Che cosa succede ora

Il nuovo Parlamento si insedierà il 15 marzo, poi ci saranno le consultazioni di Napolitano (che non può sciogliere le camere, in ogni caso)

Italian President Giorgio Napolitano casts his ballot, in Rome, Italy, Sunday, Feb. 24, 2013. Italy votes in a watershed parliamentary election Sunday and Monday that could shape the future of one of Europe's biggest economies. (AP Photo/Antonio Di Gennario, Italian Presidential press service, ho)
Italian President Giorgio Napolitano casts his ballot, in Rome, Italy, Sunday, Feb. 24, 2013. Italy votes in a watershed parliamentary election Sunday and Monday that could shape the future of one of Europe's biggest economies. (AP Photo/Antonio Di Gennario, Italian Presidential press service, ho)

Il nuovo Parlamento, con la composizione uscita dai risultati delle elezioni di domenica e lunedì, si insedierà venerdì 15 marzo. Nella prima seduta le due Camere eleggeranno i rispettivi presidenti: per le prime votazioni sarà necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi, mentre successivamente basterà la maggioranza assoluta. Fino al nuovo insediamento, come stabilisce l’articolo 61 della Costituzione, rimarrà in carica il Parlamento attuale, eletto nelle politiche del 2008.

Nel giro di pochi giorni, teoricamente entro il 20 marzo, sia il nuovo Senato che la nuova Camera dovrebbero avere i loro presidenti. A quel punto il presidente Napolitano dovrà avviare delle consultazioni tra i partiti per assegnare l’incarico a un potenziale presidente del Consiglio in grado di ottenere la fiducia della maggioranza del Parlamento. L’ordine delle consultazioni non è stabilito dalla legge, ma fa parte di una prassi costituzionale ormai consolidata: Napolitano consulterà i presidenti delle Camere, gli ex-presidenti della Repubblica e le delegazioni politiche (quindi i capi dei gruppi parlamentari e i rappresentanti delle coalizioni).

Allo stato attuale il centrosinistra ha la maggioranza assoluta dei deputati (grazie al premio di maggioranza) e forse la maggioranza relativa dei senatori (manca da conteggiare nei seggi il voto estero). Ma non ottiene una maggioranza al Senato per governare se non alleandosi o col centrodestra o con il Movimento 5 Stelle: anche un’eventuale alleanza con i montiani non basterebbe.

Nel caso in cui Napolitano non riscontrasse la possibilità per nessuna delle forze politiche di ottenere la fiducia della maggioranza del Parlamento, teoricamente dovrebbe sciogliere le Camere e mandare nuovamente il paese al voto. Però non può: trovandosi negli ultimi sei mesi del suo mandato, il cosiddetto “semestre bianco”, Napolitano può sciogliere le Camere solo se ci si trova negli ultimi sei mesi della legislatura. Quindi il presidente della Repubblica sarà comunque eletto da questo Parlamento. La prima seduta parlamentare per eleggere il successore di Napolitano è fissata al 15 di aprile, 30 giorni prima della scadenza del suo mandato.

Se dalle consultazioni non dovesse emergere una maggioranza in grado di governare, quindi, il rischio è che si resti parecchi giorni – dalla fine delle consultazioni all’elezione del nuovo presidente della Repubblica – in una fase di stallo: senza un governo, senza la possibilità di sciogliere le camere, senza il successore di Napolitano. A meno che Napolitano a quel punto non decida di dimettersi prima della fine del suo mandato, ma qui entriamo nel campo delle ipotesi.

foto: AP Photo/Antonio Di Gennario, Italian Presidential press service, ho