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  • Venerdì 29 marzo 2013

Chi sono gli occidentali che combattono in Siria

Le storie delle decine di persone arrivate nel paese per unirsi ai ribelli, raccontate dai media stranieri

Members of Liwa (brigade) Hamzah, a newly formed Islamist brigade from the Syrian eastern city of Deir Ezzor take part in a rally in the centre of the city to announce their formation on February 25, 2013. Syria's opposition and foreign powers hold crucial talks in Rome with Washington suggesting it is ready to boost support to rebels in their struggle against President Bashar al-Assad. AFP PHOTO/ZAC BAILLIE (Photo credit should read ZAC BAILLIE/AFP/Getty Images)
Members of Liwa (brigade) Hamzah, a newly formed Islamist brigade from the Syrian eastern city of Deir Ezzor take part in a rally in the centre of the city to announce their formation on February 25, 2013. Syria's opposition and foreign powers hold crucial talks in Rome with Washington suggesting it is ready to boost support to rebels in their struggle against President Bashar al-Assad. AFP PHOTO/ZAC BAILLIE (Photo credit should read ZAC BAILLIE/AFP/Getty Images)

All’inizio di marzo, il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung ha riportato alcune informazioni contenute in un documento confidenziale che gli era stato consegnato dal coordinatore dell’antiterrorismo dell’Unione Europea, Gilles de Kerchove: il documento riferisce di un numero notevole di cittadini europei che negli ultimi mesi sono entrati in Siria per combattere nella guerra civile. Nel documento si legge anche che il numero di queste persone potrebbe crescere in futuro, con tutta una serie di conseguenze negative, tra cui la possibilità che “centinaia di jihadisti ben addestrati potrebbero tornare in Europa e aumentare il rischio di attacchi terroristici”.

La guerra in Siria è iniziata da più di due anni, e da allora molte cose sono cambiate. Una delle più importanti è il coinvolgimento nella guerra di soldati e combattenti provenienti da tutto il mondo, anche dall’Occidente, che si sono schierati per lo più a fianco delle milizie ribelli siriane, alcune delle quali considerate molto vicine all’organizzazione terroristica al-Qaida.

Il corrispondente in Medio Oriente dell’Economist, Max Rodenbeck, ha provato a fare una specie di ritratto generale di chi decide di andare a combattere in Siria: si tratterebbe di giovani uomini che il più delle volte riconoscono loro stessi come parte di una “brigata internazionale”, sullo stile di quelle che combatterono in Spagna durante la guerra civile degli anni Trenta. Quindi più brigata internazionale che ninja terroristi, aggiunge Rodenbeck. Negli ultimi mesi diversi giornali internazionali hanno cominciato a raccontare le storie di alcuni di questi combattenti volontari. Quasi tutti questi giovani hanno origini mediorientali o nordafricane e sono musulmani, mentre sono pochi i casi in cui giovani europei o americani convertiti all’Islam hanno deciso di andare a combattere in Siria.

Dagli Stati Uniti, l’ex soldato americano convertito all’Islam
Eric Harroun, 30 anni, si arruolò nell’esercito americano nel 2000, prima di essere congedato per le ferite riportate in un incidente automobilistico nel 2003. Mercoledì 27 marzo è stato arrestato e incriminato dalle autorità federali statunitensi con l’accusa di “cospirazione nell’uso di armi di distruzione di massa fuori dagli Stati Uniti”, una legge che gli USA applicano a tutti i loro cittadini, anche quelli che compiono il reato all’estero. Harroun avrebbe combattuto in Siria tra le file del Fronte al-Nusra (che è considerato legato ad al-Qaida) dopo essersi convertito all’Islam sunnita e avere militato anche nell’Esercito Libero Siriano – nato durante la guerra civile in Siria dai soldati disertori dell’esercito nazionale fedele a Bashar al Assad.

La storia di Eric Harroun era stata raccontata in maniera completa per la prima volta il 22 marzo da due giornalisti della rivista americana Foreign Policy, Greg Tepper e Ilan Ben Zion, che erano riusciti a contattare Harroun “seguendolo” su Facebook e MySpace. I due erano stati incuriositi da un video, pubblicato su Youtube nel gennaio di quest’anno, che mostrava Harroun circondato da altri miliziani. Nel video Harroun dice in inglese: «Bashar al-Assad, i tuoi giorni sono contati. Dovunque tu vada noi ti troveremo e ti uccideremo».

I due giornalisti di Foreign Policy riuscirono ad avere diverse conversazioni via chat con Harroun, che però mischiava momenti di paranoia, motivati da lui con il sospetto di essere intercettato dai servizi segreti americani e israeliani, a ricostruzioni contraddittorie sul suo ruolo in Siria. Le indagini delle autorità americane confermarono poi alcune delle dichiarazioni che Harroun fece ai due giornalisti, tra cui anche quelle riferite alla sua appartenenza ad al-Nusra.

Già nell’ottobre del 2012, comunque, il New York Times si era occupato di raccontare le storie di altri giovani americani che avevano scelto di andare in Siria per partecipare, in modi diversi, alla guerra civile. Tra le altre, il New York Times raccontò di Obaida Hitto, ex giocatore di football americano 25enne e di origini siriane, che aveva deciso di aiutare i ribelli facendo video e foto da diffondere in Internet.

