Come morì il protagonista di “Into the Wild”

L'ha scoperto da poco Jon Krakauer, che ha scritto il libro su cui si basa il film, e che cercava la risposta a questa domanda da anni

**HOLD FOR SAT JUNE 28** **FILE** The abandoned bus where Christopher McCandless starved to death in 1992 is seen in this March 21, 2006 photo on the Stampede Road near Healy, Alaska. McCandless, who hiked into the Alaska wilderness in April 1992 died in there in late August,1992, apparently poisoned by wild seeds that left him unable to fully metabolize what little food he had. Sean Penn's movie "Into the Wild" and Jon Krakauer's book of the same name is causing people from all over the world to retrace McCandless's steps to 1940s-era International Harvester bus near Healy, Alaska where his body was found. (AP Photo/ Jillian Rogers ) ** NO SALES, ONE-TIME-USE ONLY, ARCHIVE OUT. FOR EDITORIAL USE ONLY **
**HOLD FOR SAT JUNE 28** **FILE** The abandoned bus where Christopher McCandless starved to death in 1992 is seen in this March 21, 2006 photo on the Stampede Road near Healy, Alaska. McCandless, who hiked into the Alaska wilderness in April 1992 died in there in late August,1992, apparently poisoned by wild seeds that left him unable to fully metabolize what little food he had. Sean Penn's movie "Into the Wild" and Jon Krakauer's book of the same name is causing people from all over the world to retrace McCandless's steps to 1940s-era International Harvester bus near Healy, Alaska where his body was found. (AP Photo/ Jillian Rogers ) ** NO SALES, ONE-TIME-USE ONLY, ARCHIVE OUT. FOR EDITORIAL USE ONLY **

Sono passati circa 21 anni da quando, il 6 settembre 1992, fu ritrovato in un vecchio bus arrugginito il corpo di Christopher McCandless, un ragazzo di 24 anni che dopo essersi laureato in storia alla Emory University di Atlanta, in Georgia, decise di passare del tempo da solo, senza soldi e vivendo con ciò che avrebbe trovato in natura. Nell’agosto del 1992 McCandless – la cui storia è stata poi raccontata da un libro e da un film, Into The Wild – si trovava in Alaska già da tre mesi: aveva abbandonato la sua macchina dopo un acquazzone che ne aveva danneggiato il motore ed era arrivato in autostop fino al parco nazionale di Denali, circa 380 chilometri a nord di Anchorage.

Il 6 settembre 1992 alcuni cacciatori di alci trovarono questo biglietto attaccato alla porta di un vecchio bus abbandonato, usato a volte come bivacco dai cacciatori della zona:

Attenzione possibili visitatori.
S.O.S.
Ho bisogno del vostro aiuto. Sono ferito, sto per morire, e sono troppo debole per stare in piedi. Sono da solo, questo non è uno scherzo. Per favore, in nome di Dio, fermatevi e salvatemi. Sono fuori a raccogliere bacche qui vicino e sarò di ritorno entro questa sera.
Grazie, Chris McCandless
Agosto ?

Da alcune annotazioni piuttosto confuse dal suo diario, si scoprì che al momento del ritrovamento McCandless era già morto da diciannove giorni. Una patente di guida trovata accanto al suo corpo indicava che otto mesi prima, quando rinnovò il documento, pesava circa 63 chili. Al momento della morte ne pesava più o meno trenta.

Nel 1993, lo scrittore e alpinista americano Jon Krakauer scrisse un lungo articolo sulla storia di McCandless per la rivista Outside. L’articolo divenne la base per un libro, che Krakauer pubblicò nel 1996 e che ebbe un grandissimo successo. Nel 2007 il libro fu trasposto in un film anch’esso di grande successo, intitolato Into the Wild, diretto e sceneggiato da Sean Penn.

L’autopsia effettuata sul cadavere di McCandless stabilì che era morto per inedia, cioè per gravissima malnutrizione, ma Krakauer non ne era convinto: nel diario dell’uomo infatti era riportato, sotto la data del 30 luglio, un appunto che diceva:

Estremamente debole. Colpa dei semi di pat[ate]. Gran difficoltà a reggermi in piedi. Ho fame.

