Lo psicodramma Marini

La proposta di appoggiarlo da parte di Bersani ha diviso il PD in una tesa riunione, ieri sera, e i dissensi sono estesi anche tra gli altri partiti

© Daniele Badolato / Lapresse
01/09/2010 Torino
Partito Democratico - Festa Democratica Nazionale a Torino
Nella foto Franco Marini

© Daniele Badolato / Lapresse
01/09/2010 Turin
"Partito Democratico" - National Meeting in Turin
In the picture Franco Marini
© Daniele Badolato / Lapresse 01/09/2010 Torino Partito Democratico - Festa Democratica Nazionale a Torino Nella foto Franco Marini © Daniele Badolato / Lapresse 01/09/2010 Turin "Partito Democratico" - National Meeting in Turin In the picture Franco Marini

Alla vigilia dell’inizio delle votazioni per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, nel tardo pomeriggio di mercoledì ha cominciato a circolare tra addetti ai lavori e giornalisti la notizia che tra i nomi fatti fino a quel momento la leadership del Partito Democratico e quella del Popolo della Libertà si erano accordati per proporre di votare Franco Marini, 80 anni, ex sindacalista, ex democristiano e leader del Partito Popolare, ex presidente del Senato e ora nel Partito Democratico, candidato ma sconfitto alle elezioni parlamentari di due mesi fa.

Quando la scelta è divenuta ufficiale – nel momento in cui Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi l’hanno annunciata alle riunioni dei rispettivi gruppi parlamentari, intorno alle 21,30 – il suo percorso era già divenuto complicato in seguito agli estesissimi dissensi che molti elettori del centrosinistra avevano manifestato su Internet, accusando Bersani di voler eleggere un uomo troppo associato a un’appartenenza alla “vecchia” politica – Marini fu anche candidato alla presidenza della Repubblica nel 1999 – in un momento di richiesta e promessa di cambiamento, e di aver scelto un candidato non particolarmente amato o popolare ma accettabile e accettato dal centrodestra.

In più, Marini è sempre stato molto critico verso i toni e i promotori del ricambio generazionale nella politica italiana – era stato critico anche con la stessa possibilità che nascesse il Partito Democratico – e per questo spesso in polemica con alcuni rappresentanti più giovani del PD. Tra questi, Matteo Renzi stesso aveva attaccato l’ipotesi di una sua candidatura con una lettera a Repubblica pochi giorni fa, e proporre Marini è sembrato un esplicito attacco di Bersani a Renzi e alle sue proposte di rinnovamento. Mercoledì sera Matteo Renzi era ospite del programma Le invasioni barbariche su La7 e ha ripetutamente criticato la scelta con parole molto severe, definendola “sbagliata per gli italiani”, proveniente dal passato, ed elencando come migliori non solo tutti gli altri nomi circolati (a cominciare da quelli di Emma Bonino e Romano Prodi) ma “persino certi candidati del centrodestra”.

Ma intanto, mentre l’annuncio di Berlusconi sul voto del PdL a favore di Marini riscuoteva espliciti e taciti consensi tra i parlamentari del PdL, quello di Bersani durante la riunione dei gruppi parlamentari del PD veniva invece molto criticato da una cospicua parte dei parlamentari stessi, da quelli tradizionalmente più “dissidenti”, a molti tra i nuovi e giovani, fino ad alcuni dei cosiddetti “giovani turchi” a cominciare da Matteo Orfini. Tra gli altri contrari, Ivan Scalfarotto, Pippo Civati, Matteo Richetti e tutti i renziani, ma anche giovani parlamentari molto più vicini alla segreteria come Alessandra Moretti.

Alla fine la riunione ha accettato di votare sulla proposta, che è stata accolta con voto palese intorno alle 23 con 221 voti a favore, 90 contrari, 30 astenuti. Oltre un terzo dei presenti – mancavano molti dei “grandi elettori” – si è quindi dissociato dalla scelta proposta dal segretario, ed è una rottura molto pesante di cui si vedranno oggi le conseguenze: molti di loro hanno annunciato che non seguiranno l’indicazione che ha prevalso. E il confronto è tesissimo sul disaccordo interno e la divisione del partito, per una scelta fatta dal segretario e così osteggiata.

Intanto, i parlamentari di Sinistra e Libertà hanno annunciato che non voteranno Marini e si sono orientati a votare Stefano Rodotà, già candidato del M5S. E i dissensi sulla scelta di Marini sono numerosi anche in Scelta Civica, a cominciare da quelli espressi in serata da Andrea Romano ed Edoardo Nesi. I due terzi dei voti necessari a Marini alle prime votazioni non sembrano esserci, facendo i conti di conseguenza, ma le incognite sono moltissime e il voto è segreto. In questa situazione – difficile per la scelta del presidente, difficilissima per le prospettive del PD e di Bersani – si procede oggi alle prime due votazioni.