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  • Venerdì 14 giugno 2013

Che succede in Brasile?

Le foto delle proteste e degli scontri a San Paolo (e non solo) contro l'aumento delle tariffe del trasporto pubblico, che arrivano in un momento molto delicato

Police fire rubber bullets at people protesting the increase in the price of public transportation in Sao Paulo, Brazil, Thursday, June 13, 2013. The price to ride the bus and subway rose from 3 Reales to 3.20 Reales, which is about 1.50 U.S. dollars. (AP Photo/Nelson Antoine)
Police fire rubber bullets at people protesting the increase in the price of public transportation in Sao Paulo, Brazil, Thursday, June 13, 2013. The price to ride the bus and subway rose from 3 Reales to 3.20 Reales, which is about 1.50 U.S. dollars. (AP Photo/Nelson Antoine)

Nella notte tra giovedì 13 e venerdì 14 maggio, per la quarta volta in una settimana, nelle più grandi città del Brasile ci sono state violente proteste contro l’aumento di circa il 7 per cento dei prezzi dei trasporti pubblici. Almeno 64 persone sono rimaste ferite e oltre 160 sono state arrestate, secondo gli ultimi dati del ministero della Pubblica Sicurezza.

Le principali manifestazioni si sono svolte nel centro di San Paolo, dove gli agenti di polizia hanno sparato proiettili di gomma e gas lacrimogeni per disperdere le oltre 5 mila persone che avevano cercato di bloccare una delle maggiori strade della città, la Paulista Avenue: decine di autobus sono stati bruciati e alcuni edifici danneggiati. La polizia sostiene che alcuni manifestanti abbiano usato bombe molotov. Tra i feriti ci sono anche due giornalisti che sono stati colpiti sul viso dai proiettili di gomma, mentre altri tre sono stati arrestati.

A Rio de Janeiro alle proteste hanno partecipato più di 2 mila persone, ma simili manifestazioni ci sono state anche nelle città più piccole, tra cui Porto Alegre, nel sud, Goiânia nella regione centrale del paese (dove la compagnia di trasporti ha deciso di sospendere il rialzo delle tariffe) e Natal, nel nord-est.

I manifestanti, soprattutto studenti universitari ma anche attivisti di partiti politici di sinistra, sembrano essere legati a un’organizzazione chiamata “Free Fare Movement”, che da tempo protesta per chiedere la diminuzione delle tariffe di autobus e metro. Il movimento è attivo da qualche anno in diverse parti del Brasile. Le campagne di dissenso nei confronti del trasporto pubblico brasiliano hanno una lunga storia e risalgono alla celebre “Rivolta dei tram” (Revoltas do Vintém), quando nel 1879, cinquemila persone a Rio de Janeiro sfidarono la monarchia sulle tariffe degli autobus e subirono una dura repressione da parte della polizia, con numerosi morti e feriti. Maurício Santoro, di Amnesty International, ha detto che «il trasporto pubblico in Brasile è costoso, insicuro e mal gestito, soprattutto a danno dei pendolari più poveri che non hanno altra scelta se non fare affidamento su questi sistemi».

Le proteste arrivano in un momento molto particolare per il Brasile. L’inflazione è elevata e la crescita economica molto bassa. Il governo sta cercando di promuovere il paese dandone un’immagine sicura e stabile: questa settimana, il governatore di San Paolo era a Parigi per la candidatura del Brasile al World Expo 2020. Sabato prossimo inizierà la Confederations Cup di calcio, fra un anno i Mondiali, due anni dopo le Olimpiadi. Il governo è dunque preoccupato che le manifestazioni di protesta possano avere un impatto negativo sul turismo e gli investimenti. Il ministro della Giustizia, José Eduardo Cardozo, ha parlato di “atti di vandalismo inaccettabili”.