• Mondo
  • Lunedì 17 giugno 2013

Il Canale del Nicaragua

Avrebbe dovuto essere realizzato invece di quello di Panama, più di un secolo fa: ora il presidente Ortega si è accordato con un gruppo cinese per costruirlo

di Marco Giovannelli

Nicaragua's President Daniel Ortega, left, and Chinese businessman Wang Jing hold up a concession agreement for the construction of a multibillion-dollar canal at the Casa de los Pueblos in Managua, Nicaragua, Friday, June 14, 2013. In a matter of weeks, Wang Jing has hired some of the world's top experts in mammoth infrastructure projects and pushed through Nicaragua's congress a bill granting him the exclusive right to develop a multibillion-dollar rival to the Panama Canal. (AP Photo/Esteban Felix)
Nicaragua's President Daniel Ortega, left, and Chinese businessman Wang Jing hold up a concession agreement for the construction of a multibillion-dollar canal at the Casa de los Pueblos in Managua, Nicaragua, Friday, June 14, 2013. In a matter of weeks, Wang Jing has hired some of the world's top experts in mammoth infrastructure projects and pushed through Nicaragua's congress a bill granting him the exclusive right to develop a multibillion-dollar rival to the Panama Canal. (AP Photo/Esteban Felix)

In Nicaragua l’ipotesi di un canale artificiale che unisca gli oceani Pacifico ed Atlantico, alternativo al canale di Panama e situato più a nord,  esiste da secoli, ma nei giorni scorsi un nuovo progetto concreto ha avuto un’accelerazione. Il presidente del Nicaragua Daniel Ortega ha avviato negli scorsi mesi una relazione con Wang Jing, amministratore unico della Xinwei, un’azienda di telecomunicazioni cinese che si era recentemente aggiudicata un appalto per la gestione di impianti wi-fi in Nicaragua.

Il 13 giugno l’assemblea nazionale del Nicaragua, con un voto a maggioranza dei suoi deputati, ha approvato il progetto per la costruzione del Gran Canal Interoceanico. Già il giorno successivo Ortega ha firmato un trattato con Wang Jing, titolare anche della HK Nicaragua Canal Development Investment Co, con sede a Hong Kong, che ora ottiene il diritto di realizzare e sfruttare i proventi del canale per un periodo di 50 anni rinnovabili. Al momento non è ancora chiaro quale sarà “la ruta”, il percorso, del canale. La legge, approvata dall’Assemblea Nazionale, ha come allegato un documento di 44 pagine dove si afferma che il canale avrà due porte, una nei Caraibi e l’altra nel Pacifico. È inoltre prevista la costruzione di un gasdotto e di un “canale asciutto” per collegare le due coste attraverso la ferrovia. Il Nicaragua attualmente non ha un solo metro di rotaie, dopo che la presidente Violeta Chamorro, dal 1993, fece smantellare completamente le infrastrutture ferroviarie che collegavano ampie zone del paese. Chamorro era diventata presidente dopo Daniel Ortega sconfiggendo il Fronte Sandinista – arrivato al potere con una rivoluzione che aveva abbattuto la dittatura Somoza nel luglio del 1979.

Con le elezioni del 2006 Daniel Ortega è tornato presidente di un paese tra i più poveri al mondo. Ha stretto un’alleanza strategica con il Venezuela di Chavez che gli garantiva il petrolio e ha poi cercato di attrarre in Nicaragua capitali esteri. Da qui la riapertura di trattative per riprendere il vecchio progetto di un canale interoceanico. Il documento appena approvato per la sua costruzione afferma che la proprietà del progetto è nelle mani di Wang, che darà al paese l’equivalente dell’uno per cento dei proventi all’anno.

L’attuale via di comunicazione navale che permette alle navi di spostarsi tra i due Oceani è il canale di Panama, che dal 1914 evita la lunghissima e pericolosa circumnavigazione dell’America del Sud e il passaggio da Capo Horn. Negli ultimi decenni la grande quantità di traffico ha portato alla decisione di un suo ampliamento, la cui conclusione è prevista per il 2014/2015.

