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  • Lunedì 11 febbraio 2013

L’album di Benedetto XVI

Con oggi Ratzinger si colloca tra i papi che si ricorderanno per le cose che hanno fatto più che per la loro immagine, ma delle foto degne di nota ci sono

Pope Benedict XVI waves as he arrives at a drug rehabilitation center called 'Fazenda da Esperanca' or 'Farm of Hope' in Guaratingueta, Brazil, Saturday, May 12, 2007. (AP Photo/Victor R. Caivano)
Pope Benedict XVI waves as he arrives at a drug rehabilitation center called 'Fazenda da Esperanca' or 'Farm of Hope' in Guaratingueta, Brazil, Saturday, May 12, 2007. (AP Photo/Victor R. Caivano)

Dei papi si ricordano soprattutto due cose, dopo che muoiono o – molto più raramente – si dimettono: che cosa hanno fatto e com’erano. Alcuni vengono ricordati più per una cosa che per l’altra. L’immagine e il carisma di Giovanni Paolo II – sia all’inizio che alla fine del suo pontificato, per ragioni molto diverse – nell’immaginario collettivo contano probabilmente di più delle cose che ha fatto. Al contrario, la decisione di dimettersi farà sì che con ogni probabilità Joseph Ratzinger sia ricordato per questo più che per il resto. Anche più che per la sua immagine, di cui non abbiamo fotografie “iconiche”, grandi, ma molte più piccole e diverse. Ne abbiamo scelte alcune, dalla prima messa a San Pietro dopo l’elezione a papa al raduno della Giornata mondiale della gioventù a Colonia, del 2005; dalle visite importanti come quella ad Auschwitz e quella in Regno Unito – fu il primo papa in visita di stato nel paese dai tempi della riforma anglicana – a incontri altrettanto famosi come quello con Fidel Castro a Cuba. E anche qualche immagine più insolita, mentre suona al pianoforte nella residenza estiva di Les Combes, riceve una maglietta del Milan da Franco Baresi, o scherza con un cucciolo di leone durante la benedizione di un gruppo di circensi.

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