Pagati per fare qualcosa di buono

Invece di chiedere la cassa integrazione, la Alessi pagherà i dipendenti per fare lavori socialmente utili: lo racconta il Corriere

Elvira Serra racconta oggi sul Corriere della Sera l’iniziativa dell’azienda Alessi di Omegna, nella provincia piemontese del Verbano-Cusio-Ossola, che ha deciso di impiegare alcune decine di dipendenti in lavori socialmente utili nel comune invece di ricorrere alla cassa integrazione per i mesi estivi, in cui c’è un calo della produzione.

Da queste parti si dice: la Niguja la va’n su, e la legg a la fem nu!, la Nigoglia va in su e la legge la facciamo noi; perché il torrente emissario del lago d’Orta, qui a Omegna, scorre verso le montagne, insomma va controcorrente. Proprio come Michele Alessi, amministratore delegato della storica azienda di design (85 milioni di fatturato nel 2012) nata tra le Prealpi novaresi nel 1921, che «la legge» se l’è fatta da solo e anziché mettere in cassa integrazione i dipendenti nei momenti fisiologici di minor produzione, da giugno a novembre, li impiegherà per dei lavori socialmente utili al paese: ridipingeranno 3.200 metri quadrati di scuole in via De Amicis; terranno puliti lungolago, giardini e sentieri nei parchi; assisteranno anziani, disabili e bambini. Il reclutamento ha avuto un’adesione bulgara: ha detto di sì oltre l’85% dei 340 dipendenti dello stabilimento di Crusinallo, con cda e dirigenti al completo.

«Ho grande rispetto per il lavoro, che non è soltanto fonte di remunerazione, ma è uno degli strumenti per costituire la nostra identità. Ecco perché non mi piace l’idea di essere pagato per non fare niente», spiega Michele Alessi, che di suo metterà a disposizione quattro mezze giornate, una delle quali da trascorrere con i rappresentanti sindacali per curare il verde. Alla parte organizzativa ha pensato Nicoletta, primogenita dei suoi quattro figli, fondatrice della Goodpoint, una società che supporta le aziende nel sociale. Il risultato è questa iniziativa, unica nel suo genere, che fa risparmiare lo Stato due volte: non paga la cassa integrazione e non paga i servizi ai cittadini.

«Ho aderito perché ho fatto l’obiettore di coscienza e questa mi sembrava una bella cosa per la comunità», racconta Moreno Mastantuono mentre canta «Andrea si è perso» e passa il rullo con la vernice sul soffitto. Ha 40 anni, metà li ha trascorsi qui a fare manutenzione.

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Foto: Alberto Alessi (a sinistra), proprietario della Alessi, con il designer Alessandro Mendini.
(OLIVER LANG/AFP/Getty Images)