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  • Giovedì 16 maggio 2013

La guerra in Siria su YouTube

I video che girano online, spesso terribili e usati per propaganda, sono sempre di più: alcuni hanno iniziato a raccoglierli e verificare se sono veri o falsi

Durante la Prima Guerra del Golfo del 1990-1991, quella combattuta da una coalizione di 34 paesi guidata dagli Stati Uniti contro l’Iraq di Saddam Hussein, per la prima volta le persone di tutto il mondo furono in grado di vedere in diretta le immagini dei missili che colpivano obiettivi e persone. L’utilizzo di una serie di nuove tecnologie, tra cui le armi dotate di videocamera sull’obiettivo, permisero ad alcune emittenti internazionali come CNN e BBC di dare ampia copertura a quello che stava accadendo in Iraq e in Kuwait: e si discusse molto di come quelle immagini potevano influenzare i giudizi dell’opinione pubblica sulla guerra e la guerra stessa. Più di vent’anni dopo la prima guerra in diretta televisiva, quello che oggi sta accadendo in Siria è stata definita come la prima guerra della storia su YouTube.

Da diversi mesi, infatti, su Internet circolano molti video della guerra civile siriana, alcuni dei quali parecchio impressionanti e violenti. Sono stati girati e pubblicati in Rete da reporter locali, oppure dagli stessi combattenti. È quasi impossibile invece trovarne di giornalisti occidentali: oltre a testimoniare le atrocità e i crimini di guerra che si stanno compiendo sempre più spesso in Siria, questi video vengono anche diffusi per fare propaganda politica. Il “come” lo spiega bene Time, raccontando la storia di un video pubblicato in Internet il 12 maggio che è stato ripreso dai siti di news di mezzo mondo e criticato duramente anche dall’associazione Human Rights Watch (il Post ne ha parlato qui).

Il video mostrava un ribelle – presumibilmente Abu Sakkar, leader del gruppo “Brigata di Omar al-Farouk” – strappare cuore e polmoni dal cadavere di un soldato del regime.

«Due reporter di Time videro per la prima volta il video in aprile, in presenza di parecchi sostenitori di Abu Sakkar, incluso suo fratello. Tutti dissero che il video era autentico. Successivamente ne ottenemmo una copia. Da allora Time sta cercando di verificare che il filmato non sia stato manipolato digitalmente in qualche modo – un video falso di questo tipo potrebbe essere molto potente per la propaganda di regime, che ritrae i ribelli come terroristi – e, ancora oggi, Time non è stato in grado di confermarne l’integrità. […] Il video divenne pubblico il 12 maggio, quando fu pubblicato online da un gruppo pro-regime e ora è usato come strumento di propaganda dai sostenitori del regime. […] Questi 27 secondi del filmato forniscono un esempio di quanto brutale sia diventata la guerra siriana – e di come la tecnologia sembra avere alimentato questa brutalità»

Secondo Rami Abdel Rahman del “Syrian Observatory for Human Rights” – organizzazione britannica pro-ribelli che monitora gli abusi dei diritti umani in Siria – i combattenti di entrambi i fronti hanno trovato nella tecnologia il modo di mostrare le brutalità compiute in battaglia. Quando vengono diffusi video e fotografie di uomini decapitati, stupri, torture e amputazioni, dice Nadim Houry di Human Rights Watch, l’altra parte in guerra decide di replicare i crimini, per vendetta.

YouTube, per ragioni di policy e auto-censura, non permette la pubblicazione di tutto il materiale che sta girando online, anche su altri siti che permettono di condividere video. Molti altri siti hanno iniziato a occuparsi del fenomeno e a organizzare e classificare i diversi video, e soprattutto a verificare se sono veri o se sono stati manipolati per ragioni politiche. Uno dei progetti più completi e più interessanti è stato messo in piedi dal New York Times e si chiama “Watching Syria’s War“. La navigazione della pagina online dedicata a questo progetto è molto semplice e intuitiva. Per ogni video caricato vengono segnalate le informazioni essenziali che permettono al lettore di contestualizzarlo: quando è stato caricato su Internet, cosa mostra, cosa si sa per certo sul video e cosa invece non è stato possibile verificare, quali sono gli altri video che si riferiscono agli stessi avvenimenti, e che tweet sono stati fatti con l’url di quel video.

Un altro noto sito che raccoglie video amatoriali è LiveLeaks, che ha un funzionamento simile a quello di YouTube, anche se privilegia una documentazione più giornalistica, compresi molti video che provengono da zone di guerra. A differenza del progetto “Watching Syria’s War” del New York Times, ovviamente i video di LiveLeaks non sono organizzati e contestualizzati con la stessa attenzione, ed è molto più difficile capire cosa si sa per certo delle immagini mostrate.

Uno dei lavori più completi di ricerca e aggregazione di canali YouTube, pagine Facebook e dirette streaming provenienti dalla Siria è stato fatto dal blog di “Brown Moses”. “Moses”, che ha 34 anni e si chiama Eliot Higgins, lavora in un’azienda che si occupa di finanza e la guerra non l’ha mai vista nemmeno da lontano. Ha iniziato a seguire il conflitto in Siria come hobby, ma nel corso del tempo ha cominciato a essere citato da organizzazioni e testate di tutto il mondo, come Amnesty International e New York Times. Il suo blog ha fatto una delle scoperte più importanti dell’intero conflitto in Siria: ha rivelato come molte delle armi finite tra le mani dei ribelli fossero croate, svelando un più ampio programma internazionale, fino a quel momento segreto, per armare le opposizioni ad Assad. Dalla pagina “Syrian Channel Listing” del blog si possono trovare moltissime fonti primarie suddivise per città siriane.

Un’organizzazione dei video su base geografica si può trovare invece sul sito “Syria Video“, creato dal “Center of Middle Eastern Studies” su iniziativa del suo direttore, Joshua Landis, un grande esperto di Siria che da diversi anni tiene anche un suo blog, sempre molto documentato e ricco di opinioni sulla situazione in Siria. “Syria Video” utilizza una mappa di Google Maps per suddividere moltissimi video caricati in Internet per città, e all’interno di ogni città, ingrandendo la mappa, per quartiere.

Infine il sito Military.com, creato nel 1999 come portale per i membri dell’esercito statunitense, ha una sezione apposita che raccoglie molti video della guerra civile siriana: in particolare si occupa di raccogliere filmati che riguardano operazioni militari di vario tipo, da lanci di missili a scontri tra mezzi corazzati di ribelli ed esercito siriano.