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  • Martedì 19 marzo 2013

Che ci fa Robert Mugabe in Italia?

Il dittatore dello Zimbabwe dal 2002 non può entrare in Europa ma martedì era a Roma, grazie a una deroga discutibile e forse infondata

Zimbabwean President Robert Mugabe sits in St. Peter's Square to attend Pope Francis' inaugural Mass, at the Vatican, Tuesday, March 19, 2013. (AP Photo/Andrew Medichini)
Zimbabwean President Robert Mugabe sits in St. Peter's Square to attend Pope Francis' inaugural Mass, at the Vatican, Tuesday, March 19, 2013. (AP Photo/Andrew Medichini)

Lunedì 18 marzo il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe è atterrato all’aeroporto di Fiumicino, a Roma, per assistere alla messa di inaugurazione del pontificato di papa Francesco, nonostante le sanzioni imposte dall’Unione Europea nel 2002 che gli impediscono di viaggiare e transitare nel territorio europeo. Subito dopo essere atterrato a Roma, Mugabe, sua moglie Grace e la loro delegazione sono stati accolti da un sacerdote e accompagnati in un albergo del centro della città.

Mugabe governa lo Zimbabwe ininterrottamente dal 1980, tra repressione del dissenso e accuse di corruzione, persecuzione delle minoranze etniche, appropriazione personale degli aiuti internazionali e violazioni dei diritti umani. Dopo la sua ennesima contestata rielezione del 2002, l’Unione Europea e gli Stati Uniti imposero delle sanzioni al presidente Mugabe e lo dichiararono “persona non grata” – formula latina che indica il rappresentante di uno Stato non più gradito – insieme con sua moglie e i suoi più stretti collaboratori. Le sanzioni prevedevano, e prevedono tuttora, il congelamento dei beni all’estero e il divieto di ingresso in territorio europeo e statunitense.

Non è la prima volta però che Mugabe viene in Italia, dall’inizio delle sanzioni a suo carico: nel 2005 e nel 2011 arrivò a Roma, in occasione prima dei funerali e poi della cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II, e ha preso parte in questi anni a diversi vertici della FAO, invocando in quel caso l’extraterritorialità dell’agenzia delle Nazioni Unite. Mugabe, che ha studiato dai gesuiti, l’ordine religioso di papa Francesco, si è sempre dichiarato molto cattolico.

In occasione delle due visite in Vaticano, invece, l’Italia ha chiesto all’Unione Europea una deroga al “travel ban” contenuto nelle sanzioni comunitarie: la deroga fu accettata perché secondo l’Unione Europea trovava riscontro giuridico nei Patti Lateranensi del 1929, secondo cui il governo italiano si impegna a far transitare sul proprio territorio chiunque venga invitato in visita nello Stato Pontificio. La deroga viene accolta automaticamente in assenza di obiezioni ufficiali da parte di uno o più paesi europei. Nel 2011 l’euro-parlamentare socialista Veronique De Keyser presentò un’interrogazione alla Commissione Europea chiedendo chiarimenti sul caso.

La presenza di Mugabe a Roma potrebbe causare qualche problema diplomatico. Durante l’incontro di ieri coi giornalisti, infatti, il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, dopo aver annunciato il numero delle delegazioni straniere presenti a Roma, ha voluto sottolineare che «verso le delegazioni dei Paesi esteri non ci sono inviti: la Santa Sede informa che c’è un determinato appuntamento, dopo di che chi viene è benvenuto». Lombardi ha aggiunto che «non ci sono privilegiati. Tutti sono benvenuti, ma non sono stati invitati: sono loro che hanno manifestato il desiderio di venire. E questo vale per tutte le 132 delegazioni che saranno presenti domani». Se non c’è stato nessun invito da parte del Vaticano, vengono meno le ragioni della deroga sulla base della quale Mugabe si trova a Roma.