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  • Mercoledì 10 luglio 2013

Perché il PdL si è arrabbiato, stavolta

Cosa succede al processo Mediaset a Berlusconi, che ha avuto un'imprevista accelerazione, e cosa c'è in ballo: oggi i lavori parlamentari sono sospesi

Un nuovo sviluppo nelle vicende processuali di Silvio Berlusconi sta agitando la politica italiana, in questi giorni: il PdL ha chiesto di sospendere le attività parlamentari per tre giorni, minacciando altrimenti di togliere il proprio sostegno al governo. La Camera e il Senato – dove il PdL è numericamente in minoranza – hanno deciso, prima con una riunione dei capigruppo parlamentari e poi con un voto delle due camere, di sospendere l’attività per la sola giornata di mercoledì. Inoltre il PdL ha annunciato che non parteciperà al vertice di maggioranza in programma per oggi pomeriggio, durante il quale si sarebbe dovuto discutere di lavoro e tasse con il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni.

Le ragioni della nuova agitazione del PdL si spiegano iniziando da un articolo pubblicato martedì 9 luglio sulla prima pagina del Corriere della Sera. L’articolo, firmato da Luigi Ferrarella, dava notizia di un possibile allungamento dei tempi nel processo per le presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv Mediaset, in cui è imputato per frode fiscale Silvio Berlusconi. Il processo è arrivato alla Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nell’ordinamento italiano, e il Corriere scriveva che a settembre parte dei reati di cui è imputato Berlusconi sarebbero andati in prescrizione: la Cassazione avrebbe potuto rinviare il processo alla Corte d’Appello solo per la ridefinizione della pena, allungando così di molto i tempi (a volte invece sono gli stessi giudici della Cassazione a ridefinire la pena).

Fino a ieri si credeva infatti che la sentenza della Cassazione sarebbe arrivata intorno a settembre-ottobre, basandosi sui tempi medi dei processi a quel grado di giudizio: ma proprio ieri la stessa Cassazione ha annunciato che l’udienza del processo si terrà il prossimo 30 luglio, tra circa tre settimane (non sarà necessariamente il giorno della sentenza), molto meno del previsto. La notizia ha suscitato grandi proteste nel centrodestra, secondo cui i tempi sono stati affrettati solo perché il processo riguardava Berlusconi.

Berlusconi era stato condannato in primo grado a 4 anni di carcere con interdizione dai pubblici uffici per cinque anni il 26 ottobre 2012, condanna poi confermata in appello l’8 maggio 2013.

Il Corriere della Sera riassume oggi le questioni ancora in ballo e che cosa potrebbe succedere nelle prossime settimane, tra prescrizione, possibile condanna o assoluzione di Berlusconi e interdizione dai pubblici uffici.

«Nei procedimenti per reati la cui prescrizione maturi durante la sospensione» dei termini feriali, «il giudice pronuncia, anche d’ufficio, ordinanza non impugnabile con la quale è specificamente motivata e dichiarata l’urgenza del processo». Questo terzo comma dell’articolo 2 della legge n.742 esiste per tutti i processi dal 7 ottobre 1969, e in base ad esso anche i giudici di Cassazione non possono farsi prescrivere in mano i procedimenti su reati che abbiano prescrizioni imminenti pur durante la pausa estiva. Di qui ieri, nel caso diritti tv Mediaset, la fissazione al 30 luglio davanti alla sezione feriale della Suprema Corte (presidente Antonio Esposito, relatore Amedeo Franco) del processo pervenuto in Cassazione da Milano nove giorni fa con i ricorsi difensivi depositati il 19 giugno.

Prescrizione evitata
Ieri il Corriere aveva calcolato che in un periodo compreso fra il 31 agosto e il 30 settembre, ma più probabilmente il 13 settembre, si sarebbe prescritta una delle due annate di frode fiscale (il 2002 per 4,9 milioni di euro asseritamente evasi, il doppio dei 2,6 milioni del 2003 destinati a prescriversi solo nell’estate 2014) per le quali i giudici di Tribunale il 26 ottobre 2012 e di Appello l’8 maggio 2013 avevano condannato il patron di Mediaset ed ex premier a 4 anni di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. La conseguenza giuridica sarebbe stata che, anche in caso di condanna, una Corte di legittimità fissata in media dopo 7 mesi, e dunque a fine 2013/inizio 2014, avrebbe fatto passare in giudicato la colpevolezza di Berlusconi ma, non potendo operare apprezzamenti di merito sull’entità della pena, avrebbe dovuto demandare a un nuovo Appello milanese il ricalcolo della pena alla reclusione, dalla quale sarebbe dipesa (solo se ancora superiore a 3 anni) anche la permanenza o meno della pena accessoria di 5 anni di interdizione dai pubblici uffici.

(continua a leggere sul sito del Corriere)

Foto: Pier Marco Tacca/Getty Images