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  • Mercoledì 12 giugno 2013

La BCE e la Corte costituzionale tedesca

Oggi e domani si discute un ricorso contro la politica economica della BCE, in particolare l'intervento che ha calmato i mercati finanziari: cosa c'è in ballo

Mercoledì 12 e giovedì 13 giugno la Corte costituzionale tedesca terrà una serie di audizioni per decidere sulla legittimità delle politiche monetarie messe in atto dalla Banca Centrale Europea. Verranno sentiti, tra gli altri, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, il presidente della Bundesbank (la banca centrale tedesca) Jens Weidmann e Jörg Asmussen, uno dei sei membri del comitato esecutivo della BCE e l’unico tedesco.

La Corte, che ha sede a Karlsruhe, non ha formalmente alcun potere sulle decisioni della Banca Centrale Europea, ma può decidere sulla costituzionalità di alcune azioni intraprese dalla BCE e in particolare sul piano di acquisti di titoli di stato annunciato da Mario Draghi tra agosto e settembre 2012. Non è chiaro che cosa succederà se la Corte Costituzionale darà parere negativo, ma la sentenza definitiva arriverà in ogni caso solo tra qualche mese. Si tratta comunque di una vicenda importante per il sostegno tedesco alle politiche economiche europee e alcuni mezzi di comunicazione si sono spinti a dire che c’è di mezzo lo stesso futuro dell’euro.

Di che cosa si discute
Il 26 luglio 2012 il governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi disse che la sua istituzione avrebbe fatto «tutto il necessario» (whatever it takes) per salvare l’euro, in quel momento sotto grande pressione per l’aumento degli spread tra i titoli di stato della zona euro. La frase bastò a calmare immediatamente i mercati finanziari, dato che prometteva un intervento deciso – anche se ancora molto vago – della BCE per risolvere la situazione.

Poche settimane dopo, tra i primi di agosto e i primi di settembre, Mario Draghi presentò e spiegò poi i dettagli dell’Outright Monetary Transactions (OMT), ovvero un piano con cui la BCE si impegnava ad acquistare una quantità indefinita di titoli di stato emessi dai paesi in difficoltà. Proprio l’OMT è al centro del procedimento legale davanti alla Corte Costituzionale tedesca. La scorsa settimana, nella sua conferenza stampa mensile, lo stesso Mario Draghi si è espresso in difesa dell’OMT, con chiaro riferimento al caso legale tedesco, definendolo «la misura di politica monetaria più di successo degli ultimi tempi» (anche se, come vedremo, non è praticamente mai cominciato).

La questione legale
Le udienze sull’OMT di oggi e domani sono state fissate dopo gli sviluppi di un’altra causa legale: quella sulla costituzionalità del cosiddetto “fondo salva-stati” europeo, l’European Stability Mechanism (ESM).

Dopo l’approvazione dell’ESM da parte del parlamento tedesco, a luglio 2012, circa 35 mila persone di varia provenienza e di diversa estrazione politica avevano fatto ricorso alla Corte Costituzionale chiedendo che l’adesione della Germania all’ESM venisse bloccata. Tra i ricorrenti, che sostenevano che l’ESM limitasse il potere sovrano della Germania in particolare nell’uso dei fondi pubblici, c’era Peter Gauweiler, politico conservatore bavarese, il partito di sinistra Die Linke, alcuni accademici e il gruppo di opinione Mehr Demokratie, “più democrazia”.

Nel settembre 2012 la Corte Costituzionale tedesca aveva respinto una prima serie di ricorsi, ma nonostante questo il caso è ancora in piedi, la Corte sta ancora raccogliendo prove sul tema e tra la miriade di ricorsi ne è stato presentato uno anche contro l’OMT, per cui oggi e domani si ascolteranno alcuni testimoni.

La questione concreta
In definitiva, i ricorrenti hanno paura che a causa dell’OMT i contribuenti tedeschi debbano pagare molti soldi. Come spiega il Financial Times, si tratta di un pericolo al momento solo teorico: se le cose andassero molto male – ovvero se Italia e Spagna facessero default, cioè si rivelassero incapaci di ripagare i propri debiti – la Banca Centrale Europea si ritroverebbe con enormi perdite nel suo bilancio, a causa delle grandi quantità di titoli di stato italiani e spagnoli che ha comprato negli ultimi mesi.

Una banca centrale come la BCE non può fallire, ma in caso di perdite cercherebbe probabilmente una ricapitalizzazione, che sarebbe fornita dai paesi sovrani che ne detengono le quote. La Germania è il primo azionista con il 18 per cento (poi viene la Francia con il 14 per cento e l’Italia con il 12 per cento) e quindi il peso maggiore ricadrebbe su di lei e in definitiva sui contribuenti tedeschi.

Si tratta comunque di un’evoluzione molto ipotetica e al momento non molto plausibile: la BCE non ha ancora acquistato nessun titolo di stato sotto il programma OMT – è bastato annunciarlo per calmare i mercati e nessun paese ne ha fatto richiesta – né Italia né Spagna hanno fatto default e la BCE non ha registrato alcuna perdita a causa dei suoi precedenti acquisti di titoli di stato dei paesi in difficoltà. Anzi: al momento ne detiene circa 209 miliardi di euro, e lo scorso anno quei titoli hanno fatto guadagnare alla BCE 1,1 miliardi di euro in interessi. Inoltre, a rendere ancora più difficile il caso legale, i dettagli di come funzioni l’OMT non sono mai stati chiariti dalla BCE: Draghi ha detto che regolamenti e documenti legali “stanno per essere pubblicati”, senza specificare una data.

Il ruolo della BCE
La vera questione, ancora una volta, è il ruolo e i limiti della BCE. Alcuni politici ed economisti tedeschi – e la stessa Bundesbank – ripetono spesso che lo scopo della BCE è unicamente quello di tenere sotto controllo l’inflazione, e stampare moneta per finanziare i governi è fuori dal suo mandato. Secondo loro l’OMT viola questa norma, e in un comunicato recente la Bundesbank ha detto che il programma “deve essere considerato criticamente”.

Il tribunale più appropriato per decidere della questione, però, è la Corte Europea di Giustizia di Strasburgo, che può stabilire se la BCE ha agito fuori dai limiti stabiliti dai trattati europei. Ma in Germania la questione ha anche un chiaro valore politico – il prossimo settembre si terranno le elezioni federali – e il paese è l’unico che prevede un voto del Parlamento per approvare ogni singolo piano di salvataggio europeo. Il procedimento, insomma, è un’altra prova per il sostegno tedesco ai piani della Banca Centrale Europea e l’ennesima conseguenza delle paure tedesche di dover pagare molto caro per problemi nati altrove.

Come andrà a finire
Teoricamente la Corte Costituzionale tedesca può trasmettere il caso alla Corte Europea di Giustizia, ma in tutti i casi simili precedenti non lo ha mai fatto. Per conoscere l’esito del procedimento bisognerà attendere ancora qualche mese. Storicamente, la Corte Costituzionale tedesca non ha mai preso decisioni contro il processo di integrazione europea, anche se, come nella decisione dello scorso settembre, ha posto più volte limiti e condizioni all’azione del governo tedesco in campo europeo.

Foto: ULI DECK/AFP/Getty Images