«Un’impresa quasi impossibile»

La Stampa dedica una pagina all'ipotesi - piena di ostacoli, ma anche di sostenitori - che il successore di Napolitano sia Emma Bonino

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
08-03-2013 Roma
Politica
Quirinale - festa della donna
Nella foto: Emma Bonino, Giorgio Napolitano
Photo Mauro Scrobogna /LaPresse
08-03-2013 Rome
Politics
Presidency of the Repubblic - International Women's Day
In the picture: Emma Bonino, Giorgio Napolitano
Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 08-03-2013 Roma Politica Quirinale - festa della donna Nella foto: Emma Bonino, Giorgio Napolitano Photo Mauro Scrobogna /LaPresse 08-03-2013 Rome Politics Presidency of the Repubblic - International Women's Day In the picture: Emma Bonino, Giorgio Napolitano

La Stampa di mercoledì dedica una pagina intera a un articolo di Fabio Martini sulla possibilità – remota, auspicata pubblicamente da molti, temuta segretamente da molti altri, ma sospesa nell’aria intorno – che il nuovo presidente della Repubblica italiana sia Emma Bonino (a una donna pensa anche Massimo Gramellini, sempre oggi sulla Stampa, e di Bonino parla esplicitamente Michele Serra su Repubblica).

Sul momento quel fuori onda spiazzò tutti. I resocontisti del Senato fecero finta di non aver sentito. Oggi, quel precedente prende sapore. È il 20 giugno 2012, Emma Bonino ha appena concluso un intervento nell’aula di palazzo Madama, pronunciandosi a favore della richiesta di arresto per il senatore del Pd Luigi Lusi, ma al tempo stesso scagliandosi contro «l’assenza dello Stato di diritto», «una giustizia al collasso», «l’abuso della carcerazione preventiva». Dallo scranno più alto il presidente del Senato Renato Schifani, non essendosi accorto che il microfono si era riacceso, commenta: «Brava!». Resterà l’ultimo, importante intervento di Emma Bonino in un’aula parlamentare, ma l’apprezzamento di un notabile berlusconiano e quello dei senatori di tutti i gruppi parlamentari – dal Pd al Pdl rappresenta uno dei segnali meno noti che potrebbero lanciare la Bonino nella corsa verso il Quirinale.

Certo, a prima vista può apparire paradossale che possa farcela una donna, una personalità senza un grosso partito alle spalle e che oltretutto neanche fa più parte del Parlamento. Lei, da parte sua, non sta brigando per caldeggiare le sua candidatura nel giro dei notabili, vecchi e nuovi, che alla fine decideranno la partita. E infatti Emma – con le sue giacche dai colori accesi – se ne sta al anche se a se stessa e a tutti quelli che le vogliono bene, chiede «low profile». Una prova? Il cortese rifiuto opposto qualche giorno fa a Daria Bignardi, che avrebbe voluto la Bonino alle sue «Invasioni barbariche». E la terza sorpresa è che la Bonino è stata e resta il candidato preferito dagli italiani per il Quirinale. Sorpresa perché se è comprensibile che i sondaggi la dessero in testa nel 1999, dopo una campagna martellante a suo favore, era difficile immaginare che quattordici anni dopo, così lontana dalla ribalta, la Bonino fosse ancora in testa. Secondo un recente sondaggio Ipr Marketing la Bonino riscuote il consenso più alto (per lei è il 32% degli interpellati), seguita a distanza da Mario Draghi (26%), e da Stefano Rodotà (19%).

(continua a leggere sulla rassegna dei Radicali)