• Mondo
  • Sabato 28 settembre 2013

La telefonata di Obama con Rouhani

Hanno parlato degli accordi sul nucleare: è la prima volta che un presidente americano parla con un leader iraniano dal 1979

Venerdì 27 settembre il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha parlato per quindici minuti al telefono con Hassan Rouhani, presidente della repubblica islamica dell’Iran. È la prima volta che accade dal 1979, quando il presidente Jimmy Carter telefonò allo Scià Reza Pahlavi poco prima che venisse deposto dalla rivoluzione guidata dall’Ayatollah Khomeini.

L’argomento principale della conversazione è stato la possibilità di raggiungere un accordo sul programma nucleare iraniano. Non sono stati rivelati molti altri dettagli sulla conversazione, ma durante le conferenza stampa in cui ha annunciato la telefonata, Obama ha dichiarato di ritenere un accordo con l’Iran possibile: «Nonostante ci siano molti ostacoli da superare ed il successo non è in alcun modo garantito, io credo che sia possibile raggiungere una soluzione completa».

La telefonata è avvenuta poco prima che Rouhani lasciasse New York dove questa settimana si è tenuta l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In questi giorni a New York, Rouhani ha ribadito che nei negoziati gode dell’appoggio della Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei (che di fatto è più importante del presidente) e che desidera raggiungere un accordo sul programma nucleare in un tempo molto breve.

Non è la prima volta che Rouhani, considerato un “moderato” anche prima di essere eletto nel giugno 2013, compie questo genere di aperture. Sono ormai alcuni mesi che la leadership iraniana ha almeno in parte cambiato atteggiamento, mostrando diverse aperture ai negoziati sul nucleare e all’allentamento della repressione del dissenso interno. In molti sono scettici su quanto queste aperture siano sincere oppure su quanto la Guida Suprema consentirà a Rouhani di proseguire su questa strada. Questi timori sembrano in parte confermati dal recente caso delle dichiarazioni di Rouhani sull’Olocausto.

Diversi paesi occidentali, tra cui gli Stati Uniti, hanno accolto favorevolmente queste aperture. Il governo israeliano, invece, ha ribadito i suoi sospetti nei confronti dell’Iran formulando anche una lista di punti che gli iraniani dovrebbero soddisfare prima di essere creduti. Anche Obama ha chiesto all’Iran «azioni significative, trasparenti e verificabili che possano anche portare a una riduzione delle sanzioni internazionali che hanno colpito il paese».

La telefonata di venerdì rappresenta comunque un’apertura di credito importante al regime iraniano. Secondo quanto racconta CNN, che ha intervistato il consigliere per la sicurezza nazionale Susan Rice, la telefonata è stata richiesta dalla delegazione iraniana alle Nazioni Unite. A quanto pare la richiesta è arrivata poco prima che Rouhani lasciasse New York ed è stata accolta in breve tempo. I due presidenti hanno parlato per circa quindici minuti con l’aiuto di due interpreti.

Secondo Thomas Erdbrink, capo corrispondente del New York Times da Tehran, al suo ritorno in Iran Rouhani è stato accolto da alcuni manifestanti che gli hanno lanciato contro scarpe e uova.