Cavi, server, dati

Fotografie di posti e cose che stanno al confine fra noi e Internet

An engineer checks communication cables in the Media Gateway (MGW) lab simulating translation between disparate telecommunications networks in Ericsson's research and development center in Budapest, Hungary, Tuesday, Feb. 24, 2009. Ericsson is one of the largest Swedish companies, a leading provider of telecommunication and data communication systems, and related services covering a range of technologies, including especially mobile networks. (AP Photo/Bela Szandelszky)
An engineer checks communication cables in the Media Gateway (MGW) lab simulating translation between disparate telecommunications networks in Ericsson's research and development center in Budapest, Hungary, Tuesday, Feb. 24, 2009. Ericsson is one of the largest Swedish companies, a leading provider of telecommunication and data communication systems, and related services covering a range of technologies, including especially mobile networks. (AP Photo/Bela Szandelszky)

Sebbene spesso immaginiamo Internet come una cosa astrattissima e quasi eterea, grazie anche a alcune espressioni molto diffuse come “la Rete” o “la nuvola”, la cosa più vicina a noi che rappresenta la sua corporeità sono i cavi e i modem che stanno nelle case – anche se questi stanno gradualmente scomparendo. Nell’immaginario collettivo i cavi sono insomma il confine oltre il quale accade qualcosa di molto complicato che fatichiamo a capire, e che viene semplificato nel lampeggiare di alcune lucine o nello switch degli interruttori. E questo anche perché i centri di elaborazione dati delle grandi aziende di Internet – i posti in cui passano e vengono smistati valanghe di dati – sono posti difficilmente accessibili e che incutono istintivamente un po’ di timore, con tutti quei cavi imbrigliati, le centinaia di enormi computer e un’estetica che in certi casi richiama quella della Morte Nera, se uno fa lo sforzo di immaginarseli al buio.