Attualmente questo di Panama è il più grande cantiere del mondo, con le sue due enormi chiuse (Gatun sull’Atlantico a nord e Miraflores sul Pacifico a sud), elementi chiave dell’intero progetto. L’obiettivo di questa gigantesca costruzione è quello di raddoppiare la capacità della via d’acqua più importante del mondo. Attualmente sono circa 14.000 le navi che attraversano ogni anno il Canale di Panama. Dopo il completamento delle nuove chiuse, il Canale vedrà duplicato questo numero e anche l’aumento della capacità da 165 a 300 milioni di tonnellate di materiale. Inoltre il canale, lungo 80 km, potrà essere utilizzato anche dalle navi portacontainer Post Panamax che, lunghe fino a 366 m e larghe 49 m, possono trasportare fino a 14.000 container ognuna. Le due enormi chiuse sono lunghe rispettivamente circa 1.800 m

Intorno al progetto del Nicaragua, intanto, si sta scatenando l’opposizione che definisce Ortega “un traditore della patria”. Ventuno organizzazioni hanno presentato un documento in cui si afferma che “il Nicaragua non è in vendita. Il sogno di utilizzare il nostro privilegio geografico per costruire un canale interoceanico è utilizzato dal dittatore Ortega come un mezzo per consolidare il suo potere economico e quello dei suoi discendenti con la più grande frode e furto di proprietà nazionale che questo paese abbia mai visto. I progetti inclusi in questo trattato infame possono essere realizzati solo da HKND-Group, azienda cui viene data questa concessione, o da altre società alle quali vende tali diritti. Saranno loro e i suoi investitori che potranno decidere quali proprietà possano essere confiscate, attraverso un processo speciale e accelerato e al solo costo di valore catastale delle proprietà, con impunità davanti alla legge.

In conclusione, stiamo dando in dono le due più importanti risorse strategiche del paese: la nostra posizione geografica, come un istmo situato tra due oceani, e l’acqua potabile del nostro lago e dei fiumi. Questa è un’enclave all’interno del nostro territorio nazionale, dove le autorità nicaraguensi future non avranno più alcun potere o giurisdizione”.

Il canale di Panama è oggi l’unica via che permette di passare dall’oceano Atlantico al Pacifico senza dover navigare fino a Capo Horn, ma il progetto di un canale in Nicaragua ebbe già cospicue opportunità di sostituirlo. Il sogno di uno sbocco tra i due grandi mari è vecchio di cinquecento anni: quando Colombo salpò dalla costa caraibica del Nicaragua nel suo quarto ed ultimo viaggio nel 1502, le sue navi entrarono nella foce del rio San Juan. A quel tempo non avrebbe potuto sapere che il fiume portava al lago Nicaragua, al “mar dulce”. Questo avrebbe poi permesso ai conquistatori di raggiungere facilmente il Pacifico.

