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  • Venerdì 9 agosto 2013

Il prossimo sindaco di New York

Sarà questa donna? Tra un mese ci sono le primarie: la sinistra perde da vent'anni in una delle città più di sinistra degli Stati Uniti

di Francesco Costa – @francescocosta

FILE - In this July 30, 2013 file photo, New York City mayoral candidate Christine Quinn, a Democrat, laughs while talking with people at a Lenox Hill Neighborhood House senior center. While rivals have called for embattled mayoral candidate Anthony Weiner to drop out of the race after the latest sexting allegations against him, Quinn has stopped short of calling for Weiner's withdrawal. (AP Photo/Seth Wenig, file)
FILE - In this July 30, 2013 file photo, New York City mayoral candidate Christine Quinn, a Democrat, laughs while talking with people at a Lenox Hill Neighborhood House senior center. While rivals have called for embattled mayoral candidate Anthony Weiner to drop out of the race after the latest sexting allegations against him, Quinn has stopped short of calling for Weiner's withdrawal. (AP Photo/Seth Wenig, file)

Il prossimo 5 novembre gli elettori di New York voteranno per scegliere il loro nuovo sindaco, e in questi giorni è in corso la campagna elettorale per le primarie dei due principali partiti degli Stati Uniti, quello democratico e quello repubblicano. L’elezione del sindaco di una tra le città più importanti e popolate del pianeta è di per sé una storia interessante da seguire, ma in questo caso un fattore ulteriormente affascinante è che New York sia una delle città più di sinistra degli Stati Uniti – per molti è addirittura il simbolo del pensiero liberal – eppure alle ultime cinque elezioni ha scelto candidati repubblicani o sostenuti dai repubblicani.

Le elezioni primarie di entrambi i partiti si terranno il prossimo 10 settembre (si fanno sistematicamente e sono regolate dalla legge, non dai singoli partiti come in Italia). Se nessun candidato otterrà più del 40 per cento dei voti, i primi due si giocheranno la candidatura in un ballottaggio il primo ottobre.

I candidati democratici
Tra i democratici, i principali candidati sono quattro: Bill de Blasio, Christine Quinn, Bill Thompson e Anthony Weiner.

De Blasio ha 52 anni ed è il difensore civico di New York, di cui è stato più volte consigliere comunale: è un tipo pragmatico e spiccio, non molto carismatico ma rispettato. Bill Thompson ha 60 anni, è l’ex comptroller della città (una specie di supervisore su spese e politiche del comune) ed è il candidato sconfitto dall’attuale sindaco Bloomberg nel 2009. Anthony Weiner è l’uomo di cui si è parlato di più nelle ultime settimane, per le vicende che hanno distrutto la sua candidatura: ha 49 anni ed era un promettente deputato prima che nel 2011 venissero fuori foto e messaggi osceni che inviava a ragazze conosciute su Internet. Si dimise, si scusò, si fece da parte per un po’ e poi annunciò la sua candidatura a sindaco, affondata da nuove foto e nuovi messaggi emersi poche settimane fa.

Christine Quinn sembra essere la candidata più forte, secondo i sondaggi: ha 47 anni, è la presidente del Consiglio comunale – quindi è il politico più potente in città dopo Bloomberg – ed è molto di sinistra: è lesbica, tra l’altro, e si è battuta molto per i diritti civili. Secondo i sondaggi Quinn è lontana dalla vittoria al primo turno ma praticamente certa di arrivare al ballottaggio: De Blasio e Thompson si giocheranno il secondo posto.

I candidati repubblicani
Tra i repubblicani i candidati più forti sono due, Joseph Lhota e John Catsimatidis.