Nel 1993 Krakauer visitò il bus dove era morto McCandless e raccolse alcuni semi di un particolare tipo di pianta selvatica, la Hedysarum alpinum, che era presente in grande quantità lì vicino. Krakauer la fece poi analizzare da Thomas Clausen, un professore di biochimica nella vicina università di Fairbanks: le prime analisi trovarono che i semi contenevano un tipo non identificato di alcaloide, una sostanza organica molto basica che – se presa in dosi massicce – può risultare velenosa. Krakauer lo scrisse nel libro, ma poco dopo Clausen lo informò che un esame più approfondito non aveva rivelato la presenza di alcaloidi né di tossine. Il professor Clausen disse allo scrittore che avrebbe potuto mangiare i semi lui stesso e non soffrire di alcuna conseguenza.

Krakauer sapeva anche che vicino al bus dove morì McCandless esisteva una pianta velenosa con semi molto simili a quelli della patata selvatica, e cioè la Hedysarum mackenzii, un tipo di pisello selvatico: ma McCandless era in possesso di un manuale di botanica, Tanaina Plantlore Dena’ina K’et’una: An Ethnobotany of the Dena’ina Indians of Southcentral Alaska, scritto da Priscilla Russell Kari, che descriveva con precisione come distinguere i due semi, e perciò non credeva che McCandless si potesse essere sbagliato.

Krakauer non fu mai persuaso delle analisi compiute da Clausen e negli anni è sempre rimasto convinto che McCandless morì per colpa dei semi della patata selvatica, come aveva scritto nel suo diario. Alla fine del 2012 però, come ha scritto in un recente articolo sul New Yorker, Krakauer lesse un saggio di Ronald Hamilton, uno scrittore americano, che supportava la sua tesi riguardo la morte di McCandless. Hamilton racconta che nel leggere il libro di Krakauer si ricordò di una vicenda di cui aveva letto anni prima, riguardo alcune strane morti avvenute durante la Seconda guerra mondiale nel campo di concentramento di Vapniarca, in Ucraina.

Nel saggio, scritto sulla base di documenti in possesso di un parente di uno fra i gestori del campo, Hamilton scrive che a Vapniarca, dove erano tenuti prigionieri moltissimi ebrei provenienti dalla vicina Romania, un ufficiale aveva cominciato a produrre del pane con i semi di un pisello selvatico: in quei mesi il dottore del campo, Arthur Kessler, si accorse che molti dei prigionieri avevano perso molto peso e che alcuni avevano cominciato ad utilizzare bastoni come stampelle rudimentali, avendo difficoltà a reggersi in piedi. Kessler scoprì che i prigionieri soffrivano di latirismo, una malattia neurologica causata dell’amminoacido β-N-Oxalyl-L-α,β-diaminopropionico (spesso abbreviato in ODAP), e che colpisce soprattutto gli uomini giovani fra i 15 e i 25 anni che assumono poche calorie e fanno molta attività fisica. Nel 2004, Hamilton fece analizzare a un assistente universitario di chimica dell’università dell’Indiana sia la pianta della patata che i semi del pisello selvatici ritrovati vicino al bus, e le analisi indicarono che con molta probabilità in entrambe le piante erano presenti tracce di ODAP: non fu però possibile fare ulteriori esami, poiché erano necessari strumenti a cui l’assistente universitario contattato da Hamilton non aveva accesso.

Nel dicembre del 2012 Krakauer, dopo aver letto il saggio di Hamilton, fece finalmente analizzare i semi delle due piante da un laboratorio più attrezzato ad Ann Arbor, nel Michigan, con la specifica indicazione di cercare tracce di ODAP: Craig Larner, il chimico autore delle analisi, ha detto a Krakauer che entrambi i tipi di semi contengono circa lo 0,4 per cento di ODAP, una concentrazione che può provocare il latirismo. Krakauer ha quindi dedotto che la sua ipotesi può dirsi corretta: McCandless ha con tutta probabilità evitato i semi del pisello selvatico grazie alle indicazioni del suo manuale di botanica, ma non poteva sapere che anche quelli della patata erano velenosi allo stesso modo.

Se avesse evitato di mangiare quei semi, McCandless potrebbe essere ancora vivo, conclude Krakauer: avrebbe compiuto 46 anni il prossimo 12 febbraio.

foto: AP Photo/ Jillian Rogers