La proposta del PD sull’ineleggibilità

Che non piace a molti, anche se elimina alcune ambiguità della legge del 1957: quella su cui si deve esprimere la giunta per le elezioni a proposito di Berlusconi

Negli ultimi giorni si è tornati a parlare dell’ineleggibilità di Silvio Berlusconi alla carica di parlamentare. La questione è attualmente all’esame della giunta delle elezioni del Senato, che deve esprimersi sulla base di una legge del 1957: già tre volte, nelle scorse legislature, le giunte parlamentari la hanno interpretata a favore di Berlusconi, ma dopo le ultime elezioni qualcosa potrebbe essere cambiato negli equilibri politici (in particolare vista la posizione del M5S) e la decisione della giunta sembra più incerta.

Sabato 13 luglio alcuni giornali hanno dato molto rilievo a una proposta del PD sulla questione, un disegno di legge presentato alcuni giorni fa: molti con accento critico, presentandola come un’iniziativa per salvare Berlusconi.

La nuova proposta del PD
La prima cosa da dire è che la proposta di cui si discute è un disegno di legge che risale a oltre tre settimane fa: il ddl n. 853 (qui il PDF) è stato presentato in Senato il 20 giugno 2013. Il primo firmatario è il senatore del Partito Democratico Massimo Mucchetti – giornalista economico e per anni vicedirettore del Corriere della Sera – e tra gli altri 24 firmatari ci sono il capogruppo del PD Luigi Zanda e la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli.

Mucchetti aveva esposto la sua proposta con un articolo sull’Unità alla fine di maggio (in quei giorni era stato intervistato sul tema da Repubblica e dalla Stampa) e poi con un altro articolo del 21 giugno: allora però la proposta non ricevette molta attenzione.

Il disegno di legge interviene sulla legge del 1957 che regola ancora i criteri di ineleggibilità dei parlamentari e cambia in sostanza due aspetti. Il primo: allarga la definizione di chi è interessato dalla legge. Il secondo: cambia la sanzione per il parlamentare che si trova in un una situazione irregolare, passando dall'”ineleggibilità” all'”incompatibilità”. Quest’ultimo cambiamento è quello che si è attirato le maggiori critiche.

Più avanti vedremo meglio come funziona la legge del 1957, per il momento è sufficiente dire che il disegno di legge eliminerà le ambiguità che sono contenute nella vecchia legge. In sostanza, la situazione irregolare scatterà per chiunque possegga quote di controllo del capitale azionario di un’azienda che sfrutta concessioni pubbliche. In altre parole, Silvio Berlusconi che possiede una quota di controllo del capitale di Mediaset, ma non ha alcuna carica all’interno della società, sarebbe considerato irregolare.

L’altro cambiamento riguarda cosa accade una volta che viene individuata una situazione di questo tipo. Attualmente viene dichiarata l’ineleggibilità, che porta all’immediata decadenza del parlamentare. Nel disegno di legge l’ineleggibilità viene sostituita dall'”incompatibilità”, che funziona in maniera meno immediata. Dal giorno in cui riceve la comunicazione con la quale la giunta per le elezioni gli notifica l’incompatibilità, il parlamentare ha un anno di tempo per liberarsi della causa dell’incompatibilità: cioè ha un anno per vendere il suo pacchetto di controllo.

Il disegno di legge stabilisce regole molto stringenti per stabilire a chi è possibile vendere per evitare l’incompatibilità. I soggetti non devono essere parenti fino al quarto grado o affini fino al secondo (gli affini sono i parenti del coniuge). Non devono nemmeno avere rapporti professionali con il parlamentare e non devono avere partecipazioni azionarie in comune in altre società. In altre parole, facendo ancora l’esempio di Berlusconi, non potrebbe vendere le sue azioni ai suoi figli o a suo fratello e nemmeno a Fedele Confalonieri che, in quanto presidente del gruppo Mediaset, ha un rapporto professionale con Berlusconi.

Una disposizione transitoria del disegno di legge lo rende esecutivo il giorno successivo dalla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Se venisse approvato, quindi, riguarderebbe anche gli eletti in questa legislatura e quindi Berlusconi dovrebbe essere dichiarato incompatibile. Il PdL ha attaccato la proposta, il senatore Lucio Malan la ha definita «un esproprio proletario». Anche Beppe Grillo ha attaccato il disegno di legge sul suo blog, in particolare per la sostituzione dell’ineleggibilità all’incompatibilità, che permetterebbe a Berlusconi di restare senatore per un altro anno.

Berlusconi è ineleggibile?
La questione dell’ineleggibilità di Berlusconi è tornata di attualità ancora una volta dopo le ultime elezioni. Riassumendo, si discute di una legge del 1957 che contiene le norme per l’elezione della Camera dei Deputati: chi è titolare di concessioni pubbliche – “in proprio o in qualità di rappresentante legale di società”, dice la legge – non è eleggibile. E Mediaset è concessionaria statale per le frequenze televisive.

In passato, nel 1994, nel 1996 e nel 2001, la Giunta delle elezioni della Camera ha sempre respinto i ricorsi contro l’eleggibilità di Berlusconi: secondo l’interpretazione del 1994, chi non era eleggibile era Fedele Confalonieri, amministratore e attuale presidente del gruppo Mediaset, mentre Silvio Berlusconi, che era in effetti il proprietario della società dato che ne era il maggior azionista, non aveva problemi di eleggibilità stando alla lettera della legge. Allora la Giunta era a maggioranza di centrodestra (come nel 2001) e doveva valutare, oltre al caso di Berlusconi, anche quelli di Cecchi Gori, Dell’Utri, Previti e alcuni altri; nel 1996 invece era a maggioranza di centrosinistra, ma i ricorsi vennero ugualmente respinti.

Che cosa dice Mucchetti
Oggi sull’Unità Massimo Mucchetti, uno dei firmatari del disegno di legge, se la prende con la lettura della sua proposta che è stata data dalla stampa e invita a discutere “nel merito” il provvedimento.

Talvolta facciamo cadere le braccia. Noi giornalisti, intendo. Ieri si è scatenata una tempesta in un bicchier d’acqua perché un’agenzia di stampa ha ripreso il ddl sulle incompatibilità che avevo depositato il 20 giugno e lo ha presentato come un’iniziativa per salvare Berlusconi, messo tra l’incudine della Cassazione, che potrebbe confermare l’interdizione dai pubblici uffici, e il martello della giunta delle elezioni del Senato, che potrebbe proporre l’ineleggibilità di Sua Emittenza. Apriti cielo. Il sito on line di Repubblica scrive di una bomba, riportando le dichiarazioni di alcuni esponenti del Pd impegnati in campagna congressuale senza il tempo e la voglia di considerare il merito, basta posizionarsi sul filo grillino a prescindere. Un senatore pidiellino di solito moderato, Malan, paventa addirittura l’esproprio proletario. E sì che il ddl, che ho presentato con il capogruppo Luigi Zanda e la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli e un’altra ventina di colleghi, era stato preannunciato con un mio articolo sull’Unità il 23 maggio e con un’intervista a Repubblica e un’altra alla Stampa il giorno dopo e rilanciato con un altro mio articolo sull’Unità il 21 giugno e con un’intervistina al Messaggero.

(continua a leggere sul sito dell’Unità)