Joseph Lhota ha 58 anni e origini variegate: la famiglia di suo padre è ceca, sua mamma è mezza italiana e mezza americana. È molto vicino a Rudy Giuliani e soprattutto è l’ex presidente della MTA, l’azienda dei trasporti di New York. In un anno alla guida dell’azienda, nominato dal governatore democratico Cuomo, Lhota ha ricevuto grandi apprezzamenti: per questo è considerato il favorito alle primarie, anche se forse è un po’ troppo di destra per attirare elettori moderati e centristi alle elezioni di novembre. John A. Catsimatidis, 64 anni, è nato in Grecia ed è proprietario e presidente di Gristedes Foods, la più grande catena di alimentari di Manhattan, e di una grossa società immobiliare: è più moderato di Lhota, una volta si considerava addirittura democratico ma nel tempo è diventato più conservatore.

Secondo i sondaggi Lhota è vicino alla vittoria la primo turno.

Perché i democratici faticano?
L’ultimo sindaco democratico di New York – nonché il primo e unico nero – è stato David Dinkins, eletto nel 1990 dopo i leggendari e controversi 12 anni da sindaco di Ed Koch. A quei tempi New York aveva grossi problemi di criminalità, e questa fu la principale ragione per cui Dinkins – che qualcosina comunque aveva fatto – fu sconfitto da Giuliani nel 1993. Negli anni successivi la criminalità calò vistosamente grazie a un approccio radicale di Giuliani, che fu rieletto nel 1997. Nel 2001, pochi mesi dopo gli attentati dell’11 settembre, quando i repubblicani e Giuliani godevano di enorme popolarità, Michael Bloomberg fu eletto sindaco. Fu rieletto nel 2005 e nel 2009, dopo aver modificato la legge che impediva di fare tre mandati consecutivi. Nel frattempo era uscito dal partito repubblicano e si era candidato come indipendente.

Bloomberg è piuttosto popolare in città – anche se meno di qualche anno fa – e il suo profilo secondo molti è un esempio di quello che gli abitanti di New York cercano in un sindaco: una persona carismatica, equilibrata (Bloomberg è di fatto un centrista), efficace, concreta, con un approccio “aziendale”, che parli chiaro e abbia pochi fronzoli. Meglio se di successo. I gravi problemi della città negli anni Novanta – e il dominio precedente dei democratici, che hanno governato New York quasi ininterrottamente dagli anni Cinquanta – hanno favorito i repubblicani negli ultimi tempi, anche perché i repubblicani di New York sono diversi dai repubblicani del resto degli Stati Uniti: sono moderati, non sono estremisti religiosi, sono spesso tolleranti sull’aborto o ai controlli sui possessori di armi da fuoco. Quindi per i democratici sono più complicati da battere, specie in mancanza di candidati molto popolari.

Gli anni di Bloomberg
In questi anni Bloomberg ha investito molto sull’istruzione e sull’ambiente, applicando l’atteggiamento decisionista che molti apprezzano e altri criticano: per esempio ha promosso l’introduzione di un rigido divieto anche solo sul portare telefoni cellulari a scuola, e durante il suo periodo al governo gli insegnanti hanno avuto un sostanzioso aumento di stipendio (il 43% in più).

Ha promosso il divieto di fumo in tutti i locali chiusi prima di molte altre città, l’introduzione dei matrimoni gay e un discusso piano per ridurre la vendita di bibite zuccherate, allo scopo di combattere l’obesità. Durante i suoi 12 anni da sindaco la criminalità è continuata a diminuire ma grazie a un approccio più soft e di basso profilo rispetto a quello energico di Giuliani. Dal punto di vista finanziario la città ha recuperato il debito contratto dopo l’11 settembre. Il suo problema più grosso – anche se in una città come New York qualsiasi piccola cosa può diventare grossa in un attimo – è la questione abitativa: gli affitti crescono in continuazione, più rapidamente dell’inflazione, mettendo in difficoltà molte persone e facendo aumentare il numero dei senzatetto. Comprare una casa nelle zone centrali è una cosa da milionari.

foto: Christine Quinn. (AP Photo/Seth Wenig)