Arriva la doppia preferenza di genere

È stata approvata dal comune di Bologna, lo stesso dovrebbero (dovrebbero) fare tutti gli enti locali: non ha a che fare con le "quote rosa"

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
25-05-2011 Roma
Politica
Camera - decreto omnibus 
Nella foto: donne in Parlamento, quote rosa
Photo Mauro Scrobogna /LaPresse
25-05-2011 Rome
Politics
Chambers of Deputies - omnibus bill
In the picture: women and politics adn Parliament
Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 25-05-2011 Roma Politica Camera - decreto omnibus Nella foto: donne in Parlamento, quote rosa Photo Mauro Scrobogna /LaPresse 25-05-2011 Rome Politics Chambers of Deputies - omnibus bill In the picture: women and politics adn Parliament

Lunedì 15 aprile il Consiglio comunale di Bologna ha approvato una delibera che introduce la doppia preferenza di genere a partire dalle prossime elezioni amministrative. Gli elettori avranno dunque la possibilità di esprimere «una o due preferenze, per non più di due candidature della lista da lui votata. Nel caso di espressione di due preferenze, esse dovranno riguardare candidature di sesso diverso della stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza».

L’amministrazione ha anche fatto sapere che d’ora in poi sarà necessario il riequilibrio di genere nelle liste in modo che nessuno dei due sessi possa «essere rappresentato in misura superiore a due terzi». La delibera ha ottenuto 22 voti favorevoli (PD, AmperBo, Bo Rifor, M5S, Bo2016, Gruppo misto) e 4 voti contrari (della Lega Nord), mentre il PdL si è astenuto.

Con la delibera di ieri il comune di Bologna non ha fatto altro che recepire una legge nazionale, la numero 215 approvata il 23 novembre del 2012 e entrata in vigore il 26 dicembre dello stesso anno. Per quanto riguarda le elezioni dei consigli comunali, la legge prevede due modifiche principali: la cosiddetta quota di lista (nelle liste dei candidati nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore a due terzi) e la doppia preferenza di genere, che consente di esprimere due preferenze (anziché una) purché per due candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza.

La legge 215 prevede anche che il sindaco nomini la giunta nel rispetto del principio delle pari opportunità, garantendo la presenza di entrambi i sessi. Per quanto riguarda invece i Consigli regionali, viene introdotto il principio della promozione della parità tra uomini e donne «attraverso la predisposizione di misure che permettano di incentivare l’accesso del genere sottorappresentato alle cariche elettive». La legge, infine, stabilisce i tempi per l’adeguamento degli statuti degli enti locali: sei mesi. Dunque entro la fine di giugno.

Nonostante i titoli di alcuni giornali, la doppia preferenza di genere non va confusa con le “quote rosa”: è semplicemente una scelta che viene data a chi vuole esprimere più di un voto. La legge sulla doppia preferenza di genere prende ispirazione da una legge del 2009 della Campania, che per prima in Italia ha adottato questo meccanismo e con un esito positivo: grazie al nuovo metodo di voto le donne in Consiglio regionale sono passate da 2 a 14 (con una rappresentanza femminile che è aumentata del 20 per cento).

L’esempio della Campania è stato seguito a fine marzo anche dalla Sicilia, dove – nonostante il voto contrario del M5S – il presidente Rosario Crocetta ha posticipato la data delle elezioni amministrative al 9 e 10 giugno proprio per far passare la riforma. Altre regioni italiane, invece, nonostante la grande mobilitazione dei gruppi femministi, hanno invece bocciato la norma: tra queste, il Friuli Venezia Giulia e l’Abruzzo.