Gli ultimi sondaggi elettorali

I numeri attribuiti ai diversi partiti prima del divieto di diffonderli, cominciato la sera dell'8 febbraio (salvo sotterfugi)

I sondaggi elettorali che indicano le intenzioni di voto alle prossime elezioni politiche non potranno essere più pubblicati o diffusi a partire dalla mezzanotte di venerdì 8 febbraio (si vota domenica 24 e lunedì 25 febbraio). Il divieto è previsto dalla legge n. 28 del 2000 e spetta all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) verificare che sia rispettato dai mezzi di informazione. Nel corso degli anni il divieto di pubblicare i sondaggi nelle ultime due settimane di campagna elettorale è stato molto discusso e criticato: chi è a favore dice che serve per evitare che il voto sia “inquinato” con la diffusione di dati fasulli o volutamente sbilanciati verso uno o più partiti, o che comunque ne sia influenzato; secondo i detrattori il sistema dei divieti priva gli elettori di importanti informazioni e tutto sommato non funziona e può essere facilmente aggirato (i giornali spesso pubblicano vaghi retroscena sui sondaggi che non possono pubblicare esplicitamente). E le norme sulla sua applicazione, soprattutto ai tempi di internet, sono in molti casi confuse o ambigue.

Nelle ultime settimane sono circolati numerosi sondaggi, spesso con informazioni contraddittorie e sensibili margini di errore. Il problema, tra le altre cose, è dovuto all’estrema incertezza di circa un terzo degli elettori e alla presenza di partiti e liste che prima non esistevano, a partire da Scelta Civica di Mario Monti e proseguendo con quelle di Antonio Ingroia, Oscar Giannino e Beppe Grillo. Abbiamo raccolto i sondaggi più recenti sulle intenzioni di voto per la Camera realizzati dagli istituti IPSOS, TECNE’, IPR, ISPO e SWG. È bene ricordare che sono stati effettuati in giorni diversi, sebbene tutti nell’ultima decina di giorni, e con metodi di rilevazione che prevedono sistemi e procedimenti di rilevazione diversi tra loro (come indicato sul sito del governo per i sondaggi).

Il centrosinistra è dato in vantaggio rispetto al centrodestra di almeno 5 punti percentuali. Il centro di Monti è dato al di sopra del 12 per cento, poco al di sotto del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Rischia, invece, di non superare lo sbarramento del 4 percento previsto dalla legge elettorale Giannino con il suo Fare, mentre Rivoluzione Civile di Ingroia è dato di poco sopra il limite. La legge elettorale tende a favorire i partiti che si presentano in coalizione, con uno sbarramento più basso, al 2 per cento, e la possibilità di “ripescare” il migliore partito tra quelli che in coalizione sono rimasti sotto al 2 per cento.

Grazie al premio di maggioranza, che viene attribuito al partito con più voti della coalizione vincente (stando ai sondaggi sarà il Partito Democratico), il Centrosinistra dovrebbe ottenere il controllo della Camera. Le cose sono molto più complesse al Senato, dove i seggi sono attribuiti su base regionale e grazie ad alcune grandi regioni in bilico, come la Lombardia e la Campania, per il Centrosinistra potrebbe essere necessario un appoggio esterno per avere la maggioranza.