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  • Sabato 17 agosto 2013

L’assedio della moschea di Al Fateh

Era cominciato questa notte al Cairo: si è concluso nel tardo pomeriggio, la situazione sembra essersi stabilizzata

Sabato 17 agosto, intorno alle 17, la polizia ha sgomberato gli ultimi sostenitori dell’ex presidente Mohamed Morsi che si erano barricati all’interno della moschea di Al Fateh, al Cairo. Molti di loro stati arrestati. La moschea era stata occupata da circa mille manifestanti nella notte tra venerdì e sabato. Durante la giornata, colpi di arma da fuoco sono stati scambiati tra alcuni cecchini sulla cima del minareto della moschea e le forze di sicurezza per le strade. Al momento la situazione sembra più tranquilla e non sono stati riportati nuovi scontri al Cairo e nel resto dell’Egitto.

Mentre erano in corso gli scontri attorno alla moschea, il primo ministro egiziano ha proposto di rendere illegale l’organizzazione dei Fratelli Musulmani. Qualche ora dopo un portavoce del governo ha attaccato duramente il governo Morsi e i suoi sostenitori definendoli «fascisti teologici e religiosi». Nel pomeriggio il ministro della Salute ha dichiarato che negli scontri di venerdì 17 agosto ci sono stati 173 morti in tutto l’Egitto, 95 soltanto al Cairo. Tra gli altri ci sarebbe anche il figlio il figlio 38enne di Muhammad Badie, la guida suprema Fratelli Mussulmani. Nel pomeriggio di sabato una bomba è stata lanciata contro il consolato egiziano a Bengasi, in Libia. Non ci sono stati feriti e i danni sono stati limitati.

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17.00 – Le forze di sicurezza egiziane sostengono di aver sgombrato la moschea da tutti i suoi occupanti, molti dei quali sarebbero stati arrestati.

16.45 – Il portavoce del primo ministro egiziano, durante una conferenza stampa ancora in corso, ha attaccato duramente i sostenitori dell’ex presidente Morsi. Ha dichiarato che l’Egitto sta affrontando in questi giorni «una guerra contro l’estremismo» e ha più volte definito il governo di Morsi «un fascismo teologico e religioso». Ha anche sottolineato che il governo e l’esercito continueranno a «proteggere» quegli egiziani che sono scesi in piazza il 30 giugno per protestare contro il governo di Morsi.

15.55 – Secondo alcuni funzionari anonimi, citati da numerosi media internazionali, Mohamed al-Zawahiri, fratello del leader di al-Qaida Ayman al-Zawahiri, sarebbe stato arrestato ad un posto di blocco vicino a Giza, in Egitto.

14.55 – Oltre alla diretta di Al Jazeera è possibile seguire quella di ONtv, una televisione privata egiziana considerata favorevole all’attuale governo e molto critica nei confronti degli islamisti.

14.39 – L’agenzia di stampa Associated Press ha pubblicato alcune foto scattate oggi all’interno della moschea e nell’area circostante.

14.25 – Le forze di sicurezza egiziana hanno aperto il fuoco in diversi momenti contro il minareto della moschea di Al Fateh. Pochi minuti prima, diversi colpi di arma da fuoco erano stati sparati dalla cima del minareto verso il basso. Secondo diversi giornalisti che si trovano sul posto, i sostenitori dell’ex presidente Morsi che escono dalla moschea vengono scortati dalla polizia e protetti dalla folla che circonda l’area.

13.45 – Intorno alla moschea di Al Fateh è in corso una sparatoria. Al Jazeera ha mostrato nel corso della sua diretta dal Cairo (potete seguirla qui) colpi di arma da fuoco provenire dalla cima del minareto della moschea diretti verso il basso. Non è chiaro se le forze di sicurezza egiziana intorno alla moschea abbiano risposto al fuoco, ma i testimoni riferiscono che si sentono molti spari all’esterno e all’interno della Moschea.

Da pochi minuti il primo ministro egiziano Hazem el-Beblawi ha terminato un discorso alla televisione in cui ha proposto di rendere illegale l’organizzazione dei Fratelli Mussulmani. Ha anche annunciato che 57 ufficiali di polizia sono stati uccisi da mercoledì e che tra le persone arrestate in questi giorni ci sono diversi cittadini pakistani, afghani, palestinesi e siriani. Il ministro della Salute ha dichiarato che negli scontri di venerdì 16 agosto sono morte 173 persone di cui 95 al Cairo.

