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  • Mercoledì 15 maggio 2013

Aggiornamenti sul caso AP

Sia la Casa Bianca che il procuratore Holder cercano di tirarsi fuori dalla storia delle intercettazioni, ma i repubblicani e i giornalisti continuano a protestare

WASHINGTON, DC - MAY 14: U.S. Attorney General Eric Holder holds a Medicare fraud news conference at which he said he recused himself last year from a national security leak probe in which prosecutors obtained the phone records of Associated Press journalists at the Justice Department May 14, 2013 in Washington, DC. Holder faced a large number of questions about his department's investigation targeting phone records and data from the Associated Press. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)
WASHINGTON, DC - MAY 14: U.S. Attorney General Eric Holder holds a Medicare fraud news conference at which he said he recused himself last year from a national security leak probe in which prosecutors obtained the phone records of Associated Press journalists at the Justice Department May 14, 2013 in Washington, DC. Holder faced a large number of questions about his department's investigation targeting phone records and data from the Associated Press. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)

Ci sono sviluppi e aggiornamenti sulla storia delle intercettazioni ordinate dal Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti verso venti linee telefoniche di Associated Press, l’agenzia di stampa più famosa al mondo. Le autorità statunitensi hanno ottenuto gli elenchi delle chiamate in entrata e in uscita – non è ancora chiaro se ne hanno anche intercettato il contenuto o la durata – probabilmente per indagare sulla fuga di notizie che a maggio del 2012 permise ai giornalisti dell’agenzia di raccontare come la CIA avesse sventato un piano di al Qaida per far esplodere una bomba su un aereo diretto verso gli Stati Uniti.

La versione di Eric Holder
Ieri, martedì 14 maggio, ha parlato Eric Holder, procuratore generale degli Stati Uniti, capo del Dipartimento, praticamente l’equivalente del nostro ministro della Giustizia. Holder ha difeso l’operato del dipartimento insistendo sulla gravità del caso, e dicendo che queste misure eccezionali sono state necessarie a fronte di una fuga di notizie eccezionale, «se non la più rilevante, una tra le due o tre più serie con cui abbia mai avuto a che fare» che «ha messo in grave pericolo il popolo americano, e non sto esagerando». Holder ha detto che «per identificare il responsabile è necessaria un’indagine molto aggressiva».

C’è un dettaglio importante, però: Holder ha detto che del caso si occupò direttamente il suo vice, James Cole, visto che lui poteva essere considerato “in conflitto di interessi” dal momento che l’FBI lo aveva interrogato nelle sue indagini sulla fuga di notizie. Holder si presenterà oggi, mercoledì, alla commissione degli Affari Interni della Camera. Il capo del partito repubblicano, Reince Priebus, ha chiesto le sue dimissioni.

La lettera dei giornalisti
Nel frattempo il Reporters Committee for Freedom of the Press, un’associazione no profit che fornisce assistenza legale ai giornalisti, ha inviato una lettera aperta a Holder e al suo vice firmata da alcuni fra i più importanti giornali americani, come il New York Times e il Washington Post. Nella lettera si chiede la restituzione delle registrazioni delle telefonate all’Associated Press, e la distruzione di tutte le altre copie esistenti. Nelle righe finali vengono così riassunte le accuse rivolte al dipartimento della Giustizia.

Autorizzare un’inchiesta dallo scopo eccessivamente generico; utilizzare lo strumento delle intercettazioni all’inizio delle indagini e non come estrema risorsa; rifiutarsi di cooperare con Associated Press in un rapporto di reciproca trasparenza in seguito alla pubblicazione delle notizie; ottenere l’autorizzazione dal procuratore generale senza aver fornito le necessarie garanzie; tutto questo rende chiaro come in questo caso non ci sia stato equilibrio fra l’interesse del governo e quello di Associated Press.

L’amministrazione Obama è stata criticata anche da un editoriale molto duro del public editor del New York Times, Margaret Sullivan. Il portavoce della Casa Bianca Jim Carney ha risposto alla critiche rivolte a Obama dichiarando che «la Casa Bianca non è coinvolta in nessuna decisione riguardo le indagini del dipartimento della Giustizia, che vengono svolte in modo indipendente».

foto: Chip Somodevilla/Getty Images