I 12 referendum dei Radicali

Alcuni riguardano la giustizia, altri i diritti civili: le firme si possono raccogliere fino a settembre, il PdL ha detto che ne sosterrà alcuni

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18-07-2013 Roma
Cronaca
Raccolta firme a sostegno referendum radicali sulla «Giustizia Giusta». Partecipano Roberta Angelilli, Maurizio Gasparri, Andrea Augello. Largo dei Lombardi
Foto LaPresse 18-07-2013 Roma Cronaca Raccolta firme a sostegno referendum radicali sulla «Giustizia Giusta». Partecipano Roberta Angelilli, Maurizio Gasparri, Andrea Augello. Largo dei Lombardi

Dopo la conferma da parte della corte di Cassazione della condanna a Silvio Berlsusconi a quattro anni di reclusione per frode fiscale nel processo Mediaset, alcuni esponenti del PdL hanno ribadito di voler approvare una riforma della giustizia, necessità condivisa anche dal Partito Democratico (sulla sostanza, invece, ci sono molte differenze). Per questo motivo il PdL ha detto di voler sostenere e firmare i quesiti referendari depositati dai Radicali sulla giustizia. I quesiti però sono in tutto dodici e riguardano anche altri temi relativi ai diritti civili per gli immigrati, all’abolizione del finanziamento pubblico e quella dell’ergastolo.

I primi sei quesiti referendari sono stati depositati dai Radicali presso la Corte Costituzionale il 10 aprile scorso dal segretario Mario Staderini, e sono sostenuti dal Comitato Cambiamo Noi. Questi sei quesiti riguardano:

1. L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti previsto nella formula attuale dei “rimborsi elettorali” dalla legge n.96 del 2012 (già una volta in passato il finanziamento pubblico ai partiti fu abolito da un referendum proposto dai Radicali, ma il Parlamento trovò diverse strade per aggirare la legge e la volontà popolare ripristinandolo).

2. L’abrogazione della norma che prevede la ripartizione della quota dell’otto per mille tra le confessioni religiose anche per chi non ha espresso una scelta sulla propria dichiarazione dei redditi.

3. L’abolizione del carcere per alcuni reati riferiti all’uso di sostanze stupefacenti, come la coltivazione domestica, il possesso e il trasporto in quantità medie.

4. e 5. L’abolizione del reato di clandestinità (riferito all’articolo 10 bis del Testo Unico sull’immigrazione n. 286 del 1998) e delle norme (articoli 4 bis e 5 bis dello stesso Testo Unico) che incidono sulle condizioni dei lavoratori immigrati, definite clandestine e precarie.

6. L’eliminazione dei tre anni di separazione obbligatoria prima di ottenere il divorzio.

Altri sei quesiti, che riguardano la riforma della giustizia, sono stati depositati il 28 maggio dal Comitato Giustizia Giusta, presieduto da Marco Pannella. Questi riguardano:

1. e 2. L’abrogazione di due articoli della legge n. 117 del 1988 sulla responsabilità civile dei magistrati: lo scopo è quello di agevolare i cittadini all’esercizio dell’azione civile nei confronti dei magistrati, per risarcire i danni subiti a causa di una sbagliata interpretazione del diritto o a causa di eventuali errori nella valutazione di fatti o prove.

3. L’abrogazione delle norme che consentono la pratica dei magistrati “fuori ruolo”, cioè dei magistrati messi a capo di uffici della pubblica amministrazione e nei ministeri.

4. La limitazione del carcere preventivo – cioè della custodia cautelare – soltanto per i reati gravi.

5. L’abolizione dell’ergastolo.

6. La separazione delle carriere dei magistrati: cioè separare le carriere della magistratura requirente (i pubblici ministeri, cioè l’accusa) da quella della magistratura giudicante (i giudici). È un tema ricorrente nella discussione italiana sulla riforma della giustizia, anche piuttosto trasversale da destra e sinistra, per quanto non molto popolare nella magistratura (con qualche eccezione anche molto famosa, vedi Giovanni Falcone).

Oltre al PdL, anche la Lega Nord ha detto di voler appoggiare i referendum sulla riforma della giustizia, mentre il Partito Socialista Italiano ha detto di appoggiare il primo blocco di quesiti, quelli riferiti ai diritti civili. L’obiettivo dei due comitati referendari è raccogliere 500mila firme entro settembre: le firme, prevede la legge, devono essere raccolte nei tre mesi successivi al momento in cui vengono depositati i quesiti.

Il referendum può essere chiesto da 500mila elettori o da cinque Consigli regionali per quanto riguarda le leggi ordinarie dello Stato e le leggi regionali, ad eccezione delle leggi tributarie, le leggi di bilancio, la richiesta di amnistia o indulto, la ratifica di trattati internazionali. Se le firme saranno raccolte entro settembre, la Corte Costituzionale dovrà successivamente decidere se considerare ammissibili o no i singoli quesiti.

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