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  • Giovedì 7 marzo 2013

Le elezioni in Kenya si mettono male?

Lo scrutinio è ancora fermo, il primo ministro (e candidato) Odinga dice che il voto è stato truccato, si temono violenze come dopo il voto del 2007

Kenyan Independent Electoral and Boundaries Commission (IEBC) officials finalise ballot-counting at a polling station on March 6, 2013 in the Mathare slum, in Nairobi. Kenyans awaited presidential results with growing frustration at controversial delays and mountains of spoiled ballots, five years after violence sparked by a disputed tallying process. AFP PHOTO / SIMON MAINA (Photo credit should read SIMON MAINA/AFP/Getty Images)
Kenyan Independent Electoral and Boundaries Commission (IEBC) officials finalise ballot-counting at a polling station on March 6, 2013 in the Mathare slum, in Nairobi. Kenyans awaited presidential results with growing frustration at controversial delays and mountains of spoiled ballots, five years after violence sparked by a disputed tallying process. AFP PHOTO / SIMON MAINA (Photo credit should read SIMON MAINA/AFP/Getty Images)

In Kenya lo scrutinio dei voti delle elezioni politiche e presidenziali del 4 marzo sta proseguendo molto lentamente e con grandi difficoltà. Dopo i malfunzionamenti del sistema elettronico di trasmissione dei voti, che mercoledì aveva costretto la commissione elettorale indipendente del Kenya a inviare tutte le schede a Nairobi per un conteggio manuale dei voti, oggi Raila Odinga – candidato e attuale primo ministro – ha detto che le elezioni presidenziali sono state truccate.

Alcuni membri della coalizione di Odinga, il candidato favorito insieme al vice primo ministro Uhuru Kenyatta, hanno spiegato alla BBC in cosa consisterebbero le accuse: in alcuni seggi il numero delle schede scrutinate avrebbe superato quello dei voti espressi. Nel frattempo, però, la commissione elettorale ha fatto sapere di non aver ricevuto alcuna lamentela scritta su eventuali brogli nelle operazioni di scrutinio.

Le dichiarazioni di Odinga rischiano di aggravare le tensioni esistenti nel paese in attesa dei risultati definitivi. Lunedì mattina, già prima dell’apertura dei seggi, alcuni attacchi di gruppi separatisti avevano provocato la morte di 19 persone nella zona costiera vicino a Mombasa. Inoltre ieri Kenyatta aveva accusato il governo britannico di avere influenzato i risultati elettorali, favorendo lo sfidante Odinga. Prima delle elezioni il Regno Unito aveva lasciato intendere che potrebbe non riconoscere un governo il cui presidente è Kenyatta, a causa delle accuse di crimini contro l’umanità che la Corte Penale Internazionale ha rivolto al vice primo ministro.

La situazione in Kenya rimane molto tesa e il pericolo più grande è che possano scoppiare di nuovo delle violenze simili a quelle che si diffusero in tutto il paese dopo il voto presidenziale del 2007, e che provocarono circa 1.200 morti e 600.000 sfollati. Secondo gli ultimi dati ufficiali, con circa un terzo delle schede scrutinate il vice primo ministro Uhuru Kenyatta è in vantaggio con il 54 per cento dei voti proprio su Odinga, fermo al 42 per cento. Nel caso in cui uno dei candidati alla presidenza del Kenya non raggiunga la maggioranza assoluta delle preferenze, si tornerà a votare per il ballottaggio, probabilmente l’11 di aprile.

foto: SIMON MAINA/AFP/Getty Images