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  • Sabato 20 luglio 2013

Sam Rainsy è tornato in Cambogia

È il più importante oppositore del primo ministro Hun Sen: si era autoesiliato in Francia, dopo una condanna a 11 anni che ha definito "politicamente motivata"

Cambodian opposition leader Sam Rainsy gestures as he greets supporters of his Cambodia National Rescue Party upon arrival at Phnom Penh International Airport in Phnom Penh, Cambodia, Friday, July 19, 2013. Thousands of cheering supporters greeted Sam Rainsy as he returned from self-imposed exile Friday to spearhead his party's election campaign against well-entrenched Prime Minister Hun Sen. (AP Photo/Heng Sinith)
Cambodian opposition leader Sam Rainsy gestures as he greets supporters of his Cambodia National Rescue Party upon arrival at Phnom Penh International Airport in Phnom Penh, Cambodia, Friday, July 19, 2013. Thousands of cheering supporters greeted Sam Rainsy as he returned from self-imposed exile Friday to spearhead his party's election campaign against well-entrenched Prime Minister Hun Sen. (AP Photo/Heng Sinith)

Il leader dell’opposizione cambogiana Sam Rainsy, che da tre anni si era autoesiliato in Francia per evitare una condanna a 11 anni di carcere, è tornato venerdì 19 luglio in Cambogia per sostenere il suo partito politico alle elezioni parlamentari del prossimo 28 luglio. Rainsy è potuto rientrare dopo essere stato graziato dal re Norodom Sihamoni, su proposta del primo ministro Hun Sen: è stato accolto all’aeroporto di Phnom Penh, capitale della Cambogia, da migliaia di sostenitori. Dopo aver baciato la terra ha dichiarato: «Sono tornato a casa per salvare il paese».

I paesi occidentali, a cominciare dagli Stati Uniti, avevano fatto pressione per il ritorno di Sam Rainsy in Cambogia senza il quale, dicevano, le prossime elezioni parlamentari sarebbero state prive di legittimità: Hun Sen, a capo del governo dal 1985 e leader del Partito del popolo (PPC), è comunque certo di vincere, anche perché Sam Rainsy, che condurrà la campagna per il Partito per la salvezza nazionale cambogiana (CNRP, coalizione nata in occasione delle prossime elezioni e il cui simbolo è un sole che sorge), non potrà né candidarsi né votare, dato che le liste elettorali sono state chiuse prima della firma del perdono del re, lo scorso 12 luglio.

La Cambogia, in breve
La Cambogia è uno stato dell’Asia sud-orientale che negli ultimi cinquant’anni ha avuto una storia molto movimentata, a partire dalla colonizzazione dei francesi. Divenne indipendente nel 1954 sotto la guida di re Norodom Sihanuk, subì un colpo di stato nel 1970 guidato dal generale Lon Nol e fu governata per diversi anni da Pol Pot e dai Khmer rossi, che conquistarono il potere nel 1975 dopo cinque anni di guerra civile.

Poi, nel 1979, la Cambogia subì l’invasione da parte del Vietnam, che portò al rovesciamento del sanguinoso governo di Pol Pot e alla proclamazione della Repubblica popolare di Cambogia: le truppe vietnamite completarono il loro ritiro dal territorio cambogiano solo nel 1989, e le prime elezioni sotto il controllo dell’ONU si tennero nel 1993.

Nel 1991, dopo il ritiro delle truppe vietnamite e con gli accordi di Parigi (stipulati sulla base di un piano di pace formulato dai cinque membri permanenti delle Nazioni Unite) iniziò per la Cambogia una difficile fase di transizione verso la democrazia. Fu creato  un Consiglio nazionale supremo (CNS), composto dai rappresentanti delle quattro principali forze politiche cambogiane – tra cui il Partito popolare cambogiano, PPC, guidato da Hun Sen – e presieduto da Sihanouk. 

Le elezioni del 1993 furono vinte dal Fronte unito nazionale per una Cambogia indipendente, neutrale, pacifica e cooperante (FUNCINPEC), espressione dei seguaci di Sihanouk, che – dopo l’approvazione di una nuova Costituzione che trasformava la Cambogia in una monarchia costituzionale – salì nuovamente al trono. Negli anni Novanta e nei primi anni Duemila si susseguirono una serie di governi di coalizione formati dalle due forze principali: FUNCINPEC e PPC (Partito popolare cambogiano). Nel 2004 Sihanouk lasciò il trono al figlio Norodom Sihamoni.

Sam Reinsy
Sam Rainsy ha 64 anni e attualmente è considerato il leader dell’opposizione a Hun Sen. Entrò in politica come membro del FUNCINPEC alla fine degli Ottanta. Fu poi ministro delle Finanze – sosteneva la liberalizzazione dell’economia e denunciava la corruzione e l’eccessivo potere della burocrazia statale – ma venne espulso dal partito e dall’Assemblea Nazionale a seguito di un voto di sfiducia nel 1995.

In quegli anni, le relazioni tra il FUNCINPEC e il PPC si fecero sempre più difficili: emersero nuovi movimenti politici creati dai dissidenti di entrambi i partiti, e visto che le vecchie alleanze erano ormai a rischio, i Khmer rossi tornarono ad essere possibili interlocutori politici con il loro Partito per una Kampuchea democratica (PKD). Sihanouk e una parte del FUNCINPEC, fra cui Sam Rainsy, erano favorevoli a un atteggiamento di riconciliazione nazionale: erano cioè convinti che il miglioramento delle condizioni economiche avrebbe avuto come naturale conseguenza l’indebolimento del PKD, sostenuto dalle classi sociali più poveri.

Il PPC di Hun Sen, invece, con l’appoggio del presidente dell’Assemblea nazionale Chea Sim e della parte di FUNCINPEC guidata da Ranariddh, riuscì a far votare la messa fuori legge di quel partito. Rainsy, suo principale avversario politico, venne espulso dal governo e anche dal FUNCINPEC e fondò nel novembre 1995 una nuova formazione politica: il Partito della nazione Khmer (PNK), costituito essenzialmente dai dissidenti del FUNCINPEC e con un programma basato su pace, giustizia sociale e protezione del patrimonio forestale. Nel 1997 Sam Rainsy subì un attentato: lui sopravvisse, ma morirono 16 suoi sostenitori. Alle elezioni del 1998 il partito di Sam Rainsy – che per parteciparvi dovette cambiare nome e diventare Partito di Sam Reinsy, SRP – fu il terzo più votato e ottenne 15 seggi, ma a vincere fu il PPC. Così anche nel 2003, quando però il partito di Rainsy risultò la seconda forza politica del paese.

Due anni dopo, nel 2005, Sam Rainsy fuggì in esilio, a causa di una serie di condanne in tribunale che lui ha sempre definito “politicamente motivate”. L’anno seguente, un perdono reale gli permise di tornare in Cambogia per partecipare alle elezioni parlamentari del 2008, vinte nuovamente da Hun Sen. Nel 2010, a causa delle sue proteste contro gli accordi per la demarcazione del confine tra Cambogia e Vietnam che lui riteneva fossero contro l’interesse nazionale, Sam Rainsy venne condannato a 11 anni di carcere, e per non essere arrestato tornò in esilio. Fino a farvi ritorno, un’altra volta, venerdì.

Foto: Sam Rainsy al suo arrivo all’aeroporto di Phnom Penh.
Cambogia, 19 luglio 2013 (AP Photo/Heng Sinith)