Cosa sappiamo del ragazzo italiano ucciso in Siria

Il Giornale scrive che è morto combattendo con i ribelli, Repubblica e Corriere confermano, la procura di Genova ha aperto un'inchiesta

Questa mattina il Giornale ha scritto che, secondo “diverse fonti dell’intelligence e del ministero dell’Interno”, un giovane italiano è morto in Siria combattendo con i ribelli contro il governo di Bashar al-Assad. Il Giornale scrive che il ragazzo aveva in tasca un passaporto italiano e racconta di avere ricevuto la notizia venerdì sera, durante un incontro non ufficiale con “un alto esponente istituzionale” (di cui non si fa il nome) e di avere chiesto conferme al ministero degli Esteri sia domenica che lunedì: il ministero avrebbe detto di non poter verificare la notizia.

Il Corriere della Sera dice che la procura di Genova, dopo avere ricevuto un’informativa dalla Digos, ha aperto un’indagine, e che il ragazzo era già indagato a Genova per reclutamento ai fini di terrorismo. Repubblica, citando “fonti attendibili”, scrive che il ragazzo si chiamava Giuliano Delnevo e che dopo la conversione all’Islam, avvenuta circa quattro anni fa, aveva cambiato il suo nome in Ibrahim.

Secondo le ricostruzioni che circolano in queste ore, il ragazzo aveva 23 anni e fino a un paio d’anni fa viveva con il padre nel quartiere di Castelletto, nel centro di Genova. Dopo un primo viaggio al confine turco fatto più di un anno fa, è entrato in contatto con un gruppo di volontari ceceni, e da lì si sarebbe unito a uno dei gruppi impegnati sul fronte della guerra civile siriana. Sulla sua pagina Facebook ha pubblicato di recente la foto di Abd Allah Yusuf al-Azzam, il fondamentalista al quale si ispirò Osama bin Laden e al quale al Qaida ha intitolato alcuni suoi gruppi militanti. Il Secolo XIX riporta le parole dell’imam di Genova, Salah Hussein: Gabriele «non veniva a pregare nel nostro centro, ma ricordo di averlo visto a qualche nostro incontro perché era vestito come un sufi», con una lunga tunica bianca e il copricapo a cono. In questo video dell’agosto 2011, Giuliano Delnevo racconta la sua esperienza del Ramadam.

La presenza in Siria di un giovane combattente genovese è stata confermata al Giornale anche da Hamza Roberto Piccardo, il dirigente dell’Ucoi, l’Unione comunità islamiche:  «Ho chiesto ai miei contatti e risulta effettivamente che uno di Genova si trovi in questo periodo in Siria, ma non sappiamo cosa gli sia successo». Almeno altri 20 combattenti «tenuti sotto stretto controllo dai nostri servizi segreti» si troverebbero ora in Siria, ma a differenza del ragazzo genovese sono in gran parte immigrati musulmani arrivati in Italia da paesi arabi e del Maghreb. Secondo il coordinatore delle politiche anti terrorismo dell’Unione europea, Gilles de Kerchove, i cittadini europei che negli ultimi mesi sono entrati in Siria per combattere nella guerra civile sono circa 500 e si sono schierati per lo più a fianco delle milizie ribelli, alcune delle quali considerate molto vicine all’organizzazione terroristica al Qaida.

Negli ultimi mesi diversi giornali internazionali hanno cominciato a raccontare le storie di alcuni di questi combattenti volontari. Il ministero di Sicurezza e Giustizia dei Paesi Bassi ha comunicato il 13 marzo che circa un centinaio di cittadini olandesi aveva lasciato il paese per unirsi alle guerriglie nei paesi dell’Africa e del Medio Oriente, specialmente in Siria. Anche il ministero degli Interni della Francia ha affermato che alcuni cittadini francesi stanno prendendo parte alle attività jihadiste in diversi luoghi del Medio Oriente e dell’Africa, tra cui anche la Siria.