Chi era Miriam Makeba

La cantante sudafricana di "Pata pata" è la protagonista del doodle di Google di oggi per ricordare gli 81 anni della sua nascita

La grande cantante sudafricana Miriam Makeba era nata il 4 marzo 1932 a Johannesburg, ed è ricordata oggi, 81 anni dopo, con un doodle di Google dedicato a lei. La sua popolarità internazionale si deve soprattutto al grande successo della canzone “Pata pata”, pubblicata nel 1957 ma che arrivò al dodicesimo posto delle classifiche americane dieci anni dopo, quando il disco fu pubblicato negli Stati Uniti.

Per il suo attivismo politico contro il regime di apartheid in Sudafrica – la separazione e discriminazione razzista nei confronti dei neri da parte della minoranza bianca – le fu impedito nel 1969 di rientrare nel paese, e ci tornò solo nel 1990. In quei vent’anni fu popolare e attiva in tutto il mondo, sia per la sua musica che per il suo impegno politico. La sua fama internazionale era iniziata nel 1959, quando la sua presenza in un documentario sull’apartheid – in Sudafrica era già nota come cantante di musica a metà tra il jazz e la tradizione – le guadagnò molta attenzione e l’invito alla Mostra del Cinema di Venezia.
Quando non poté tornare in Sudafrica andò a Londra e negli Stati Uniti, dove fu molto promossa dal cantante Harry Belafonte e iniziò la sua vera carriera internazionale, con concerti e dischi. Con Belafonte cantò tra l’altro alla festa di compleanno di John Kennedy del 1962. Per 15 anni visse poi in Guinea, di cui fu delegata all’assemblea delle Nazioni Unite.

Morì in Italia il 9 novembre 2008: si sentì male sul palco di Castel Volturno per una crisi cardiaca alla fine di un concerto contro la camorra e il razzismo e in ricordo di sei immigrati africani uccisi due mesi prima dalla camorra, e morì poco dopo in ospedale.

Nelson Mandela, Nobel per la Pace per la sua lotta contro l’apartheid, disse allora:

 «Giusto così, giusto che gli ultimi momenti di vita di Miriam siano passati sul palcoscenico. Le sue melodie hanno dato voce al dolore dell’esilio che provò per 31 lunghi anni, e allo stesso tempo, la sua musica effondeva un profondo senso di speranza».