Gli altri papi che si sono dimessi

Due non siamo sicuri che siano esistiti davvero, gli altri furono costretti: l'unico che lo fece volentieri fu il famoso Celestino

di Davide Maria De Luca – @DM_Deluca

Prima di oggi sei papi persero da vivi la carica di pontefice. In cinque furono più o meno costretti a rinunciarvi, ma il conto può variare perché su altri papi le notizie storiche non sono certe. Uno solo rinunciò volontariamente e ne conosciamo la storia con parecchi dettagli: fu Celestino V, colui che, come scrisse Dante nell’Inferno «per viltade fece il gran rifiuto». In tutti e cinque i casi furono storie piuttosto movimentate con assassinii, imprigionamenti, guerre e assedi.

I primi due
Quando ancora c’era l’Impero romano e i cristiani si riunivano nelle catacombe di Roma, tre papi persero la carica: furono Ponziano, Silverio e Martino I. Bisogna fare però un paio di precisazioni. I papi dei primi secoli di storia della cristianità non sono considerati papi propriamente “storici”. Su di loro e sulla loro vita abbiamo poco più delle loro agiografie, visto che furono fatti quasi tutti santi. All’epoca il papa era poco più del vescovo di Roma, un primus inter pares tra tutti i vescovi del mondo e per di più non riconosciuto da alcuna autorità civile.

A volte alcuni indicano come primo papa deposto Clemente I, su cui però ci sono confuse ricostruzioni e anche molti dubbi sulla esatta collocazione temporale della sua vita (lo stesso discorso vale per Marcellino, costretto alla rinuncia dalle persecuzioni anticristiane secondo alcune versioni). Su Ponziano c’è qualche notizia in più: durante una persecuzione dei cristiani venne deportato in Sardegna. Per permettere alla Chiesa di continuare ad avere un capo, Ponziano si dimise. Trecento anni dopo, nel sesto secolo, papa Silverio fu costretto a dimettersi dall’Imperatore d’Oriente che voleva come vescovo di Roma un sacerdote bizantino. Un secolo dopo la stessa sorte toccò a Martino I.

Benedetto IX 
Saltiamo all’anno mille e a un papa “storico” a tutti gli effetti: Benedetto IX. Gli anni a cavallo tra il 900 e l’anno 1000 furono una delle epoche più convulse nella storia della Chiesa cattolica. Insieme a Benedetto c’erano contemporaneamente altri tre papi: Silvestro III e Gregorio VI. Negli anni precedenti un buon numero di papi era morto assassinato o prigioniero nel castello di qualche famiglia nobile romana in lotta per mettere uno dei suoi sul trono di Pietro.

Questa incertezza nella guida era accompagnata da una generale “rilassatezza” nei costumi della chiesa. Le cariche ecclesiastiche si vendevano e si compravano (la cosiddetta simonia), i papi lottavano con i nobili vicini per controllare l’Italia centrale e con gli Imperatori per decidere chi fosse il capo supremo della cristianità, mentre nel frattempo nei monasteri e nei conventi succedeva un po’ di tutto: all’epoca la carriera ecclesiastica era vista da alcuni come un modo per ottenere potere, molti soldi e godersi la vita – e quella situazione generò riformatori come San Pier Damiani.

A mettere fine a questa situazione, o almeno a fare un tentativo, ci pensarono gli Imperatori di Germania, che tra l’altro si erano scontrati spesso con i papi negli anni precedenti per decidere chi avesse il diritto di nominare i vescovi nei territori sottoposti all’Impero. Benedetto IX fu in un certo senso una vittima di questi imperatori. Quando Enrico III discese in Italia con il suo esercito di cavalieri, riunì diversi sinodi della chiesa e Benedetto IX fu dichiarato deposto e scomunicato: l’Imperatore impose un papa tedesco (a volte viene considerato come papa deposto anche Gregorio VI, che regnava contemporaneamente a Benedetto IX).

Pochi anni primi di Benedetto IX alcune fonti parlano di un altro papa dimissionario, Giovanni XVIII. Secondo questi racconti, poche settimane prima di morire Giovanni si ritirò in un convento e rinunciò alla carica. Questa versione viene però ritenuta in genere priva di fondamento. Un altro papa che venne deposto fu, nel 964, Benedetto V, ma si trattò di un episodio considerato in genere piuttosto slegato dalla storia della Chiesa. Durante una delle numerose discese degli Imperatori in Italia, il popolo romano si ribellò all’Imperatore Ottone ed elesse un papa, Benedetto V, di cui non sappiamo molto se non che era un cittadino romano. I romani gli giurarono fedeltà eterna e di proteggerlo con le loro vite. Ottone assediò Roma e i romani gli consegnarono Benedetto che venne deposto dopo un mese e due giorni di pontificato.

L’ultimo papa a essere deposto
Gregorio XII viene considerato l’ultimo papa ad aver perso la carica, perché i molti papi che la persero contemporaneamente o poco dopo di lui furono bollati come antipapi. La Chiesa, in altre parole, non li considerò papi legittimi. Gregorio venne deposto in quello che, dopo il mille, viene considerato uno dei periodi più difficili e corrotti della storia della Chiesa: quegli anni che vanno da circa la metà del 1300 alla conclusione del Grande Scisma nei primi anni del 1400.

All’inizio del trecento la crescente forza dei cardinali francesi all’interno del conclave che eleggeva il papa e quella del re di Francia, che si era sostituito agli Imperatori di Germania come re più potente d’Europa, causò quella che viene chiamata la cattività avignonese, cioè un periodo di circa 70 anni in cui i papi furono tutti francesi e trasferirono la loro sede ad Avignone, dove il re di Francia poteva esercitare su di loro la sua autorità (per esempio, facendosi avallare la decisione di abolire l’ordine dei Templari, processarne i membri e incassarne il cospicuo patrimonio).