12.47 – I Fratelli Mussulmani hanno detto che il figlio 38enne di Muhammad Badie, la guida suprema del movimento, è stato ucciso ieri negli scontri in piazza Ramses, al Cairo.

Aggiornamento, ore 12.24 – Diversi spari sono stati sentiti intorno alla moschea di Al Fateh, dove sono barricati alcune centinaia di sostenitori dell’ex presidente Mohamed Morsi, e nella vicina piazza Ramses. L’esercito ha bloccato le vie di accesso alla moschea e alla zona circostante. Non è ancora chiaro se i colpi provenissero dalla moschea o dall’esterno.

Mentre la maggior parte dei media continua a scrivere che l’assedio procede, CNN ha scritto che nelle ultime ore alcune centinaia di persone sono uscite dalla moschea. L’esercito ha permesso loro di allontanarsi. Molte altre persone, tra cui anche donne e bambini, rimangono ancora all’interno.

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Circa mille sostenitori dell’ex presidente egiziano Mohamed Morsi durante la notte tra il venerdì 16 e sabato 17 agosto nella moschea di Al Fateh, al Cairo. Nelle prime ore di sabato, alcuni uomini dell’esercito in tenuta antisommossa sono entrati nella moschea e hanno parlato con i dimostranti. La moschea si trova poco lontano da piazza Ramses, dove ieri ci sono stati alcuni degli scontri più duri tra la polizia e i manifestanti.

Le violenze nel paese sono ricominciate mercoledì 14 agosto, quando l’esercito ha deciso di sgombrare alcuni accampamenti dei sostenitori di Morsi al Cairo. Negli scontri ci sono stati almeno 500 morti. Venerdì 16 agosto i Fratelli Mussulmani hanno organizzato una serie di manifestazioni in tutto il paese chiamate “Giorno della rabbia”. Diversi cortei si sono concentrati in piazza Ramses. Per tutta la giornata sono stati riportati scontri e numerosi casi di uso di armi da fuoco, anche da parte di persone in abiti civili.

A partire dalle 19 è scattato il coprifuoco deciso mercoledì e quasi tutte le strade del Cairo si sono svuotate. Ci sono stati altri piccoli scontri nel corso della notte: secondo l’esercito, alcuni elicotteri che sorvolano la città sono stati colpiti dal fuoco di armi leggere che non hanno causato danni. Proprio per sottrarsi al coprifuoco, circa un migliaio di persone si sono rifugiate nella moschea di Al Fateh, che per tutto il giorno era stata utilizzata come posto di soccorso improvvisato. Secondo alcuni video trasmessi da una TV privata egiziana, la moschea è circondata da mezzi militari. A quanto pare i militari hanno offerto agli occupanti della moschea la possibilità di uscire in sicurezza.

Secondo alcuni testimoni che si trovano all’interno della moschea, i militari avrebbero proposto di far uscire soltanto le donne, ma avrebbero dichiarato che intendono arrestare gli uomini. Secondo fonti militari, alcuni manifestanti sono trattenuti contro la loro volontà all’interno della moschea dagli altri sostenitori di Morsi.

Un medico che si trova all’interno della moschea ha detto a CNN che gli occupanti temono che una volta usciti saranno attaccati da “criminali” in borghese alleati dell’esercito. Sempre secondo lo stesso medico, durante la notte qualcuno ha sparato contro la moschea e ha tentanto di irrompere all’interno con la forza. Secondo altre fonti uomini armati avrebbero aperto il fuoco dall’interno della moschea sui militari all’esterno. Questa affermazione, così come le altre dall’interno della moschea, non può essere confermata, hanno dichiarato tutti i principali media.

Nella notte ci sono stati scontri anche in altre città dell’Egitto. Il ministero della Salute ha dichiarato che, negli scontri degli ultimi due giorni ad Alessandria, ci sono stati 21 morti. Secondo la TV di stato, i sostenitori di Morsi e dei Fratelli Mussulmani hanno attaccato almeno 25 stazioni di polizia e dieci chiese cristiane.