Nei periodi successivi in molti utilizzarono questa rotta passando attraverso il rio e navigando fino a Granada per poi spostarsi in calesse a Corinto, a nord sulla costa del Pacifico, e da lì salpare verso la California. Una “ruta” che sarebbe diventata molto frequentata dal 1848, quando migliaia di persone in cerca di fortuna e alla caccia dell’oro facevano il viaggio verso la costa degli Stati Uniti. Fu Cornelius Vanderbilt a scoprire che questa era la via più facile e sicura attraverso il Nicaragua, piuttosto che andare a sud fino a Capo Horn, o attraverso gli Stati Uniti continentali, abitati da ostili tribù indiane, o attraverso Panama, terra dove c’era il rischio di contrarre diverse malattie. Un fiume, un lago, un piccolo istmo verso la costa del Pacifico facile da transitare con i calessi. Mark Twain, allora giovane giornalista, raccontò questo viaggio. Più tardi, gli inglesi iniziarono a lavorare a questo progetto dragando le acque alla foce del porto di San Juan del Norte, poi Greytown e oggi San Juan del Nicaragua. I britannici volevano costruire da lì il canale. Anche Napoleone III si convinse che la Francia, con l’ingegnosità di Lessep Ferdinand, che aveva costruito il Canale di Suez, avrebbe potuto realizzare lì in Nicaragua e non a Panama il passaggio tra i due oceani.
Progetti che vennero sconfitti anche da un leggendario episodio. Il Governo Zelaya nel 1900 aveva emesso un francobollo, del valore di un centesimo con raffigurato il vulcano Momotombo con un grande pennacchio di fumo. Nel 1902, il Senato statunitense stava discutendo se costruire il canale attraverso il Nicaragua, o attraverso Panama. Jean-Philippe Bunau Varilla che rappresentava la lobby che voleva far passare la scelta di Panama fece avere quel francobollo a ogni senatore. E si decise per Panama.

L’investimento per la costruzione del Canale sarà di circa 40 miliardi di dollari, quattro volte il prodotto interno lordo del Nicaragua. Negli ultimi cinque anni l’economia nicaraguense è cresciuta complessivamente solo del cinque per cento. Il Ministro per le Politiche Nazionali Paolo Oquist ha detto nei giorni scorsi che “con l’inizio della costruzione del canale, la crescita del PIL dovrebbe arrivare al 10,8 per cento nel 2014 e al 15 per cento nel 2015. Tutto questo porterebbe a un incremento dell’occupazione per oltre un milione di persone”.
“Oltre al vantaggio economico per il paese, l’impatto raggiungerà l’intera regione”, dice José Luis Leon Manriquez, ricercatore presso il Dipartimento di Politica e Cultura dell’Università UAM in Messico: “Il canale non serve solo al Nicaragua e alla Cina, perché con la saturazione di Panama, è una richiesta di tutto il continente latino americano la possibilità di trasportare l’energia e di abbattere il costo per il trasporto delle nostre materie prime”.
Ronald MacLean-Abaroa, portavoce del Gruppo HKND, il consorzio a cui il governo del Nicaragua ha affidato la concessione per la costruzione del Gran Canal, ha detto che “questo progetto sarà il più importante degli ultimi 100 anni”. Sui tempi della costruzione afferma che “ci vorrà almeno un anno per ottenere i dati definitivi, ma il momento storico sembra essere arrivato ormai, perché questo dipende dal volume degli scambi internazionali, che, come molti hanno detto, fino al 2030 saliranno del 240%, soprattutto tra la costa orientale degli Stati Uniti e l’Asia”. MacLean ha ricordato che “l’espansione del Canale di Panama, permetterà di migliorarne notevolmente l’infrastruttura e in un decennio sarà a pieno regime, ma le grandi navi non potranno lo stesso passare da lì a differenza di quello che invece prevediamo in Nicaragua dove si potranno trasportare grandi masse minerali, petrolio e gas”.

Al momento non si hanno reazioni ufficiali da parte del governo degli Stati Uniti. Questo dipende da due diversi fattori. Il primo è nel carattere privato, almeno per quanto appare finora, dell’intervento di Wang Jing e delle sue aziende. Il seconod, più delicato, riguarda l’effettiva possibilità della realizzazione di un progetto così ambizioso. Daniel Ortega e il suo entourage hanno più volte annunciato grandi progetti senza che poi diventassero realtà (e la stessa Cina aveva già annunciato idee simili a questa in passato). All’interno del Nicaragua stavolta però la cosa sta generando un grande dibattito ed è sintomatica la pesante discesa in campo del quotidiano La Prensa che rappresenta la voce forte dell’opposizione. Gli atti legislativi e il trattato firmato sono di fatto un primo passo molto importante che potrebbe in ogni caso produrre effetti reali.

– Luca Sofri: O mamacita Panama