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  • Sabato 1 giugno 2013

Il secondo giorno di scontri a Istanbul

La manifestazione contro la demolizione del Gezi Park continua, ci sono almeno 100 feriti e la protesta si è estesa ad altre città

Dopo un’altra giornata di scontri, la polizia turca si è ritirata nel pomeriggio di sabato dal parco di Gezi, a Istanbul, e dall’area di Taksim, permettendo a migliaia di manifestanti di entrare nella piazza centrale del quartiere, che si trova davanti al parco. Dopo questa ritirata gli scontri sembrano essere diminuiti e ai manifestanti è stato nuovamente concesso di occupare il parco. A quanto pare, la polizia ha usato gli idranti per disperdere alcuni manifestanti che cercavano di lasciare la piazza diretti verso il centro di Istanbul.

Oggi, durante un discorso tenuto ad un convegno ad Istanbul, il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha attaccato i manifestanti, sostenendo che la causa delle proteste è politica e non ha a che fare con la distruzione del parco di Gezi. Le proteste, ha detto Erdogan, sono di natura ideologica e hanno l’obbiettivo di far crescere la forza dei partiti dell’opposizione ad Istanbul. Infine ha affermato che il governo non farà passi indietro e che la polizia resterà nel quartiere di Taksim per mantenere l’ordine.

La situazione in Turchia
Nella notte tra venerdì e sabato sono continuati gli scontri tra la polizia e i manifestanti ad Istanbul, mentre sabato mattina un corteo ha sfilato per la città per protestare contro la demolizione del Gezi Park, una delle aree verdi più grandi della città, nel quartiere di Taksim. Le proteste si sono estese ad altre città turche, come Ankara, Antalya, Bodrum e Konya.

Il Gezi Park, dove dovrebbe essere costruito un centro commerciale e una serie di strade per migliorare la viabilità del quartiere, è occupato dal 28 maggio e negli ultimi giorni ci sono stati diversi scontri e incidenti tra polizia e manifestanti. La tensione è improvvisamente aumentata ieri all’alba, quando la polizia ha attaccato in forze il campo dei manifestanti dando fuoco alle tende, sparando lacrimogeni, utilizzando spray urticanti e idranti. Secondo fonti ospedaliere, citate dal Guardian, almeno 100 persone sono rimaste ferite tra ieri ed oggi, alcune delle quali gravemente. Almeno 60 persone sono state arrestate.

Amnesty International ha definito «eccessivo» l’uso della forza da parte della polizia turca. Secondo l’ONG la polizia avrebbe attaccato dei manifestanti pacifici, utilizzando gas lacrimogeni in spazi ristretti dove rappresentano un serio pericolo per la salute. L’ambasciatore americano ad Ankara ha dichiarato: «La libertà di espressione, di assemblea e di protestare pacificamente sono fondamentali in una democrazia. Non aggiungerò altro».

Secondo il giornale turco Hürriyet, tra i feriti ci sono anche diversi giornalisti e fotografi, oltre a due deputati di due partiti dell’opposizione, uno dei quali ha dovuto subire una leggera operazione al cuore. Un manifestante avrebbe perso un occhio dopo essere stato colpito da un candelotto lacrimogeno. Molti altri sono rimasti feriti quando è crollato un muro che stavano cercando di scavalcare per sfuggire ai gas lacrimogeni.

Anche ad Ankara la polizia ha utilizzato lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Tra venerdì e sabato le proteste si sono estese in diverse grandi città del paese. Dopo Istanbul, la manifestazione più grande si è tenuta ad Ankara, dove i partecipanti hanno cantato slogan come: «Ovunque resistenza, ovunque è Taksim» (il quartiere dove sono cominciate le proteste a Istanbul).

Secondo Louise Greenwood, corrispondente di BBC da Istanbul, la protesta per la demolizione del Gezi Park sta dando l’occasione a molti giovani di protestare contro «l’islamizzazione strisciante» portata avanti, secondo alcuni, dal primo ministro Recep Tayyip Erdogan e dal suo partito, Giustizia e Sviluppo – un partito considerato di ispirazione islamica e moderata. Erdogan è al potere dal 2002. Proprio la scorsa settimana, il parlamento turco ha approvato una legge per limitare la vendita di alcolici tra le 22 e le sei di mattina.