Contro Calatrava

Molte città spagnole hanno avuto da ridire sui progetti commissionati all'architetto che qui ebbe problemi con Venezia: l'ultima è la sua, Valencia

Il palazzo delle Arti delle Scienze, Valencia. (AP Photo/ Fernando Bustamante)
Il palazzo delle Arti delle Scienze, Valencia. (AP Photo/ Fernando Bustamante)

L’architetto spagnolo Santiago Calatrava è famoso in tutto il mondo per il suo stile dinamico e maestoso allo stesso tempo, per gli arditi progetti legati all’ingegneria (ponti, soprattutto), e per opere come l’Art Museum di Milwuakee, il James Joyce Bridge di Dublino, la stazione dell’Alta Velocità e il ponte sull’autostrada a Reggio Emilia. Ma un articolo sullo Herald Tribune, la versione internazionale del New York Times, racconta le polemiche e i problemi riguardo alcune sue costruzioni spagnole, polemiche e problemi che agli italiani sono familiari per via delle questioni intorno al suo ponte pedonale alla stazione di Venezia.

A Valencia in Spagna, dove è nato 58 anni fa, Calatrava ha costruito – con un budget di 300 milioni di euro – la Ciutat de les Arts i les Ciències (la Città delle Arti e delle Scienze): un complesso mastodontico su una superficie di 350 mila metri quadri, che comprende al suo interno un planetario, una sala conferenze, un ponte, un teatro dell’opera, un museo della scienza e che costituisce la sua opera più grande realizzata finora.

La Comunità Autonoma Valenciana aveva commissionato l’opera nel 1996, sperando che diventasse un simbolo della città in grado di attirare turisti, come il museo Guggenheim progettato dal canadese Frank Gehry a Bilbao. Durante la costruzione, durata 21 anni, il budget iniziale è però triplicato, creando alla Comunità un debito di oltre 700 milioni di euro che non è in grado di pagare. Ignacio Blanco, membro del Parlamento della Comunità Autonoma, ha aperto il sito “Calatrava Te la Clava” (un gioco di parole che può essere tradotto con “Calatrava ti dissangua”) nel quale racconta i retroscena della costruzione del complesso e fornisce dati a riguardo. Nella homepage del sito si legge: «Santiago Calatrava. Progetti rovinosi e fatture senza IVA». Le lamentele non riguardano solo i costi non previsti, ma anche alcuni errori commessi in fase di progettazione, come i 150 posti del Teatro dell’Opera dai quali non si vedrebbe bene il palco e la mancanza di uscite di emergenza e ascensori per i disabili all’interno del Museo della Scienza. Blanco inoltre accusa Calatrava di essersi fatto pagare anche per il tempo passato a rimediare agli errori da lui stesso commessi e denuncia che, a soli sei anni dall’apertura, il teatro dell’opera – soprannominato da alcuni l’elmetto di Darth Vader, per via della forma – starebbe già mostrando i primi segni di usura.

Calatrava si è difeso limitandosi a dire che «è stato un privilegio lavorare a questi progetti, ognuno dei quali è conforme agli standard più elevati». In un’intervista rilasciata alla rivista di architettura Architectural Record ha poi definito le polemiche «una mossa politica dei comunisti» (Blanco fa parte di un partito di sinistra all’opposizione) e ha detto che i costi extra sono serviti a pagare 20 anni di lavori e alcuni interventi non previsti sul terreno di costruzione.

Non è la prima volta che Calatrava supera notevolmente il budget iniziale previsto, motivo per cui al momento ha tre cause in corso con alcuni suoi committenti passati. La città di Venezia, per la quale nel 2008 ha costruito il Ponte della Costituzione, che collega piazzale Roma alla stazione di Venezia Santa Lucia, ha chiesto un risarcimento di 3,8 milioni di euro per i costi nettamente superiori a quelli dichiarati durante la gara d’appalto e per le alte spese di riparazione e manutenzione finora sostenute. Anche il proprietario  di una cantina da lui costruita nella regione spagnola di Alava, nei Paesi Baschi, ha chiesto due milioni di euro per pagare qualcuno che ricostruisca il tetto, dal quale entra acqua fin dalla costruzione e che l’architetto non sarebbe stato in grado di riparare. L’ultima causa riguarda la città di Oviedo, sempre in Spagna, in cui una sala conferenze da lui progettata ha subito un grave crollo.

Anche Haarlemmermeer, una città vicino Amsterdam per cui Calatrava ha disegnato tre ponti, ha minacciato di fargli causa per aver raddoppiato il budget e per i milioni già spesi in manutenzione dalla sua apertura nel 2004.

Altre polemiche ancora riguardano la città di Bilbao, dove Calatrava ha progettato un ponte in vetro: la sua superficie è liscia e trasparente, e può essere illuminata dal basso, scelta che ha permesso di eliminare i lampioni e mantenere una linea molto essenziale. Bilbao è però una città molto piovosa, e dall’inaugurazione – avvenuta nel 1997 – 50 persone hanno chiesto un risarcimento alla città per essersi fatte male scivolando sul ponte. Per far fronte a queste spese il Comune (che Calatrava aveva denunciato, perdendo, per la scelta di affiancare alla sua opera un nuovo progetto dell’architetto giapponese Arata Isozaki) due anni fa ha deciso di ricoprire la superficie con un poco estetico tappeto antiscivolo in gomma nera. Il sindaco Iñaki Azkuna ha detto: «Sappiamo che così perde la sua bellezza, ma non possiamo permetterci di continuare a pagare la gente che si fa male».

Sempre a Bilbao, Calatrava ha costruito un aeroporto soprannominato “La Paloma” (che in spagnolo significa “la colomba”) per la sua forma che richiama appunto una colomba che spicca il volo, ma il progetto finale non prevedeva una sala d’attesa per i passeggeri e la città ha dovuto rimediare a proprie spese alla sua assenza.

Il più ambizioso progetto di Calatrava, il grattacielo “Spire” a Chicago che avrebbe dovuto raggiungere i 610 metri d’altezza, ha invece avuto altre vicissitudini e il cantiere è stato sospeso per i guai finanziari della proprietà.
«Altri architetti sanno esattamente quali maniglie vogliono per le porte, dove acquistarle e a quale prezzo» ha detto il contestatore Blanco in una recente intervista. «Ma Calatrava è esattamente il contrario: non ha questo grado di precisione. Se guardate i progetti degli altri architetti sono molto estesi, i suoi hanno poche pagine».