Dalla Germania
Hajan M., 38 anni, è un cittadino tedesco di origini siriane che ha vissuto nella città di Kassel, in Germania, dal 1999 al 2006, dove ha sposato una donna tedesca. Il settimanale tedesco Spiegel ha raccontato la sua storia, dopo che su Internet si era diffuso un video in cui Hajan si rivolgeva in tedesco ad altri musulmani dicendo: «Puoi prendere un aereo dalla Germania per venire in Siria. Puoi venire qui e fare il jihad». Secondo quanto riportato dalla stampa tedesca, la polizia stava indagando su di lui da diverso tempo, senza però arrivare a formalizzare le accuse. Hajan si sarebbe unito a una milizia che opera nella città di Homs e non ci sono notizie su dove si trovi adesso, ma non è l’unico tedesco partito per andare in Siria.

Secondo quanto riportato dallo Spiegel, le autorità tedesche credono che dalla Germania un certo numero di salafiti aderenti all’Islam radicale ultraconservatore si siano diretti in questi ultimi mesi in Siria per prendere parte alla guerra contro Assad. Tra questi ci sarebbero anche membri del gruppo tedesco Millatu Ibrahim, oggi bandito in Germania.

Il trasferimento in Siria dalla Germania non è nemmeno troppo complicato, e per la maggior parte dei casi avviene con il passaggio dalla Turchia: secondo le leggi tedesche, infatti, è possibile revocare il passaporto a coloro che sono ritenuti una minaccia alla sicurezza nazionale per avere determinati legami internazionali (quindi anche in casi di legami con cellule terroristiche estere). Questa legge non viene applicata però ai tedeschi che entrano in Turchia, per i quali è sufficiente solo la carta d’identità.

Dall’Australia
Yusuf Toprakkaya è un trentenne turco-australiano che viveva a Melbourne. È stato ucciso il 30 dicembre scorso da un cecchino durante uno scontro alla base militare di Wadi al-Dayf, in Siria, dove si era recato per combattere a fianco delle milizie ribelli siriane. Toprakkaya, che era conosciuto anche come Abu al-Walid al-Australi, era stato ricordato dai ribelli del suo gruppo con un video pubblicato su YouTube qualche giorno dopo la sua morte. La parte finale del video mostra Toprakkaya in una casa mentre prepara il detonatore di una bomba.

Il nome di Abu al-Walid era venuto fuori da un documento diplomatico del governo americano, reso poi pubblico da Wikileaks, che chiedeva che Toprakkaya (insieme ad altri 22 cittadini australiani) venisse inserito nella lista del Terrorist Screening Database americano, per avere mantenuto legami con un importante leader di al Qaida, Anwar al-Awlaki. Secondo quanto riporta The Australian, i servizi segreti del paese credono che siano stati più di 100 i cittadini australiani che si sono uniti nei mesi scorsi alla guerriglia siriana, e tra questi si avrebbe notizia di tre morti.

Dal Regno Unito
John Cantlie è un fotografo e corrispondente di guerra britannico che venne rapito da alcuni islamisti radicali in Siria il 19 luglio 2012, vicino a Bab al Hawa. Dopo essere stato liberato dall’Esercito Libero Siriano, Cantlie raccontò la propria esperienza ai giornali britannici. Il 5 agosto 2012 Cantlie scrisse sul Sunday Times:

«Ho dovuto lottare per la mia vita, ero a piedi scalzi e con le mani legate, mentre jihadisti britannici – giovani uomini con un accento del sud di Londra – sparavano per uccidere. Puntavano i loro Kalashnikov a un giornalista britannico, londinesi contro londinesi in un posto roccioso che sembrava un paesaggio di montagna scozzese. I proiettili sollevavano la polvere mentre io correvo. Un proiettile mi colpì un braccio, mentre un altro mi sfiorò l’orecchio. E nessun siriano nelle vicinanze. Questo non era quello che mi aspettavo.»

Cantlie era finito in un campo di addestramento per aspiranti jihadisti stranieri, in cui erano presenti anche alcuni britannici. La vicenda di Cantlie spinse le autorità britanniche a monitorare con più attenzione questo fenomeno. Il quotidiano conservatore britannico Telegraph ha riportato alcune stime fatte dal direttore dell’Ufficio per la Sicurezza e l’Antiterrorismo britannico, Charles Farr: i cittadini britannici che sono andati a combattere in Siria sarebbero circa un centinaio. Anche la polizia londinese starebbe investigando su come i potenziali jihadisti vengono reclutati e come funziona il loro trasferimento in Siria.

Il resto del mondo occidentale
Anche cittadini provenienti da altri paesi si sono uniti alla guerriglia in Siria. Il ministero di Sicurezza e Giustizia dei Paesi Bassi ha comunicato il 13 marzo di avere alzato l’indice sulle stime di minaccia terroristica, spostandole da “limitate” a “sostanziali”, dopo avere verificato che circa un centinaio di cittadini olandesi aveva lasciato i Paesi Bassi per unirsi alle guerriglie nei paesi dell’Africa e del Medio Oriente, specialmente in Siria.

Anche il ministero degli Interni della Francia ha rivelato recentemente che alcuni cittadini francesi stanno prendendo parte alle attività jihadiste in diversi luoghi del Medio Oriente e dell’Africa, tra cui anche la Siria. In particolare, in Siria ci sarebbero alcune decine di cittadini francesi, schierati a fianco dei ribelli.

foto: (ZAC BAILLIE/AFP/Getty Images)