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  • Domenica 17 febbraio 2013

Michael Jordan ha 50 anni

Nella sua biografia sul sito dell'NBA c'è scritto che "per acclamazione, è il più grande giocatore di basket di tutti i tempi": storia, foto e video

di Francesco Marinelli – @frankmarinelli

Michael Jordan is shown in this undated photo. Don Kempf and his brother Steve, owners of a company called Giant Screen Sports, decided to use the massive IMAX screen for something other than a nature film. He wanted the world to have an eight-story movie about one of his heroes: Michael Jordan. Three years later, the results of that epiphany arrive in IMAX theaters around the country the weekend of May 6-9, an extremely close-up celebration of the world's most famous athlete, called "Michael Jordan to the Max." (AP Photo/Dan Klores Associates)
Michael Jordan is shown in this undated photo. Don Kempf and his brother Steve, owners of a company called Giant Screen Sports, decided to use the massive IMAX screen for something other than a nature film. He wanted the world to have an eight-story movie about one of his heroes: Michael Jordan. Three years later, the results of that epiphany arrive in IMAX theaters around the country the weekend of May 6-9, an extremely close-up celebration of the world's most famous athlete, called "Michael Jordan to the Max." (AP Photo/Dan Klores Associates)

Michael Jordan compie oggi cinquant’anni. È stato, probabilmente, il più forte giocatore di basket della NBA (National Basketball Association) e, sicuramente, quello che più di altri ha fatto avvicinare al mondo del basket milioni di appassionati e tifosi. Michael Jeffrey Jordan è nato a New York, nel quartiere di Brooklyn, negli Stati Uniti, il 17 febbraio 1963: per molti è sempre stato identificato con il numero 23, che portava sulla maglia dei Chicago Bulls, squadra con cui ha vinto per sei volte il torneo dell’NBA e in due occasioni per tre campionati di fila: nel 1991, 1992, 1993 e nel 1996, 1997, 1998. Ha chiuso la sua carriera – che era iniziata nel 1984 – nel 2003 (con due ritiri temporanei nel mezzo) giocando in tutto 1.072 partite e segnando 32.292 punti: Jordan è stato il terzo giocatore nella storia dell’NBA per il numero di punti fatti, dopo Kareem Abdul-Jabbar e Karl Malone, con una media di 30,12 punti, la migliore di sempre.

Michael Jordan ha giocato soprattutto nel ruolo di guardia tiratrice: aveva una grande tecnica offensiva e un’abilità unica nel gioco spalle al canestro. L’inizio della sua carriera fu segnato però da alcuni episodi negativi, che Jordan, raccontò poi, definì fondamentali per la sua crescita e la sua voglia di vincere. Quando frequentava il liceo della Emsley A. Laney High School (a Wilmington, in North Carolina) venne bocciato nelle selezioni per entrare a far parte della squadra della scuola. Clifton Herring, l’allenatore della squadra, lo escluse dai quindici, perché Jordan, che allora aveva 16 anni, non era ancora abbastanza alto. Jordan ci rimase malissimo e venne inserito nella “junior class”.

Quell’esclusione dalla squadra del liceo gli rimase impressa: quando diventò Michael Jordan, MJ – e quindi riconosciuto da tutti – decise, per alcuni anni, di registrarsi negli alberghi in giro per gli Stati Uniti con il nome del ragazzo che prese il suo posto nella squadra del liceo. Il tema della sua altezza (198 centimetri dichiarati) tornò, in un certo senso, in un episodio accaduto negli anni successivi, quando Jordan era già il giocatore più forte dei Chicago Bulls. Nella stagione 1987-1988, nella partita contro gli Utah Jazz, Jordan schiacciò in testa a John Stockton (alto 185 cm): un tifoso avversario, seduto vicino al campo, si alzò urlandogli di provare a farlo con un giocatore più alto. Nell’azione successiva, Jordan schiacciò in testa a Mel Turpin (211 cm), girandosi poi con aria divertita verso il tifoso.

Dopo il liceo frequentò l’University of North Carolina a Chapel Hill: anche lì le cose non furono subito facili, anche se alla fine ebbero un significato decisamente simbolico. Dato che era una matricola, non faceva parte dei giocatori principali dei Tar Heels (la squadra dell’università, che oggi ha il sito che celebra il suo compleanno): ma nel giorno della finale del campionato nazionale della National Collegiate Athletic Association (NCAA) del 1982, la matricola Jordan segnò l’ultimo tiro della partita, un tiro – e un canestro – che definì in seguito il punto di svolta della sua carriera.

