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  • Giovedì 4 aprile 2013

Il modello olandese, in crisi

Debiti, disoccupazione e bassa crescita sono arrivati in uno dei principali paesi promotori dell'austerità, a causa di una grossa bolla immobiliare e delle politiche fiscali

Outgoing Prime Minister Mark Rutte reacts in the Parliament Building in The Hague, on April 24, 2012 during the debate about the collapse of the Dutch government. AFP PHOTO/ ANP/ JERRY LAMPEN ***NETHERLANDS OUT*** (Photo credit should read JERRY LAMPEN/AFP/Getty Images)
Outgoing Prime Minister Mark Rutte reacts in the Parliament Building in The Hague, on April 24, 2012 during the debate about the collapse of the Dutch government. AFP PHOTO/ ANP/ JERRY LAMPEN ***NETHERLANDS OUT*** (Photo credit should read JERRY LAMPEN/AFP/Getty Images)

L’Olanda, insieme alla Germania, ha predicato in questi anni politiche economiche di austerità e scelte di bilancio dirette a ridurre la spesa pubblica. Lo ha potuto fare grazie soprattutto alla buona salute dei suoi conti pubblici, che però non è più tanto buona, racconta il settimanale tedesco Spiegel. Il motivo principale è una grossa bolla immobiliare, incentivata in parte da alcune politiche fiscali degli ultimi governi.

L’economia olandese è sempre stata considerata sicura dai mercati finanziari e dalle agenzie di rating: l’Olanda è tra i pochi paesi europei ad aver mantenuto in questi anni la tripla AAA, nella valutazione della sicurezza dei titoli di stato. Nell’ultimo anno però si sono sovrapposte una pesante crisi economica e una altrettanto grave crisi politica, risolta con la formazione di un nuovo governo di coalizione alla fine del 2012.

A partire dagli anni Novanta, le banche olandesi hanno concesso prestiti con grande generosità: se ci si rivolgeva a un istituto di credito per aprire un mutuo, scrive lo Spiegel, questo era spesso disposto a dare più soldi del minimo richiesto, ad esempio per finanziare anche eventuali lavori o ristrutturazioni. Inoltre, gli interessi del mutuo potevano essere interamente dedotti dalla dichiarazione fiscale: di conseguenza, senza doversi preoccupare troppo per gli interessi del mutuo, molti olandesi compravano una casa con il progetto di guadagnarci nell’arco di qualche anno, rivendendola poi a un prezzo più alto. Nel frattempo, parte dei soldi prestati dalla banca venivano investiti in qualcosa d’altro, ad esempio in azioni o in fondi obbligazionari.

Il meccanismo ha funzionato fin quando il mercato immobiliare è continuato a crescere ed è stato possibile per chi aveva un mutuo rivendere la casa a un prezzo più alto: si è creata così una bolla immobiliare, quando cioè il valore degli immobili cresce parecchio in un tempo molto breve, fino a raggiungere livelli insostenibili (quando nessuno si può permettere più di comprare). In Olanda la bolla è appena scoppiata: il valore delle case è crollato improvvisamente e i piani di investimento di molti olandesi, basati sull’aumento dei prezzi e sull’eventuale rivendita dell’immobile, sono quindi crollati insieme a lui. Lo Spiegel scrive che si è creata una crisi immobiliare di intensità simile a quella che c’è stata in Spagna e negli Stati Uniti a causa dei mutui sub-prime. Anche in Olanda le banche hanno dato finanziamenti, per anni e anni, senza soppesare realmente i rischi di possibili mancati pagamenti da parte dei debitori e senza che questi impegnassero, come garanzia, altri tipi di patrimoni.

Dal 1996 al 2001, i prezzi delle case sono cresciuti molto, alimentati anche dal meccanismo di deducibilità fiscale attuato dal governo, che rappresenta ancora oggi un caso unico in Europa: il valore totale dei mutui immobiliari in Olanda è passato in pochi anni dal 50 per cento del Prodotto Interno Lordo (PIL) a più del 110 per cento, il livello più alto in Europa. A fine 2011, scrive il Sole 24 Ore, il livello dei mutui in Olanda era di 670 miliardi di euro, più del doppio rispetto a quello dei depositi privati, che erano di 332 miliardi. Per questa ragione, tra l’altro, nell’ultimo anno cinque importanti istituti di credito olandesi hanno subito diversi declassamenti da parte delle agenzie di rating.

Più volte, negli ultimi dieci anni, la Banca Centrale Olandese ha avvertito dei rischi del sistema del credito e immobiliare, cercando di ridurre gli entusiasmi degli investitori. Questi avvertimenti sono stati presi in considerazione soltanto negli ultimi mesi, in particolare dal nuovo governo, che ha approvato dei provvedimenti per ridurre il meccanismo di deducibilità fiscale a partire da gennaio 2013. Il problema principale riguarda soprattutto le banche che, con 650 miliardi di euro di debiti complessivi di mutui ipotecari, raggiungono il livello più alto dell’Eurozona. Il mancato pagamento dei debiti da parte dei cittadini, che non possono neanche vendere gli immobili se non a prezzi bassi a causa della svalutazione immobiliare, si ripercuote sulla liquidità a disposizione delle banche che non danno praticamente più soldi alle imprese, creando quindi danni alla cosiddetta “economia reale”.

La crisi ha portato a un rapido aumento della disoccupazione (che oggi è al 7,7 per cento secondo i dati ufficiali), i consumi sono diminuiti e la crescita si è fermata: nonostante i circa 46 miliardi di euro di misure di austerità decise dal governo di coalizione, quest’anno il livello del deficit rispetto al PIL supererà il limite del 3 per cento stabilito dall’Unione Europea: si stima che dovrebbe essere del 3,6 per cento.

Il ministro delle Finanze del Partito Laburista olandese (Partij van de Arbeid, PvdA) e presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha annunciato recentemente nuovi tagli nei servizi pubblici e nella sanità per 4,3 miliardi di euro, anche se entreranno in vigore soltanto nel 2014. Lo Spiegel nota che le dichiarazioni di Dijsselbloem dell’ultimo periodo, in cui cerca di spiegare che non si possono fare ulteriori tagli alla spesa pubblica per non prendere misure “irragionevoli”, “è il tipo di retorica che normalmente si sente dai paesi meridionali [dell’Eurozona] in crisi.”

Secondo gli economisti del Centraal Planbureau, che sono anche i principali consulenti del ministero dell’Economia, il PIL dell’Olanda diminuirà nel 2013 dello 0,5 per cento. Nel mese di febbraio, 755 aziende hanno dichiarato il fallimento: si tratta del numero più alto dal 1981. E molti altri licenziamenti sono in corso nel settore bancario, che si trova al centro della crisi. Inoltre, il primo febbraio 2013 la SNS Reaal, la quarta banca olandese per dimensione, è stata nazionalizzata dal governo, proprio per evitarne il fallimento.

Foto: Mark Rutte, primo ministro olandese (JERRY LAMPEN/AFP/Getty Images)