Contro le riunioni in streaming

La mania del momento nella comunicazione politica non è sincera né benefica, scrive Giovanni Cocconi su Europa

Oggi su Europa Giovanni Cocconi scrive della “competizione” e della “rincorsa” tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle per mostrare in diretta le riunioni politiche. Anche la consultazione di oggi tra le due forze per la formazione del governo sarà trasmesso, manco a dirlo, in streaming, la prima volta che accade nella storia della Repubblica. Ma Cocconi dice che anche in questi giorni di mito dello streaming molte riunioni – quelle più tese e importanti – non sono state trasmesse, e che la democrazia parlamentare ha bisogno anche di segretezza per condurre le proprie trattative: e pensa che forse questa mania di trasparenza totale è frutto anche di anni di retroscenismo e dietrologie.

Con lo streaming della trattativa sul tredicesimo emendamento gli Stati Uniti non avrebbero mai abolito la schiavitù e Steven Spielberg non avrebbe mai girato Lincoln. Si dirà: troppo facile. Vero. Però da un po’ di tempo tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle è iniziata una strana rincorsa a chi ha meno paura della diretta web. Una competizione che avrà il suo culmine questa mattina con la trasmissione dell’incontro tra Bersani e la delegazione Cinquestelle, le prime consultazioni in streaming della storia della Repubblica. Un paradosso: uno dei momenti più delicati, importanti e alti della democrazia – la trattativa tra le forze parlamentari per la formazione di un governo – viene reso pubblico e per questo, di fatto, cambia natura, si svuota, muta di segno. Naturalmente la decisione della diretta è figlia del fatto che gli spazi della trattativa tra Bersani e il Movimento 5 stelle si erano già chiusi, forse non si sono mai davvero aperti, e comunque non sarebbe stato quello il luogo dell’accordo visto che Beppe Grillo non ci sarà.

Poco importa chi abbia avuto per primo l’idea dello streaming. Il Pd rivendica la scelta, i grillini pure. Ma già la contesa svela quanto sia ormai radicato il nuovo mito della politica italiana. Un mito che precede la nascita del web (l’autoevidenza delle immagini, la disintermediazione) ma che con la Rete diventa sinonimo di trasparenza assoluta, purezza, assenza di mediazioni, accesso universale. La metafora della casa di vetro. Come se la ripresa unica da una telecamera fissa rendesse il flusso delle immagini più vicino alla Verità. Su questo giornale Stefania Carini ha fatto notare che «siamo tornati indietro di anni rispetto ai reality» grazie ai quali «avevamo scoperto che la tv è mediazione sempre». Cioè cornice, discorso.

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