Il video di North Carolina contro Maryland del 19 febbraio 1984 del campionato NCAA

Entrò a far parte dei Chicago Bulls, in NBA, nel 1984: nel draft di quell’anno – un evento annuale della NBA nel quale le squadre possono scegliere nuovi giocatori, solitamente provenienti dai college – le prime due squadre scelsero altri due giocatori. La prima scelta nel draft rappresenta di solito il miglior giocatore a disposizione, quantomeno a livello potenziale. In quel caso, però, sbagliarono: poco dopo essere arrivato ai Chicago Bulls, Jordan divenne uno dei giocatori più in vista dell’NBA. Per le sue qualità atletiche e le sue azioni spettacolari gli vennero presto assegnati due soprannomi: Air Jordan e His Airness.

Pur essendo stato uno dei giocatori ad aver segnato più punti di tutti (vinse per dieci volte il titolo NBA Scoring Champion dell’anno), Michael Jordan è stato considerato anche uno dei migliori difensori dell’NBA: istinto, riflessi veloci e una grande mobilità nei piedi, che gli consentivano di marcare anche gli avversari più bassi e più rapidi. I Chicago Bulls, quando Jordan arrivò, erano una delle squadre più scarse del torneo e con pochi tifosi al seguito. La nuova guardia tiratrice, ma anche playmaker e ala piccola, rappresentò così il perno su cui costruire negli anni una squadra fortissima.

A fermare per un po’ Michael Jordan, che nel 1984 vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles con la squadra degli Stati Uniti, fu un grave infortunio subito nel 1985. In quella stagione, rientrò quando mancavano diciotto partite di regular season: Jordan aiutò comunque la squadra a raggiungere i play-off e nella post-season ottenne un risultato straordinario, che nessuno è stato ancora in grado di raggiungere: segnò 63 punti, nella partita contro i Boston Celtics. Nel corso degli anni con i Chicago Bulls, Jordan divenne la vera guida della squadra e assunse sempre di più un atteggiamento molto competitivo, a volte eccessivo, che si aggiungeva a quello di “allenatore in campo”: in alcune occasioni si scontrò anche con i suoi compagni di squadra, fino a dare un pugno in faccia a Steve Kerr.

Un video con alcune delle più belle schiacciate di Michael Jordan

Nel 1992 Jordan fu uno dei capitani del Dream Team americano alle Olimpiadi di Barcellona, con cui vinse il secondo oro olimpico della sua carriera. Nel 1993, dopo che due uomini uccisero il padre in una rapina, Michael Jordan annunciò il suo ritiro: «Ho perso ogni motivazione. Nel gioco del basket non ho più nulla da dimostrare, è il momento migliore per me per smettere», disse durante una conferenza stampa. Nel corso di una cerimonia, nell’anno successivo, i Chicago Bulls decisero di ritirare la maglia numero 23 e inaugurarono davanti al nuovo stadio una statua dedicata a Jordan, con la scritta: The best there ever was, the best there ever will be, ovvero “Il migliore che ci sia mai stato, il migliore che mai ci sarà”.

Jordan tentò poi una carriera professionistica nel baseball, per dimostrare di «poter primeggiare anche in un’altra disciplina». I risultati furono però modesti. Dopo circa un anno e mezzo lasciò il baseball e il 18 marzo 1995 fece pubblicare questo comunicato: “Michael Jordan ha informato i Bulls di aver interrotto il suo volontario ritiro di 17 mesi. Esordirà domenica a Indianapolis contro gli Indiana Pacers”. Al posto della maglia numero 23 indossò la numero 45: dopo la partita persa ai play-off contro gli Orlando Magic, Nick Anderson (che giocava con Orlando) disse che il numero 45 era diverso dal 23, che Michael Jordan non era quello di prima.

Il video di gara sei della finale vinta dai Chicago Bulls nel 1998

Dalla partita successiva Jordan riprese la sua prima maglia, pagando una multa per ogni partita di play-off giocata con quel numero, dato che in NBA non si può cambiare numero di maglia durante la stessa stagione. L’anno successivo, nel 1996, Michael Jordan raggiunse un altro record: si aggiudicò il Most Valuable Player (MVP), il riconoscimento come giocatore di maggior livello, in tre diverse categorie: nell’All Star Game, nella regular season e nelle finali. I Chicago Bulls vinsero il torneo tre volte di fila, dal 1996 al 1998. Alla fine di quell’anno, Jordan annunciò il suo secondo ritiro dai Chicago Bulls.

Nel 2001, Michael Jordan, che era diventato il proprietario dei Washington Wizards, decise di tornare a giocare, devolvendo il suo stipendio da giocatore – un milione di dollari – in beneficenza, alle famiglie delle vittime degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. Nonostante non sia riuscito a conquistare i play-off nelle stagioni con i Washington Wizards, Jordan riuscì comunque a stabilire un nuovo record: il 21 febbraio 2003 fece 43 punti nella partita contro i New Jersey Nets, divenendo l’unico giocatore con più di 40 anni ad aver realizzato più di 40 punti in una partita dell’NBA. Fu la sua ultima stagione professionistica e da allora, nella pagina della sua biografia sul sito della National Basketball Association c’è scritto: “Per acclamazione, Michael Jordan è il più grande giocatore di basket di tutti i tempi”.