Con il papa ad Avignone lo stato della Chiesa entrò in crisi, fino a che un papa francese decise, nel 1377, di tornare a Roma, approfittando della debolezza del re di Francia che era impegnato nelle fasi più dure della guerra dei cent’anni contro il re d’Inghilterra. Quando morì, i cardinali – erano sedici di cui dodici stranieri e quasi tutti francesi – non avevano intenzione di eleggere un italiano, ma i romani la pensavano diversamente. L’assenza del papa dall’Italia aveva rappresentato prima di tutto la perdita della principale fonte di reddito a Roma. Così una folla assediò i cardinali riuniti nella basilica del Laterano e li costrinse a eleggere un papa italiano.

Subito dopo l’elezione, i cardinali francesi fuggirono a Napoli ed elessero un nuovo papa, francese questa volta. Fu quello che venne chiamato il Grande Scisma, durante il quale per una trentina d’anni i francesi ebbero il loro papa (a posteriori bollato come antipapa) e gli italiani il loro. La battaglia tra questi papi non si consumava soltanto con scomuniche reciproche. Avignone fu assediata, ci furono battaglie, assassinii e complotti. Alla fine la questione venne risolta di nuovo dall’Imperatore, che, con il re di Francia altrimenti impegnato, era tornato a contare qualcosa nella scena politica internazionale. Un ultimo concilio venne convocato a Costanza, in Germania, alla fine del 1414 – eravamo arrivati al punto di avere tre papi contemporaneamente – e si decise di fare tabula rasa: tutti i papi furono dichiarati deposti. Gregorio XII, il veneziano Angelo Correr, fu il primo ad accettare le dimissioni forzate. Gli altri due papi, invece vennero deposti d’imperio – per così dire – e da allora furono bollati come antipapi.

Colui che fece il gran rifiuto
Le uniche, vere, spontanee dimissioni storicamente accertate di un papa furono quelle di Celestino V, immortalate dal famosissimo verso di Dante. Si chiamava Pietro da Morrone ed era un eremita. Era nato in Molise e da giovane visse per molti anni in un isolato monastero benedettino vicino a Benevento. A trent’anni, decise di trasferirsi in un luogo ancora più isolato: una piccola chiesa, chiusa in una caverna, sul monte Morrone sopra Sulmona.

Abbandonò la sua grotta solo per andare a Roma e prendere i voti da sacerdote. Ci rimase un paio d’anni e se ne tornò in montagna. Qui cominciò a raccogliere intorno a sé un gruppo di altri eremiti che condividevano le sue idee e fondò un piccolo ordine. Fece pochi spostamenti a quel punto, tra cui un viaggio fino a Lione, per difendere il suo ordine dalla soppressione in un concilio che là si teneva. Intanto si era trasferito in un luogo ancora più inaccessibile, sperduto a più di mille metri d’altezza sui monti della Maiella.

Del tutto a sorpresa, quando Pietro aveva oramai 85 anni, dei quali almeno sessanta passati nel quasi totale isolamento dal mondo, venne eletto papa. Era il 1294 e la Chiesa si trovava in un momento abbastanza travagliato. I cardinali, divisi in varie fazioni tra cui era molto forte il partito francese che dopo pochi anni avrebbe portato il papato ad Avignone, avevano impiegato ben 27 mesi a scegliere un papa. E ne scelsero uno estremamente vecchio – che quindi sarebbe durato poco – piuttosto ignorante – non parlava praticamente latino – e politicamente al di sopra di ogni sospetto. Un papa di passaggio che serviva solo a rimandare lo scontro tra le varie fazioni del conclave.

Si racconta che quando tre vescovi salirono in pompa magna alla caverna sui monti della Maiella, Pietro abbia cercato di scappare. Fu catturato e costretto ad accettare la carica. Come papa non parlava latino, non era colto e non capiva nulla degli intrighi che c’erano all’epoca a Napoli – dove si trovava al momento la corte pontificia per via di una serie di disordini a Roma.

Secondo un racconto abbastanza apocrifo, Celestino sentiva addirittura la voce di Dio sussurrargli nella notte «Immantinente rinunzia al Papato e ritorna ad essere romito». Secondo lo stesso racconto quella voce non era di Dio, ma del cardinale Benedetto Caetani, che gli parlava da un foro nel muro. Caetani era un potentissimo nobile romano, capo di una delle varie fazioni del conclave e, secondo i racconti dell’epoca, pronto a tutto pur di diventare papa. Che il racconto sia vero o no, fu Caetani ad aiutare Celestino a espletare tutte le varie formalità legislative per permettergli di abdicare e tornare al suo monastero. Caetani compilò questa formula:

« Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe, al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all’onere e all’onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale. »

Undici giorni dopo, il conclave elesse papa il cardinal Caetani che prese il nome di Bonifacio VIII e viene tuttora ricordato come uno dei papi più forti e spregiudicati della storia. Bonifacio temeva che i suoi nemici, i cardinali francesi, avrebbero cercato di rapire Pietro per usarlo contro di lui, causando uno scisma nella Chiesa. Prima ordinò di sorvegliarlo attentamente, e quando Pietro lo venne a sapere provò a fuggire di nuovo nella sua grotta. Gli uomini del papa però lo catturarono e lo rinchiusero in un castello in Ciociaria che apparteneva a Bonifacio. L’eremita Pietro morì da solo, dopo circa un anno, chiuso nelle prigioni del castello.