Cosa si sa dell’affare tra Telecom e H3G

Oggi il CdA ha confermato che c'è un'"ipotesi di integrazione" con 3 Italia e che H3G potrebbe diventare primo socio di Telecom

A view shows a Telecom Italia signal relay tower in Rozzano, near Milan, 13 September 2006. Telecom Italia's decision to break up its local fixed network and mobile phone activity got a cool reception by analysts, while government officials voiced fears another industrial jewel could fall into foreign hands. (Photo credit should read PACO SERINELLI/AFP/Getty Images)
A view shows a Telecom Italia signal relay tower in Rozzano, near Milan, 13 September 2006. Telecom Italia's decision to break up its local fixed network and mobile phone activity got a cool reception by analysts, while government officials voiced fears another industrial jewel could fall into foreign hands. (Photo credit should read PACO SERINELLI/AFP/Getty Images)

Dopo la riunione che si è tenuta giovedì, il Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia ha diffuso una nota in cui dice di aver “esaminato l’ipotesi di integrazione di 3 Italia”. La riunione, presieduta dal presidente esecutivo Franco Bernabè, era stata convocata per discutere il percorso di integrazione del fornitore di servizi telefonici 3 Italia in Telecom Italia “eventualmente mediante conferimento o fusione per incorporazione, che il gruppo Hutchison Whampoa ha condizionato, tra l’altro, all’acquisizione di un’ulteriore quota azionaria in Telecom Italia, tale da farne l’azionista di riferimento della società”.

Della trattativa si parla da diversi giorni, e ha suscitato molte attenzioni e molte oscillazioni di borsa: le prime voci sul possibile acquisto di 3 Italia da parte di Telecom hanno via via fatto spazio a quelle su un piano più ampio, ovvero della contropartita di una cospicua quota di azioni che Telecom cederebbe al gruppo Hutchison, rendendo quest’ultimo il suo principale azionista: è Telecom che sta comprando 3 Italia o è Hutchison che sta comprando Telecom?, si sono chiesti in molti. E con che implicazioni per la società che detiene la rete italiana, e in un momento di vuoto politico e un governo in carica dimissionario? Infine, in una fase molto complessa e difficile per il mercato dei fornitori di telefonia mobile, impoverito da una concorrenza di abbassamento dei prezzi molto serrata.

Nella riunione di giovedì il CDA di Telecom Italia ha annunciato la formazione di un comitato di rappresentanti degli azionisti per studiare l’eventuale aggregazione con 3 Italia: il comitato, presieduto dal Bernabè, sarà composto da Luigi Zingales, come consigliere indipendente, da Juliio Linares (per Telefonica), da Elio Catania (in quota Intesa Sanpaolo) e Gabriele Galateri (presidente di Generali). Hutchison Whampoa Limited è una multinazionale guidata dal magnate Li Ka Shing, con sede a Hong Kong, e controlla la società di telecomunicazione H3G, il cui amministratore delegato è Vincenzo Novari. H3G è il quarto operatore nazionale di telefonia mobile in Italia attraverso 3 Italia, per numero di clienti totali.

La società avrebbe presentato nelle scorse settimane al presidente esecutivo Franco Bernabé un “memorandum of understanding” (MoU), cioè un memorandum d’intesa. Un documento legale che descrive un accordo bilaterale tra due parti, in cui viene indicata una linea d’azione comune prestabilita, anche se non ha il potere di un contratto: secondo quanto uscito sulla stampa negli ultimi giorni, punterebbe a una quota di Telecom del 29,9 per cento. Il memorandum d’intesa prevederebbe che in cambio di 2 miliardi di euro da parte di 3 Italia, H3G rilevi la quota valorizzando il titolo a 1,2 euro per azione, che è il prezzo di carico del socio di maggioranza Telco (il patto formato dalle quote di Telefonica, Intesa San Paolo, Generali, Mediobanca). Telco possiede il 22,4 per cento di Telecom e il patto scade nel febbraio del 2015.

Il prezzo di carico rappresenta il prezzo pagato dagli investitori, comprese le spese e le commissioni pagate agli intermediari. Va ricordato anche che lo Stato, grazie alla golden share, la norma che in alcune circostanze gli permette di bloccare le trattative, potrebbe anche decidere di intervenire. C’è poi la questione dell’Antitrust, relativa ai vincoli da rispettare sulle quote di mercato possedute dalle diverse compagnie telefoniche: Telecom e 3 Italia, insieme, raggiungerebbero una quota di mercato pari a circa il 45 per cento, superando le norme nazionali ed europee. Reuters riferisce di altre perplessità:

Una seconda fonte parla di intervento molto critico sulla gestione di Telecom in consiglio dei rappresentanti di Telefonica, partner industriale della holding, che avrebbero ricordato che la società spagnola ha la prelazione su qualsiasi quota Telco messa in vendita. Anche Zingales avrebbe espresso perplessità sull’operazione.
Una terza fonte parla di alcuni profili industriali poco comprensibili in un merger Telecom-3 Italia, osservando che i clienti di 3 Italia hanno tariffe più economiche di quelle praticate da Telecom. “Francamente sfugge la logica del business”. Tutti gli osservatori concordano inoltre che sul fronte antitrust la fusione potrebbe portare qualche problema.

L’obiettivo di H3G sarebbe quello di avere una posizione di rilievo nell’azionariato e nella governance di Telecom Italia. Per questo, nel memorandum non si sarebbe parlato di una vendita in contanti, ma di un’integrazione che si dovrebbe realizzare con uno scambio azionario: con il conferimento da parte di 3 Italia di 2 miliardi di euro, H3G si ritroverebbe in cambio circa il 10% del capitale ordinario di Telecom. Questa operazione è però subordinata all’ingresso del nuovo socio nell’azionariato di riferimento di Telco, come confermato nella nota di oggi, con modalità che non facciano però scattare l’OPA, l’Offerta Pubblica di Acquisto, cioè senza superare il limite del 29,9 per cento.

Secondo il Sole 24 Ore, da parte di Telecom ci sarebbe l’interesse industriale per gli asset di H3G: innanzitutto in relazione alla sua quota del 10 per cento nel mercato mobile, per le antenne – utili in funzione dello sviluppo della telefonia di quarta generazione LTE, cioè il 4G, anche se qui potrebbero rientrare i vincoli dell’Antitrust – e per le frequenze.

Foto: PACO SERINELLI/AFP/Getty Images