno nel Regno Unito venne accolto come un eroe per essere riuscito ad evitare la guerra. Appena sceso dall’aereo che lo aveva riportato indietro da Monaco, Chamberlain tenne un breve discorso che all’epoca divenne rapidamente molto famoso.

Miei cari amici, questa è la seconda volta che siamo tornati dalla Germania a Downing Street con una pace onorevole. Io credo che sia una pace per la nostra epoca. Vi ringraziamo dal profondo dei nostri cuori. Ora io vi raccomando di andare a casa e dormire sonni tranquilli nei vostri letti.

Ironicamente, quasi esattamente un anno dopo, il primo settembre del 1939, l’Europa e il Regno Unito sarebbero entrati nel più sanguinoso conflitto della loro storia.