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  • Martedì 20 agosto 2013

I documenti di Snowden distrutti dal Guardian

Che però esistono ancora: il direttore Alan Rusbridger ha raccontato "uno dei momenti più bizzarri della lunga storia" del suo giornale

at The High Court on November 16, 2011 in London, England. The inquiry is being lead by Lord Justice Leveson and is looking into the culture, practice and ethics of the press in the United Kingdom. The inquiry, which will take evidence from interested parties and may take a year or more to complete, comes in the wake of the phone hacking scandal that saw the closure of The News of The World Newspaper.
at The High Court on November 16, 2011 in London, England. The inquiry is being lead by Lord Justice Leveson and is looking into the culture, practice and ethics of the press in the United Kingdom. The inquiry, which will take evidence from interested parties and may take a year or more to complete, comes in the wake of the phone hacking scandal that saw the closure of The News of The World Newspaper.

Lunedì sera il direttore del Guardian, Alan Rusbridger, ha pubblicato un lungo articolo per commentare la recente vicenda che ha coinvolto le autorità britanniche e il compagno di Gleen Greenwald, giornalista del quotidiano britannico e autore degli scoop su Edward Snowden e i programmi di sorveglianza della National Security Agency (NSA): David Miranda, 28 anni, è stato trattenuto domenica per nove ore dalle autorità britanniche all’aeroporto di Heathrow, a Londra, secondo quanto stabilito da una legge anti-terrorismo del 2000. Rusbridger ha detto di considerare quanto successo un atto di intimidazione nei confronti di Miranda e del suo giornale e ha anche raccontato diversi episodi in cui agenti dei servizi britannici gli hanno intimato di distruggere o consegnare i documenti di Snowden. Inoltre, lunedì Rusbridger ha detto al giornalista della BBC Danny Shaw che Miranda, con il sostegno del Guardian, ha intrapreso un’azione legale per impedire alla polizia britannica di esaminare il materiale che gli è stato sequestrato a Heathrow.

Rusbridger racconta che poco più di due mesi fa fu contattato da un funzionario del governo britannico che diceva di rappresentare il primo ministro David Cameron. Al primo incontro ne seguirono altri due, durante i quali il funzionario chiese la consegna o la distruzione del materiale su cui il Guardian stava lavorando, relativo alle inchieste sulla sorveglianza compiuta dalla NSA e dall’intelligence britannica. Fino a quel momento il tono rimase cordiale, racconta Rusbridger, anche se si poteva percepire una minaccia implicita nelle parole del funzionario.

Le cose cominciarono a peggiorare un mese dopo. Rusbridger ricevette una telefonata da un ufficio del governo, nella quale il suo interlocutore disse: «Vi siete divertiti. Avete avuto il vostro dibattito. Ora vogliamo tutto il materiale indietro». Seguirono diversi incontri con personaggi legati al governo britannico, di cui Rusbridger non specifica né l’identità né altri dettagli. La richiesta era sempre la stessa: consegnare il materiale di Snowden o distruggerlo.

Durante uno di questi incontri Rusbridger chiese direttamente al suo interlocutore se il governo stesse valutando la possibilità di percorrere strade legali per fermare le inchieste del Guardian, e costringere il giornale a consegnare tutti i documenti. Il funzionario disse sì: era una possibilità che si stava valutando. Rusbridger, come racconta lui stesso, era preparato a questa eventualità, grazie alla precedente esperienza con i documenti di WikiLeaks. Spiegò al funzionario che al giorno d’oggi i grandi giornali possono sfruttare contesti giuridici più permissivi, avendo sedi in diverse parti del mondo. La maggior parte degli articoli pubblicati dal Guardian sulle attività di sorveglianza della NSA sono stati curati da New York, dove il Guardian ha una redazione, senza contare che Greenwald vive e lavora in Brasile da anni.

Rusbridger racconta allora che durante quell’incontro avvenne “uno dei momenti più bizzarri nella lunga storia del Guardian”: due esperti della sicurezza dei servizi britannici supervisionarono la distruzione di alcuni dischi rigidi nel piano interrato della sede del Guardian: inutilmente, ha aggiunto Rusbridger, perché in quest’epoca è quanto meno ingenuo pensare di eliminare dei documenti così importanti distruggendo dei dischi rigidi. Il direttore del Guardian fa capire che il suo giornale continuerà a lavorare sui documenti di Snowden dagli Stati Uniti, dove la libertà di stampa è sancita nel Primo emendamento della Costituzione, cosa che rende molto più complicato – rispetto al Regno Unito – che un governo limiti o impedisca la pubblicazione di materiale di pubblico interesse.

Rusbridger conclude il suo lungo articolo con un commento più generale sulla possibilità per i giornalisti di fare il loro mestiere liberamente:

«Quei colleghi che denigrano Snowden o dicono che i giornalisti dovrebbero avere fiducia nello Stato (molti di loro sono britannici, stranamente, di destra) potrebbero avere un giorno un risveglio crudele. Un giorno sarà la loro storia, la loro causa, a essere sotto attacco. Ma per lo meno ora i giornalisti sanno che devono stare lontano dalla zona di transito di Heathrow»

foto: il direttore del Guardian, Alan Rusbridger (Peter Macdiarmid/Getty Images)