La città di Paolo Soleri

È morto martedì un grande architetto italiano, che progettò quello che Newsweek ha definito «il più importante esperimento urbano del nostro tempo»

Ieri, martedì 9 aprile, è morto a 93 anni l’architetto italiano Paolo Soleri. Soleri è famoso per aver inventato il concetto di “arcologia”, un’armonizzazione tra architettura ed ecologia che – sosteneva – dev’essere perseguita nella progettazione e nella costruzione delle città.

Nato a Torino, laureato al Politecnico, Soleri fu allievo negli Stati Uniti del grande architetto americano Frank Lloyd Wright, progettò la nuova sede della fabbrica di ceramica della famiglia Solimene a Vietri e lavorò molto con la ceramica e l’argilla, che userà nelle strutture delle sue opere e per realizzare le sue famose campanelle scacciaguai. In Arizona fondò Cosanti, uno studio – poi diventato la sua residenza – in cui lavorava e insegnava ad altri artisti, e proprio lì, a Scottsdale, è stato costruito l’unico ponte tra le centinaia da lui ideati. Tra i suoi moltissimi progetti, infatti, pochi sono quelli costruiti: Soleri è stato soprattutto un grande teorico e sostenitore di un nuovo stile di vita, basato su città compatte dove non c’è bisogno di spostarsi in macchina e integrate con l’ambiente circostante.

Soleri sosteneva che

«L’arcologia riconosce la necessità di una radicale riorganizzazione del vasto e scomposto paesaggio urbano in città dense, integrate, tridimensionali per sostenere le complesse attività che stanno alla base della cultura umana. La città è lo strumento necessario per l’evoluzione dell’umanità»·

La nuova città sarebbe stata progettata per aumentare le interazioni umane, massimizzare l’accesso alle risorse comuni, migliorare il rapporto tra costi e benefici delle infrastrutture, ridurre la produzione di immondizia, minimizzare il consumo di energia, di materie prime e di territorio, ridurre l’inquinamento e permettere l’interazione tra le persone e l’ambiente circostante. Soleri mise in pratica le sue teorie nel progetto di Arcosanti, una città destinata a ospitare cinquemila persone e situata a circa 100 chilometri a nord di Phoenix, in Arizona. La costruzione iniziò nel 1970: da allora vi hanno lavorato circa settemila persone, ma è stata completata soltanto per il 5 per cento. Al momento sono stati costruiti 14 edifici, tra cui alcune case, una fonderia, un centro musicale, qualche piscina e una serra.

Il giornalista del Guardian Steve Rose riporta le parole di Roger Tomalty, che supervisionò la costruzione di Arcosanti:

«Non era una comunità per il gusto della comunità in sé, dove si mangiava tofu e ci si dava pacche sulle spalle. Era l’opposto di una scena hippy: una comunità di muratori. Se ci volevi stare, dovevi lavorare, più di quanto avresti mai lavorato in vita tua»

La rivista americana Newsweek ha definito Arcosanti – riporta il sito dello stesso Soleri – «il più importante esperimento urbano mai fatto al nostro tempo». Ora ci vivono circa 90 persone, vengono organizzati eventi culturali ed è visitata dai turisti. In un’intervista del 2010 all’Arizona Republic Soleri disse che «sarei diventato matto se avessi saputo che ci avrebbero messo così tanto».

Tra le altre opere realizzate da Soleri ci sono un centro culturale e un anfiteatro a Santa Fe, in New Mexico, e un teatro a Glendale, in Arizona. La maggior parte del suo lavoro però è costituito da modellini, libri, disegni, lezioni e conferenze in tutto il mondo nel corso degli anni. Soleri sarà sepolto ad Arcosanti insieme alla moglie Colly, morta nel 1982.