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  • Martedì 13 agosto 2013

Come sono fatte le colonie israeliane

Le foto degli insediamenti nei territori palestinesi, di cui si parla di nuovo: la comunità internazionale li considera illegali ma sono in costante crescita

Har Homa, una colonia costuita nell'area araba di Gerusalemme est vicino a Betlemme, settembre 2010 (YUVAL NADEL/AFP/Getty Images)
Har Homa, una colonia costuita nell'area araba di Gerusalemme est vicino a Betlemme, settembre 2010 (YUVAL NADEL/AFP/Getty Images)

Negli ultimi giorni si è tornati a parlare molto del problema delle colonie israeliane: i negoziati tra Israele e Palestina sono infatti entrati in crisi prima ancora di iniziare quando domenica il ministro per la Casa israeliano – Uri Ariel, di estrema destra – ha annunciato la costruzione di 1.200 nuove unità abitative nei territori palestinesi occupati: quasi 800 a Gerusalemme Est e circa 400 nelle colonie israeliane in Cisgiordania. Il progetto è stato criticato non solo dai palestinesi ma anche dalla comunità internazionale e da molti israeliani, che considerano l’ampliamento degli insediamenti israeliani in Palestina uno dei principali ostacoli alla pace tra i due paesi.

Gli insediamenti sono comunità abitate da civili israeliani e costruite nei territori conquistati da Israele dopo la Guerra dei sei giorni, avvenuta nel giugno del 1967: in Cisgiordania, a Gerusalemme Est, nelle Alture del Golan e nella Striscia di Gaza. Nel 1979 Israele si ritirò dagli insediamenti in Sinai dopo aver firmato l’accordo di pace con l’Egitto, e nel 2005 l’allora primo ministro israeliano Ariel Sharon ordinò di smantellare le 17 colonie israeliane nella Striscia di Gaza, allontanando – spesso con la forza – circa ottomila persone dalle loro case. Al momento le colonie si trovano a Gerusalemme Est, in Cisgiordania e sulle Alture del Golan.

La comunità internazionale – compresi gli Stati Uniti, l’Unione Europea e le Nazioni Unite – considera le colonie illegali e non riconosce l’autorità israeliana su alcune aree vicine a Gerusalemme Est e alle Alture del Golan che sono state annesse da Israele. Oltre alle colonie si aggiungono gli avanposti (“outpost”) costruiti dagli anni Novanta dai coloni senza l’autorizzazione del governo israeliano, e pertanto considerati illegali. Nonostante questo, in passato sono stati più volte sovvenzionati da ministeri come quello della Difesa e della Casa.

Secondo dati del ministero degli Interni israeliano risalenti al luglio 2012, gli insediamenti riconosciuti in Cisgiordania sono 121 e ospitano circa 350 mila persone, a Gerusalemme Est vivono circa 300 mila israeliani e 20 mila nelle Alture del Golan. Negli ultimi cinque anni i coloni israeliani in Cisgiordania sono aumentati del 20 per cento. Nel 2009 il primo ministro israeliano Benjamin Netanyhau aveva accettato di sospendere la costruzione di nuove unità abitative nelle colonie, ma la moratoria è terminata il 25 settembre del 2010 portando alla fine dei negoziati di pace nuovamente aperti con i palestinesi. Nel 2012 l’ampliamento delle colonie è stato impressionante: soltanto a dicembre il governo aveva approvato 11 mila nuove unità abitative, quasi quanto nei dieci anni precedenti.

Una mappa interattiva delle colonie israeliane compilata dall’associazione Peace Now

Gli insediamenti sono molto diversi tra loro: alcuni sono periferie urbane, spesso abitate per convenienza economica (la vita è meno cara e il governo offre incentivi ai residenti); altri sono villaggi rurali e di frontiera, in cui vivono soprattutto ebrei ortodossi e fanatici convinti che quei territori appartengano a Israele per diritto divino. Gli insediamenti più importanti sono Modi’in Illit (in Cisgiordania, tra Gerusalemme e Tel Aviv), Maale Adumim (a una decina di chilometri a est di Gerusalemme) e Beitar Illit (a circa dieci chilometri a sud di Gerusalemme): hanno lo status di città e sono abitate da oltre 30 mila persone ognuna, principalmente ebrei ortodossi.