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  • Lunedì 15 aprile 2013

Portieri

Album fotografico e storie di gran personaggi, tra quelli che giocano a calcio - o hanno giocato - con la maglia di un altro colore

Former Colombian goolkeeper Rene Higuita kicks the ball to save a goal during an exhibition match between the Brazilian Masters and Indian All Stars in Kolkata on December 8, 2012. The Brazilian team won the match by 3-1. AFP PHOTO/ Dibyangshu SARKAR (Photo credit should read DIBYANGSHU SARKAR/AFP/Getty Images)
Former Colombian goolkeeper Rene Higuita kicks the ball to save a goal during an exhibition match between the Brazilian Masters and Indian All Stars in Kolkata on December 8, 2012. The Brazilian team won the match by 3-1. AFP PHOTO/ Dibyangshu SARKAR (Photo credit should read DIBYANGSHU SARKAR/AFP/Getty Images)

Dal 1519, anno della prima testimonianza scritta dell’esistenza del moderno gioco del calcio, il ruolo del “portiere” è stato considerato particolare e diverso rispetto agli altri: un’aberrazione, in un certo senso, perché il portiere deve impedire il raggiungimento dell’obiettivo finale del gioco del calcio, quello di fare gol. Può toccare la palla con le mani, al contrario di tutti gli altri che proprio non devono. Non corre. Non fa gol praticamente mai (anche se ci sono state eccezioni notevoli). Da allora si è scritto spesso dei portieri anche con un approccio psicologico, diciamo, e alcuni di loro sono diventati dei veri personaggi: oggetti di culti nazionali, esempi di follia e abilità atletica. Davide Coppo ha scritto su Studio un lungo articolo sull’evoluzione del ruolo del portiere, raccontando le leggende e le storie dei portieri più famosi – e più strani – della storia del calcio.

Il calcio non è sempre stato così come lo conosciamo oggi. È cambiato, in questi primi cento e più anni di vita, molto: nella tattica, nei ruoli, nelle regole, nel numero dei giocatori. L’ultima rivoluzione risale al 1992, quando fu vietato al portiere di raccogliere con le mani il retropassaggio della difesa amica. Prima ancora c’era stata l’introduzione del fuorigioco, una delle regole principe, oggi. Prima ancora, negli ultimi anni del diciannovesimo secolo, i cambiamenti erano stati anche più radicali. Si trattava, allora, di segnare nettamente un confine tra il rugby e quel nuovo sport giocato con un pallone rotondo da prendere a calci.

I confini storici del calcio non sono netti, anzi. La storiografia ufficiale è infarcita di formule come “la prima testimonianza scritta di”, che sta a significare, più o meno: “Prima c’era qualcosa, ma è soltanto una supposizione”. Ad ogni modo e per restare in tema, la prima testimonianza scritta del moderno gioco risale al 1519, ed è contenuta nel Vulgariadi William Horman, preside di Eton e autore di uno strano libro di grammatica – il Vulgaria, appunto. Qui, tra molte, si trova la frase «We wyll playe with a ball full of wynde», in cui “wynde” sta per aria.

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