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  • Giovedì 14 marzo 2013

Si fa il governo in Israele

Dopo quasi due mesi dal voto Netanyahu ha trovato un accordo con il popolare conduttore televisivo Lapid e il milionario Bennet

Israeli politician Yair Lapid (C), leader of the Yesh Atid party, shakes hand with Prime Minister Benjamin Netanyahu (L) as he sits next to President Shimon Peres during a reception marking the opening of the 19th Knesset (Israeli parliament) on February 5, 2013 in Jerusalem. Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu said a Bulgarian finding that Hezbollah was behind a deadly bombing in the country should push the EU to draw the "necessary conclusions" about the group, hinting it should be placed on a terror watch list. AFP PHOTO/GALI TIBBON (Photo credit should read GALI TIBBON/AFP/Getty Images)
Israeli politician Yair Lapid (C), leader of the Yesh Atid party, shakes hand with Prime Minister Benjamin Netanyahu (L) as he sits next to President Shimon Peres during a reception marking the opening of the 19th Knesset (Israeli parliament) on February 5, 2013 in Jerusalem. Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu said a Bulgarian finding that Hezbollah was behind a deadly bombing in the country should push the EU to draw the "necessary conclusions" about the group, hinting it should be placed on a terror watch list. AFP PHOTO/GALI TIBBON (Photo credit should read GALI TIBBON/AFP/Getty Images)

Dopo quasi due mesi dalle elezioni politiche israeliane del 22 gennaio, Benjamin Netanyahu, leader della coalizione di centrodestra che ha ottenuto una maggioranza molto risicata dei seggi nella Knesset (il parlamento unicamerale israeliano), è riuscito a trovare un accordo con alcune forze politiche del paese per formare un nuovo governo.

Il portavoce del Likud, partito di Netanyahu, ha annunciato giovedì 14 marzo che la coalizione che governerà il paese sarà formata insieme ai centristi del Yesh Atid, il partito del popolare giornalista televisivo israeliano Yair Lapid; ai conservatori di HaBayit HaYehudi (“la casa ebraica”), del giovane milionario Naftali Bennet; e ai centristi del partito Hatnuah (“il movimento”), guidati dall’ex leader del partito Kadima, Tzipi Livni. In totale la nuova coalizione dovrebbe poter contare su almeno 68 seggi dei 120 presenti nella Knesset, il parlamento unicamerale israeliano.

La firma dell’accordo di coalizione dovrebbe avvenire durante la giornata di oggi e il nuovo governo dovrebbe potersi insediare già la prossima settimana, dopo che il presidente israeliano Shimon Peres accorderà l’incarico a Netanyahu.

La novità più importante di questa nuova coalizione di governo è l’esclusione dei partiti ultraortodossi, tradizionali alleati di Likud e presenza quasi fissa nel parlamento israeliano. Proprio a causa di alcuni temi che coinvolgono gli ultraortodossi, si era creato all’indomani delle elezioni uno scontro piuttosto forte tra Netanyahu e Lapid: la questione più dibattuta erano i vantaggi che vengono oggi concessi agli ebrei ortodossi, come la possibilità per alcuni di non sottoporsi al servizio militare obbligatorio.

In compenso, Lapid aveva stretto una forte alleanza con il partito di Bennet, altro vincitore e sorpresa delle elezioni di gennaio (12 seggi). Prima del voto Bennet aveva dichiarato di volersi alleare con Netanyahu, per poi cambiare idea dopo avere ottenuto l’inaspettato successo elettorale. La nuova coalizione di governo, quindi, comprenderà i due partiti considerati come quelli che meglio rappresentano una nuova generazione di politici israeliani e “un nuovo modo di fare politica”.

Il governo sarà guidato da Netanyahu, che insieme a Israel Beiteinu (“Israele, la nostra casa”), il partito di Lieberman, aveva ottenuto 31 seggi alle elezioni, prima lista in assoluto. Per quanto riguarda la spartizione dei ministeri, gli accordi raggiunti dovrebbero essere questi: Livni dovrebbe diventare il nuovo ministro della Giustizia, con l’incarico di guidare i negoziati di pace con i palestinesi. Il numero due del partito Yesh Atid, Shia Piron, dovrebbe avere assicurato il delicatissimo ministero dell’Istruzione, quello che decide le politiche da adottare nei confronti degli haredim (gli ebrei ultraortodossi), la maggior parte dei quali studia nelle scuole religiose fondate dallo stato. Lapid dovrebbe diventare ministro delle Finanze e Bennet ministro del Commercio e dell’Economia. L’importante ministero degli Esteri dovrebbe andare a Avigdor Lieberman, stretto alleato di Netanyahu, anche se l’incarico verrà mantenuto dallo stesso Netanyahu fino a che non verrà risolta l’incriminazione per frode e “breach of trust” (simile al nostro abuso d’ufficio) che costrinse Lieberman alle dimissioni il 14 dicembre scorso.

foto: Benjamin Netanyahu, Yair Lapid e Shimon Peres (GALI TIBBON/AFP/Getty Images)

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