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  • Lunedì 29 luglio 2013

Le elezioni in Mali

Si sono svolte ieri, dopo un anno di crisi politica, un colpo di stato militare e l'intervento dell'esercito francese

Electoral agents count the votes at a polling station on July 28, 2013 in the Malian capital Bamako. Mali voted for a president expected to usher in a new dawn of peace and stability in the first election since a military coup upended one of the region's most solid democracies. AFP PHOTO / HABIBOU KOUYATE (Photo credit should read HABIBOU KOUYATE/AFP/Getty Images)
Electoral agents count the votes at a polling station on July 28, 2013 in the Malian capital Bamako. Mali voted for a president expected to usher in a new dawn of peace and stability in the first election since a military coup upended one of the region's most solid democracies. AFP PHOTO / HABIBOU KOUYATE (Photo credit should read HABIBOU KOUYATE/AFP/Getty Images)

Domenica 28 luglio si sono svolte in Mali le prime elezioni presidenziali dopo la crisi politica cominciata nel gennaio del 2012 e il colpo di stato militare di marzo che ha portato alla deposizione del presidente Amadou Toumani Touré. Non c’è ancora nessun dato ufficiale sui risultati e nessuno dei 27 candidati  – tra cui una sola donna – ha rilasciato dichiarazioni. L’unica certezza è che il tasso di partecipazione è stato superiore rispetto alle precedenti elezioni e che durante la giornata non ci sono stati incidenti.

Secondo la stampa locale, sarebbe in netto vantaggio l’ex primo ministro Ibrahim Boubacar Keïta (69 anni) leader del partito Assemblea per il Mali e dato per favorito anche prima del voto. Il suo principale avversario è l’ex ministro dell’economia e delle finanze Soumaïla Cissé. Se il risultato non sarà netto, i due candidati che avranno ottenuto più voti andranno al ballottaggio l’11 agosto.

Il risultato del voto è atteso come la possibile soluzione alla crisi politica del paese iniziata nel gennaio del 2012. Nell’ultimo anno il Mali ha infatti attraversato un periodo molto turbolento: l’anno scorso la minoranza tuareg nel nord del paese è insorta contro il governo, c’è stato un colpo di stato militare e poi una seconda insurrezione guidata da diversi gruppi di estremisti islamici. L’intervento dell’esercito francese e di altri paesi africani ha riportato sotto il controllo del governo la gran parte del territorio conquistato dai ribelli.

Le elezioni presidenziali erano inoltre una delle condizioni per il ricevimento di centinaia di milioni di dollari in aiuti internazionali. Secondo alcuni, sono state però organizzate in modo frettoloso e prematuro. L’International crisis group, un’organizzazione indipendente non governativa impegnata nella soluzione dei conflitti, aveva chiesto di posticiparle, ma il presidente ad interim Dioncounda Traoré aveva dichiarato: «prima si forma un nuovo governo, e prima ci si può occupare della crisi del paese».

Alcuni mezzi di informazione maliani e alcuni candidati hanno denunciato irregolarità nella distribuzione dei certificati elettorali. Tra questi, Tiébilé Dramé, ex ministro degli esteri che ha ritirato la propria candidatura in segno di protesta: «In una nazione di 16 milioni di persone, l’elenco dei quasi sette milioni di elettori registrati si è basato su un censimento del 2009. Questo significa però che migliaia di persone che hanno raggiunto la maggiore età non erano presenti sul vecchio elenco e non hanno potuto votare. Sono stati privati dei loro diritti costituzionali».