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  • Giovedì 13 giugno 2013

Un referendum per il parco Gezi?

Lo vorrebbe proporre il partito di Erdoğan, ma per ora è soltanto un'ipotesi: intanto l'ultima notte a Istanbul è stata relativamente tranquilla

12.22 – Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan ha detto a una riunione del partito di governo AKP ad Ankara: “la nostra pazienza è finita” e “li sto mettendo in guardia per l’ultima volta”, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, rivolgendosi ai manifestanti di piazza Taksim. Negli ultimi minuti ha scritto una serie di messaggi dal tono ugualmente minaccioso sul suo profilo Twitter. Uno dei messaggi dice: «Dico ai miei fratelli che sono sinceramente ambientalisti: per favore, ritiratevi da lì, e lasciate che ci occupiamo dei gruppi terroristici marginali».

 

Ieri pomeriggio, al termine di una riunione, Erdoğan aveva dato un ultimatum ai manifestanti dicendo che avevano 24 ore per andarsene.

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Dopo le grandi manifestazioni contro il governo di Recep Tayyip Erdoğan delle ultime due settimane, gli scontri e le violenze degli ultimi giorni, la notte tra mercoledì 12 e giovedì 13 giugno in piazza Taksim, a Istanbul, è stata relativamente tranquilla. In seguito allo sgombero della polizia nella zona ci sono molti meno manifestanti nella zona. In piazza mercoledì sera c’erano alcune centinaia di persone, ma come spiega BBC si tratta di meno della metà del numero di persone che si erano radunate nell’area il giorno precedente, uno dei peggiori per quanto riguarda gli scontri con la polizia con il lancio di pietre e altri oggetti verso gli agenti, che hanno risposto usando gas lacrimogeni e idranti.

Mercoledì 12 ci sono stati comunque alcuni scontri ad Ankara, la capitale della Turchia. Nel centro della città si sono riuniti in centinaia per manifestare contro il governo. La polizia è intervenuta per disperdere la folla e l’operazione ha portato a nuove forti tensioni con i manifestanti. Sia a Istanbul sia ad Ankara, centinaia di avvocati hanno sfilato protestando per il trattamento riservato ai loro colleghi durante le manifestazioni dei giorni scorsi. Martedì 11, decine di avvocati che si erano opposti allo sgombero di piazza Taksim sono stati fermati dalla polizia. Dopo una serie di accertamenti sono stati poi liberati, ma la cosa ha fatto molto discutere e ha dato nuovi elementi al dibattito sulle forze di polizia, accusate di utilizzare metodi autoritari e sproporzionati rispetto all’entità delle proteste.

Nel pomeriggio di mercoledì 12, intanto, il primo ministro Erdoğan ha incontrato undici persone legate in qualche modo alle proteste di questi giorni nel paese. Tra questi c’erano artisti, architetti e un esperto di social media. Uno di loro ha spiegato che Erdoğan sarebbe intenzionato a proporre un referendum sulla questione del parco Gezi, dove il 28 maggio scorso era stata organizzata la prima manifestazione contro il progetto di costruirvi un centro commerciale. Nei giorni seguenti, le proteste si sono estese a diverse altre città della Turchia e sono diventate contro il governo di centrodestra, accusato di essere sempre più autoritario e di mettere a rischio la laicità dello stato con leggi che tendono all’islamizzazione del paese.

In seguito all’incontro organizzato da Erdoğan, i leader della protesta in piazza Taksim hanno spiegato che le persone che vi hanno partecipato non rappresentano i manifestanti. Con una dichiarazione diffusa alla stampa hanno chiarito che: «Fino a quando le violenze della polizia continueranno senza pietà… questi incontri non potranno portare ad alcuna soluzione».

La possibilità di organizzare un referendum sul parco Gezi è l’unica apertura fatta fino a ora nei confronti dei manifestanti. Fin dall’inizio delle proteste, Erdoğan ha mantenuto la linea della fermezza e dell’intransigenza, determinando le dure reazioni della polizia. Huseyin Celik, il vicepresidente del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo di cui Erdoğan è presidente, ha dato qualche dettagli in più sull’iniziativa, spiegando che il referendum potrebbe essere organizzato nella sola città di Istanbul, o forse solamente nel quartiere in cui si trova il parco Gezi. La consultazione è quindi ancora una semplice ipotesi e molto dipenderà da come andranno nelle prossime ore le cose con i manifestanti. Celik ha spiegato che il governo non può accettare che le proteste vadano avanti all’infinito: «Coloro con cattive intenzioni o che cercano di provocare e rimanere nel parco ora dovranno affrontare la polizia».

Gli scontri tra agenti e manifestanti hanno fino a ora portato alla morte di almeno quattro persone, una di queste era un poliziotto. Diverse migliaia di persone sono state trattate per irritazioni e reazioni allergiche ai gas lacrimogeni, mentre almeno 600 persone sono rimaste ferite. In 15 giorni centinaia di persone sono state fermate dalla polizia per accertamenti, e nella maggior parte dei casi rilasciate.